BEATO PIETRO BONILLI

Beato Pietro Bonilli

(1841-1935) 05 Gennaio

Bonilli-PietroEssere famiglia, dare famiglia, costruire famiglia” fu il suo motto e il suo programma. Attraverso le scuole per ciechi e sordomuti e sull’esempio della Sacra Famiglia di Nazaret si fa concretamente pastore di un ampio gregge che gli varrà anche un’onorificenza pontificia.

Era nato il 15 marzo a S. Lorenzo di Trevi, in Umbria, figlio di Sebastiano Bonilli e Maria Allegretti. Fece gli studi per il presbiterato e fu ordinato nel 1863, dopo essere già stato  nominato parroco nel piccolo e poverissimo villaggio di Cannaiola, dove sarebbe poi rimasto per trentadue anni.  Prese a modello, per la spiritualità di una comunità collocata in un piccolo paese, la Sacra Famiglia di Nazareth. Rinnovò dalle fondamenta la vita religiosa della parrocchia e gradualmente diffuse in tutta Italia la sua dottrina mediante la predicazione, l’organizzazione, l’attività editoriale. Nel 1884, al fine di prendersi cura dei ragazzi abbandonati della regione, avviò a Cannaiola l’opera del “Piccolo orfanotrofio di Nazareth”, che nel 1887 divenne orfanotrofio per ragazze. Affidò a un gruppo di donne la cura delle orfanelle, e l’anno seguente fondò l’Istituto delle Suore della Sacra Famiglia, che rapidamente si diffuse in molte diocesi italiane.

Nel 1893 aprì un ospizio per bambini ciechi, sordi e muti, affidando l’amministrazione alle suore dell’Istituto. Esso fu poi trasferito a Spoleto, una sorte seguita dallo stesso Pietro, che fu in qualche modo consolato dal distacco dai suoi amati parrocchiani con la nomina a canonico della cattedrale, poi a economo e infine a rettore del seminario arcivescovile, con responsabilità di supervisione pastorale di tutte le case religiose BONILLI.1jpgdell’arcidiocesi. Fu assai richiesto come direttore spirituale; trascorreva molte ore in confessionale ed era noto per lo scrupolo con cui svolgeva il suo ministero.

Il Beato Bonilli ebbe come padre spirituale ed ispiratore Don Ludovico Pieri, un santo sacerdote di Trevi (che fu padre spirituale ed ispiratore anche del beato Placido Riccardi). Così Giovanni Paolo II° ricordò Pietro Bonilli nell’omelia che pronunciò il giorno della sua beatificazione. “Io sono il buon pastore… Ed ho altre pecore che non sono di questo ovile” (Gv. 10.14.16). Questa tensione del pastore per raggiungere tutte le pecore e farle partecipi della sua cura, del dono della sua vita, si può dire anche la caratteristica apostolica di don Pietro Bonilli.

Egli capì che occorreva anzitutto rendersi presente nel gregge, fino anche a dare la vita per seguirlo e nutrirlo in qualsiasi situazione, anche in quella rischiosa di condividere momenti di pericolo, recandosi in luoghi malsani e nelle regioni più umili e disprezzate. Egli rimase per 35 anni in una parrocchia situata nel territorio più depresso della sua diocesi di Spoleto, dove la condizione religiosa e morale era singolarmente povera ed avvilente (…). Imitatore generoso di Cristo Buon Pastore, don Bonilli riversò la sua carità su quanti necessitavano di aiuto; fatto esperto fin dalla fanciullezza delle sofferenze e miserie, delle umiliazioni e istanze della gente della campagna, egli si impegnò a “nutrire” il suo popolo, a condurlo in pascoli più ubertosi (cfr. Sal. 22, 2).

Nel 1908 papa Pio X gli tributò un’onorificenza pontificia in riconoscimento dei molti servizi da lui resi alla Chiesa. Nonostante la salute malferma visse fino a etàavanzata e passò gli ultimi anni della sua vita in solitudine in una piccola camera. Morì nelle prime ore del 5 gennaio  1935. Fu beatificato insieme ad altri tre candidati in piazza S. Pietro il 24 aprile 1988. Egli che “conosceva il suo gregge”, volle trovare per esso il cibo adatto. Iniziò con un’intensa opera di catechesi e di istruzione religiosa, per la cui promozione si servì, come precursore, dell’informazione e della stampa (…). Soprattutto egli vide nella famiglia il fondamento della rinascita della società e della vita ecclesiale.

Essere famiglia, dare famiglia, costruire famiglia” fu il suo motto e il suo Bonilli e suoreprogramma. La famiglia, ogni famiglia, avrebbe dovuto rivivere la sua vocazione e la sua missione sull’esempio di quella di Nazareth. L’amore generoso, ablativo, sacrificato del Cristo, di Maria, di Giuseppe fu il modello che Egli volle proporre all’amore nella famiglia e alla missione della famiglia. La famiglia è infatti il luogo in cui ogni uomo è chiamato ad ascoltare l’invito alla molteplici opere di carità e ad aprirsi generosamente al servizio sociale, specialmente dei poveri, dei piccoli, degli ultimi.

La famiglia è scuola di amore, dove i figli crescendo imparano a vivere secondo il vangelo, cogliendo dai genitori l’immagine del volto amoroso di Dio, Padre e Pastore di ogni uomo. Il modello di Nazareth rimane il fulcro della missione che ormai da cento anni le Suore della Sacra Famiglia, da lui fondate, svolgono con ammirabile zelo e sensibilità pastorale.

La chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo di Cannaiola di Trevi (nella quale operò il Beato), oggi si chiama anche Santuario del Beato Pietro Bonilli. All’interno di questo edificio religioso, sul lato sinistro, nella cappella a fianco del campanile, riposano le spoglie mortali di Pietro Bonilli, traslate il 24 aprile 1998 dal suo Santuario di Spoleto, reso inagibile dagli eventi sismici iniziati nel settembre 1997.

Fonti: Il primo grande libro dei Santi di Alban Butler / Santiebeati.it

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