UNA FIABA AL GIORNO

UNA FIABA AL GIORNO

Toglie lo psicologo di torno

libri-bambinilibriDopo aver ascoltato una storia, nessuno è più lo stesso” scrisse  Bruno Ferrero, scrittore.  Per continuare il nostro omaggio a tutti i bambini del mondo… la seconda parte della rivista pedagogica: Educhiamo Insieme.

Non c’è piccolo al mondo che non resti incantato e conquistato da una bella fiaba. “Ancora… Ancora…”. Il bambino non si accontenta mai, tanto la fiaba gli piace e lo soddisfa. Ebbene, fortunatamente, la fiaba è una tra le poche cose che non solo gli piacciono, ma gli fanno anche bene. Non sempre ciò che piace, infatti, fa bene: il cioccolato, ad esempio, piace, ma, talora, fa male. La fiaba, invece, fa sempre bene. No, non esageriamo: la fiaba è uno scrigno pieno di ogni ben di Dio! Ne volete le prove? Leggete questa prima parte. E’ vero che è una po’ teorica, ma ci dà un bel mazzetto di idee che ci fanno capire la preziosità della fiaba e mettono le basi per la seconda parte più concreta.

Uno scrigno pieno di ogni ben di Dio

Intanto, le fiabe insegnano a capire chi siamo: parlano di noi, raccontano la nostra storia di uomini di tutti i tempi e di tutti luoghi. Nelle fiabe si parla dell’uomo di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Si parla del bene e del male, dei vizi e delle virtù, delle fatiche e delle speranze, delle gioie e dei dolori; in una parola, si parla della nostra vita con la sua doppia faccia: luminosa e tenebrosa.

200284088-001Il più grande esperto in materia, Bruno Bettelheim, autore di un libro famoso intitolato “Il mondo incantato” (Feltrinelli, Milano), sosteneva che “al bambino, gettato in un mondo complesso e ambivalente, pieno di punti interrogativi, la fiaba spiega in un linguaggio vivo che cosa bisogna fare per diventare ‘persone’”.

“In tutto il mondo non ho mai trovato un bambino che alla sera non sia contento di sentirsi raccontare una favola”. (Daniel Pennac, scrittore)

 

A sua volta, Italo Calvino, che ha curato la prima raccolta delle “Fiabe Italiane” (Einaudi ,Torino), afferma che  “le fiabe son vere, sono una spiegazione della vita nata nei tempi remoti e conservata fino a noi”.

Andrè Gide, scrittore francese, conclude: “La fiaba è un miracolo di cultura”.

Una buona medicina

La fiaba, è poi, come una medicina che distende e rasserena quel mondo buio e ribollente che tutti ci portiamo dentro e che gli psicologi chiamano “inconscio”. La fiaba riesce a far questo perché usa un linguaggio simbolico (strega=persona cattiva; fata=persona buona). Grazie al linguaggio simbolico, le parti negative del mondo interiore del bambino (odio, rivalità, paure) prendono forma concreta di figure spaventose (mostri, draghi, orchi,bambino
mentre le parti buone (gioia di vivere, disponibilità, amore) si esprimono assumendo forme di personaggi forti e buoni (fata, vecchio saggio, nanetti..) Così la fiaba, rendendo concrete le paure e le angosce, permette al bambino di ridimensionarle e controllarle.

Una sera senza fiaba è come una sera senza luna. – Senza fiabe, la vita è monotona e piatta come la pastasciutta in bianco che ha lo stesso sapore dappertutto.

Molti vecchi psicologi si servono della vecchia fiaba tradizionale come terapia per guarire bambini affetti da malattie psichiche. Il bambino triste trae molto più giovamento dal racconto di una fiaba che da tanti ragionamenti di tipo consolatorio.

Una dolce esperienza

La fiaba piace perché parla un linguaggio che il bambino capisce al volo: il linguaggio della fantasia, dell’immaginazione, della magia. Tutti sanno che per il piccolo ogni cosa ha un’anima: tutto è vivo (se, per esempio, urta contro lo spigolo del tavolo, gli dice: “Cattivo!”) Tutto può parlare, pensare, amare, odiare. Niente è troppo fantastico per un bambino. A lui non interessano come avvengono le cose: ciò che gli interessa è che avvengano. Il principe si cala in fondo al mare a prender l’anello da dare alla principessa. fiabe-lette-e-benedetteCome’ Il bambino non lo chiederà mai. Non gli importa. Quello che gli importa è che il principe sfida la profondità dell’oceano e altre infinite prove per amore della principessa. Questo gli importa, perché, in tal modo, la sua fantasia è salva e il suo bisogno di serenità soddisfatto.

Perchè il bambino deve imparare piangendo ciò che può imparare ridendo?”. (Gianni Rodari, scrittore)

Già Platone (filosofo greco vissuto quattro secoli prima di Cristo) raccomandava alle madri e alle nutrici di raccontare fiabe ai bambini perché, diceva: “Non è mai troppo presto per avvicinarsi a saggezza e verità”.

Il nostro Gianni Rodari, bravissimo scrittore di fiabe, diceva: “La fiaba è la chiave di tutte le ipotesi: essa ci fornisce nuove strade per capire la realtà”. Un bambino senza fiabe è un bambino più povero e più triste. Guai, dunque, a privarlo di esse.

Narrare: arte da imparare

La fiaba deve essere agile, comprensibile, rassicurante e, possibilmente breve, in modo da essere raccontata tutta in una sola volta.

Parliamo con voce calda, un po’ misteriosa, con la luce soffusa e l’ambiente calmo e silenzioso.leggere-favole

Raccontare una fiaba solo per accontentare il bambino, può guastare tutto. E’ indispensabile immedesimarsi nel personaggio, credere a ciò che diciamo.

“Dopo aver ascoltato una storia, nessuno è più lo stesso”. (Bruno Ferrero, scrittore) 

Attenti all’inizio e alla chiusura: “C’era una volta..”; “viveva in un paese lontano…” E’ bene iniziare così perché queste formule allontanano chi ascolta dal mondo in cui vive e lo aiutano ad identificarsi nel racconto. “E vissero felici e contenti..” E’ bene chiudere così. Se ciò a non avviene, il bambino non si sente rassicurato e può provare, malessere psicologico.

Stiamogli vicino: tenendolo in braccio si sentirà protetto e sicuro, la paura non solo non gli farà male, ma si libererà.

Personalizzare il racconto significa fermarsi quando il bambino on riesce a seguire, spiegare le parole che on capisce, spiare le sue reazioni.

Famiglia_legge--400x300Rispettiamo non solo le pause logiche, ma anche le pause psicologiche. In certi momenti il silenzio può essere più eloquente della parola…

“Si suol dire che le fiabe son fatte per addormentare. Io invece dico che son fatte per strappare la gente dal loro sonno”. (Rabbi Nachmann di Breslavia)

Sfruttiamo il linguaggio gestuale. Gli studiosi sostengono che ben il 60% di ciò che diciamo viene comunicato dalla gestualità; il 30% viene trasmesso dal tono della voce; solo il rimanente 10% è assegnato alle parole. Quando si racconta è tutta la persona che deve narrare: anima e corpo.

Non rompiamo l’incantesimo approfittando di essa per impartire lezioni (es. dopo Cappuccetto Rosso parlare dei mali della caccia ..)

Rispondiamo come si deve: Può succedere che il bambino domandi: “Ma è vero?”. Non rispondiamo: “No! Sono solo storie.” La fiaba ha una sua verità in quanto simbolo. Possiamo rispondere: “E’ come quando giochi con la bambola, parli con lei per finta, ma ciò che dici è vero”.     http://www.dreamstime.com/-image4629128

Non stanchiamoci di ripetere. Se la fiaba continua a piacere al piccolo, vuol dire che continua a rispondere ad un suo bisogno profondo. Quando non gli servirà più sarà lui stesso a dirci che non vuole più sentirla.

“Dio ha creato il mondo perchè gli piacevano le storie”. (Rabbi Nahaman)

Il momento più adatto è la sera. La voce della mamma e del papà è superiore a tutte le altre voci (videoregistratore, cd, televisore..) che tra l’altro non accettano domande. Non c’è davvero occasione più propizia per stare “insieme” (non solo “accanto”) e rinsaldare il rapporto pedagogico. Per questo la psicanalista Maria Valcarenghi, scrittrice di fiabe, sostiene che “bisognerebbe sempre raccontare ai bambini una storia prima di andare a letto fino a sei, sette anni”.

Le fiabe mettono paura?

No! Condannare le fiabe è uno zelo eccessivo, uno zelo che sbaglia bersaglio. Le fiabe non generano paure (o, se le generano, son paure che aiutano a crescere). E’ la fiaba che aiuta il piccolo a superare tanti turbamenti! La prima perché, come già abbiamo accennato, parla un linguaggio simbolico. Il dott. Giuseppe Fojeni afferma che questi simboli vi-manca-la-fantasia-ecco-le-fiabe-liberano l’inconscio umano da quelle paure, angosce, squilibri affettivi che impediscono all’uomo di affrontarle serenamente gli squilibri sociali”

Non c’è nulla di più moderno che raccontare una fiaba, nulla di più utile alla crescita psicologia di un bambino”. (Paolo Crepet psichiatra)

Fiaba, non ‘favola’

La fiaba è un’avventura magica a lieto fine. Per questo è adatta e piace al bambino. Nella fiaba tutto emoziona, tutto è vivo, tutto è possibile. La favola invece si conclude con una riflessione o un giudizio morale. La morale non sempre è capita dal bambino: gli è troppo difficile; suppone una maturità che il piccolo non possiede. Con questo vogliamo solo dire che la fiaba è, sicuramente , il genere letterario più adatto ai bambini.