Vittime delle Foibe

VITTIME DELLE FOIBE

10 febbraio 1947

Il Giorno del ricordo è una solennità civile nazionale italiana istituita per conservare e rinnovare «la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».

Il giorno del ricordo, per commemorare le vittime delle foibe, è stato celebrato per la prima volta nel 2005 Si è scelta come data il 10 febbraio in ricordo del trattato di Parigi firmato nel 1947, che assegnava alla Jugoslavia l’Istria e la maggior parte della Venezia Giulia.

Le “foibe” sono delle spaccature verticali a strapiombo nelle rocce tipiche della regione Venezia Giulia. Proprio in questi crepacci sono stati trovati i cadaveri di oltre 800 persone che durante e dopo la II Guerra Mondiale erano state condannate a morte e gettate, alcune dopo maltrattamenti e sevizie ancora vive, dal Comitato Esecutivo Provvisorio di liberazione dell’Istria, istituito subito dopo l’annessione dell’Istria alla Croazia.

Per estensione i termini “foibe” e il neologismo “infoibare” sono diventati sinonimi di uccisioni che in realtà furono in massima parte perpetrate in modo diverso: la maggioranza delle vittime morì nei campi di prigionia jugoslavi o durante la deportazione verso di essi.

Questi eccidi commessi per motivi etnici e politici, dai partigiani slavi durante la Seconda Guerra Mondiale e poco dopo la fine, miravano ad una vera e propria pulizia etnica per il predominio sull’Adriatico orientale tra le popolazioni slave e italiane.

Tutti coloro che potevano essere considerati oppositori dello stato jugoslavo o semplicemente si consideravano ancora italiani, venivano eliminati.

Con l’Operazione Nubifragio nel 1943 i tedeschi riuscirono a prendere il controllo della Venezia Giulia facendo scappare i partigiani presenti nella zona. Solo dopo la loro dipartita furono trovati i cadaveri delle vittime, anche se il massacro degli innocenti non era comunque terminato.

Sempre a causa del desiderio di espansione territoriale e di supremazia l’OZNA, la polizia segreta jugoslava, continuava a mietere vittime a Trieste, Gorizia, Istria e Fiume. Ormai tutti potevano essere considerati nemici dello stato, fossero rappresentanti del fascismo o al contrario esponenti di organizzazioni partigiane o antifasciste e cattoliche, ufficiali o funzionari pubblici, rappresentanti dell’alta dirigenza italiana, sloveni o croati anticomunisti, cittadini italiani di nazionalità croata o slovena: tutti coloro che avrebbero potuto opporsi all’occupazione slava erano potenziali nemici e quindi obbiettivi da eliminare.

Il numero delle persone coinvolte in quest’orrore non fu mai precisato in quanto mancava la documentazione necessaria, molti archivi anagrafici erano stati volutamente bruciati. Si stima comunque che il numero complessivo delle vittime sia compreso tra i 5.000 e le 11.000 persone.

Solo dagli anni novanta si iniziò a comprendere e a cercare testimonianze. Si venne così a conoscenza di torture disumane e barbare che non si limitavano a stupri e lesioni interne ma arrivavano all’amputazione degli organi genitali, del naso e delle orecchie per renderli irriconoscibili. Alcuni venivano legati ancora vivi con fil di ferro a dei cadaveri prima di essere gettati nelle foibe e sopra di essi veniva messa la carcassa di un cane nero che secondo una credenza popolare avrebbe impedito ai morti di tornare a tormentare i vivi. Coloro che avevano assistito o visto queste violenze non si azzardavano a parlare, la paura, anzi il terrore aveva impedito di dare una dignità a questi corpi.

I figli e i nipoti delle vittime, sopravvissute all’esodo o alla pulizia etnica sono ancora oggi più che mai desiderosi di mantenere vivo il ricordo dei loro cari e testimoniano nelle scuole e nelle università le atrocità commesse in questo terribile dopoguerra.

Al Giorno del ricordo è associato il rilascio di una medaglia commemorativa destinata ai parenti delle persone soppresse e infoibate in Istria, a Fiume, in Dalmazia o nelle province dell’attuale confine orientale dall’8 settembre 1943 al 10 febbraio 1947.

In quanto solennità civile, è obbligo, per gli edifici pubblici esibire il tricolore.

La cosa più triste è che, nonostante la ricerca scientifica abbia, fin dagli anni novanta del XX secolo, sufficientemente chiarito gli avvenimenti, la conoscenza dei fatti nella pubblica opinione permane distorta e oggetto di confuse polemiche politiche, che ingigantiscono o sminuiscono i fatti a seconda della convenienza ideologica.

Per quel che ci riguarda desideriamo soffermarci solo sulle vittime, senza pensare al loro orientamento politico/religioso/nazionalista, ogni uomo che viene privato della sua libertà di pensiero nonché della vita è un’anima unica, inimitabile e irripetibile. Purtroppo nel mondo non sono cessate le violenze e i soprusi di chi si sente in diritto di decidere della vita altrui. Rivolgiamo dunque una preghiera a queste anime e a quelle che ogni giorno subiscono violenza e morte per gli stessi ideali.

biscobreak

Fonti varie