SAN CHARBEL MAKHLOUF

SAN CHARBEL MAKHLOUF

Monaco e padre maronita (1828-1898) 24 dicembre /24 luglio

san charbel.3jpgDopo otto giorni di agonia, il 24 dicembre del 1898 lasciò questo mondo, o almeno così si pensava, prima dei fatti prodigiosi ed eclatanti avvenuti non solo durante la sua vita, ma soprattutto dopo la morte. Alcuni lo hanno definito il Padre Pio della Chiesa Orientale del 1800.

Questo monaco semplice e generoso, ha preferito la pienezza di Dio all’illusione delle ricchezze del mondo. Egli ha messo in pratica che l’avere non è niente e che l’essere è tutto. Makhlouf nacque in un lontano villaggio di Bka’kafra, nell’alto Libano, vicino ai grandi cedri, in una famiglia povera; suo padre morì quando Yussef aveva tre anni, così, insieme ai suoi fratelli; e sorelle più giovani, fu cresciuto dalla madre e da uno zio. Crebbero in un ambiente profondamente devoto, quasi monastico. Yussef diventò pastore, imparò a leggere e a scrivere, servire la Messa e cantare nel coro della chiesa del villaggio.

in spagnolo

Da ragazzo, mentre accudiva le pecore, trovò una grotta dove cominciò a trascorrere ore in preghiera e meditazione. Spesso si recava all’eremo di Qozhaia, dove dimoravano due zii materni, da cui imparò il loro stile di vita. Nel 1851, all’età di ventitré anni, intraprese un lungo e difficile viaggio sulle montagne, diretto al monastero di Nostra Signora di Maifuq, dove iniziò il noviziato con il nome di Charbel, da un martire siriano del II secolo. Venne mandato al grande monastero di S. Maro ad Annaya, dove pronunciò i voti solenni nel 1853, e successivamente al vicino monastero di S. Cipriano di Kfifan, per studiare teologia e filosofia.

FILM

entrambi in lingua originale con sottotitoli in inglese 

Ricevette l’ordinazione sacerdotale nel 1859 e ritornò ad Annaya, dove visse per quindici anni. Il regime era molto austero, comprendeva lunghe ore di preghiera, silenzio, digiuno e duro lavoro manuale, ma Charbel era contento di cantare l’Ufficio, lavorare nei campi e meditare sul mistero della Messa. Mentre molti monaci maroniti si preoccupavano del ministero pastorale e parrocchiale, l’ordine provvedeva a quelli che erano chiamati alla vita eremitica; nel 1866 Charbel, attratto da ciò che aveva letto sulle vite dei primi Padri del deserto, decise di seguire il loro stile di vita. Si trasferì al piccolo romitorio dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, di proprietà del monastero, che consisteva in quattro piccole celle di pietra e una cappella.

san charbel.2jpgDal monastero gli portavano il cibo una volta al giorno. Qui visse: per più di ventitré anni, consacrandosi interamente all’offertorio, alla celebrazione e al ringraziamento della sua Messa quotidiana. Si alzava quando c’era ancora buio e trascorreva ore in preparazione, pregando in aramaico, la lingua parlata da Gesù.

Celebrava la Messa alle undici della mattina con grande devozione e raccoglimento, poi trascorreva la maggior parte del pomeriggio e della sera inginocchiato davanti al santo tabernacolo in adorazione e contemplazione. Dormiva sul pavimento su un materasso di foglie con un guanciale di legno. Non aveva mezzi per riscaldarsi, neanche durante il gelido inverno.

Durante questa vita di preghiera e penitenza sperimentò ciò che avevano provato gli eremiti del cristianesimo primitivomolte persone lo raggiunsero per avere consigli spirituali e di salute. Nel 1898 fu colpito da emiplegia mentre celebrava la Messa secondo il rito maronita, proprio prima della preghiera di consacrazione. Frate Makarios, che serviva Messa, prese il calice dalle sue mani, lo depose e ricondusse Charbel nella sua cella. La preghiera che Charbel non riuscì a terminare era:

«Padre di verità, osserva il tuo figlio che ti rende sacrificio di espiazione. Accetta l’offerta: Egli morì per me così che io potessi avere la vita. Guarda la mia offerta! Accettala». Ripetè questa preghiera prima di morire, otto giorni più tardi, la notte della, vigilia di Natale.

con sottotitoli in inglese

Fu seppellito nel cimitero dei monaci, ma alcuni testimoni riferirono di aver visto una luce abbagliante intorno alla tomba di Charbel Makhlouf pochi mesi dopo la sua sepoltura. Inoltre, il corpo avrebbe inspiegabilmente trasudato sangue misto ad acqua; a seguito di ciò esso fu trasferito in una speciale bara.  Nel 1950 la tomba fu aperta in presenza di una commissione ufficiale composta da medici, che verificarono lo stato del corpo. In coincidenza dell’apertura e ispezione della tomba si ravvisò un aumento di episodi di guarigione; ciò suggerì l’ipotesi di evento miracoloso. Nuovamente una moltitudine di pellegrini di differenti religioni iniziarono ad adunarsi presso il monastero di Annaya chiedendo l’intercessione di Charbel,  si diceva che ne arrivassero più di quindicimila al giorno. Ci sono stati molti rapporti di miracoli e conversioni.  

thump_1216749san-charbel-incorrupNel 1954 Pio XII firmò un decreto che accettava la proposta di beatificazione di Charbel Makhlouf l’eremita, che fu celebrata il 5 dicembre 1965 da Paolo VI durante la chiusura del Concilio Vaticano II. Nel 1976 sempre Paolo VI firmò il decreto di canonizzazione di Charbel, che fu proclamato ufficialmente santo nel corso della cerimonia celebratasi in San Pietro il 9 ottobre 1977. In questo secolo la sua tomba è stata aperta quattro volte, l’ultima volta nel 1955, e ogni volta “è stato notato che il suo corpo sanguinante ha ancora la sua flessibilità come se fosse vivo“. Da vivo fu in grado di salvare un monaco da un serpente velenoso, chiedendo semplicemente alla creatura se gentilmente poteva andare via. Ma dopo la sua morte ci sono anche racconti di chiaroveggenza e guarigione associati al suo nome. A Charbel Makhlouf sono attribuiti vari miracoli

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Nohad El Shami guarita grazie al santo maronita da Charbel Makhluf

Tra quelli più famosi figura quello riferito da Nohad El Shami, una donna all’epoca dei fatti cinquantacinquenne, affetta da emiplegia (paralisi parziale) con doppia occlusione della carotide. La donna raccontò di avere sognato, il 22 gennaio 1993, due monaci maroniti fermi accanto al suo letto, uno dei quali le impose le mani sul collo e la operò chirurgicamente finché la sollevò dal dolore mentre l’altro monaco teneva un cuscino dietro di lei. Quando si svegliò si accorse di avere due ferite sul collo, una su ciascun lato. Nohad fu completamente guarita e recuperò la capacità di camminare; inoltre identificò Charbel Makhlouf nel monaco che l’aveva operata, benché incapace di riconoscere l’altro monaco che nel sogno era con Makhlouf. Nohad El Shami riferì, inoltre, che la notte seguente lo stesso Makhlouf le apparve nuovamente in sogno dicendole:

«Ti ho operato perché tutti ti vedano e la gente torni alla fede. Molti si sono allontanati da Dio, dalla preghiera, dalla Chiesa. Ti chiedo di partecipare alla Messa presso l’eremo di Annaya ogni 22 del mese; le tue ferite sanguineranno il primo venerdì e il 22 di ogni mese».

La donna, successivamente, ritenne di identificare il secondo monaco come san Marone. Da allora i fedeli si radunano alla celebrazione della Messa nell’eremo di san Charbel il 22 di ogni mese. Ai fini della causa di beatificazione furono prese in esame le guarigioni ritenute miracolose di una religiosa, suor Mary Abel Kamari, e di Iskandar Naim Obeid di Baabdat; ai fini della canonizzazione, invece, quella di Mariam Awad di Hammana.

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da iniziare il 16 luglio / 16 dicembre

 

I videohttp://www.youtube.com/watch?v=r7IAqo7rR3Q&feature=related / http://www.adnkronos.com/IGN/Mediacenter/Santo/Il-santo-di-oggi-24-dicembre_312784197076.html   Altre fontiIl primo grande dizionario dei santi di ALban Butler / Wikipedia

2 thoughts on “SAN CHARBEL MAKHLOUF

  1. HO CONOSCIUTO QUESTO SANTO POCO TEMPO FA’ TRAMITE UN PADRE MISSIONARIO ITALIANO NEL LIBANO DOVE MI DONO’ UNA SUA RELIQUIA. MA NE SAPEVO TALMENTE POCO CHE QUESTO DONO NON LO PRESI PIU’ DI TANTO IN CONSIDERAZIONE.MA QUESTA MATTINA APRO LA PAGINA DI FACEBOOK E LEGGO DI QUESTO GRANDE SANTO,VI RINGRAZIO TANTO PER QUESTO PREZIOSO DOCUMENTO DOVE MI DOCUMENTERO’DI PIU’ GRAZIE!!

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