GIORNATA DI PREVENZIONE ALLO SPRECO ALIMENTARE

GIORNATA DI PREVENZIONE ALLO SPRECO ALIMENTARE

05 Febbraio

Ci è stato dato un mondo meraviglioso che abbiamo maltrattato incuranti delle conseguenze, ma da qualche anno qualcosa è cambiato. Cosa si intende per prevenzione agli sprechi alimentari, a chi è rivolta questa giornata, chi può veramente fare qualcosa in merito e a cosa andiamo incontro se rimaniamo incuranti?

La Giornata di prevenzione dello spreco alimentare venne celebrata per la prima volta il 5 febbraio 2014 in Italia. La giornata è stata ideata ed istituita dal Ministero dell’Ambiente in collaborazione con la campagna Spreco Zero e Università di Bologna – Distal.

In quell’occasione, per iniziativa del coordinatore PINPAS Andrea Segrè, furono convocati gli “Stati generali” della filiera agroalimentare italiana. PINPAS, promosso da Ministero dell’Ambiente, è il Piano Nazionale di prevenzione dello Spreco alimentare e per sensibilizzare le persone su questo argomento.

Dal 2014 ad oggi la Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare è l’occasione per la diffusione di nuovi dati da parte dell’Osservatorio nazionale sugli sprechi Waste Watcher (Lmm/Swg). Conoscere e focalizzare le cause e le dinamiche degli sprechi aiuta concretamente a ridurli e a mettere in atto comportamenti in chiave preventiva.

Prevenzione è la parola chiave. Lo spreco migliore è quello che non si fa e la legge 166 va anche in questa direzione, prefigurando una campagna capillare di educazione alimentare. Altrimenti come potremo arrivare a dimezzare gli sprechi, in Italia e in Europa, entro il 2025?

I dati Waste Watcher dicono che il 50% degli sprechi si registra in casa e mentre 1 italiano su 5 mette già in atto comportamenti virtuosi, solo il 57% sta dalla parte giusta, attento a non sprecare per convinzione o per necessità, mentre possiamo solo sperare che il restante 40%, incurante o incoerente attraverso questa campagna promossa ad educazione svolga al meglio il suo compito.

Lo spreco alimentare è il fenomeno della perdita di cibo ancora buono per essere consumato da esseri umani, che si ha lungo tutta la catena di produzione e di consumo del cibo. Si stima che, ogni anno, un terzo di tutto il cibo prodotto per il consumo dell’uomo vada sprecato. Soprattutto nei paesi ricchi, una grande parte di cibo ancora buono viene sprecato direttamente dai consumatori. Mentre un’altra grandissima parte del cibo si spreca durante tutto il processo di produzione degli alimenti. Dalla produzione agricola alla lavorazione, alla vendita ed alla conservazione del cibo.

C’è molta differenza tra i paesi ricchi e quelli più poveri, nei paesi in via di sviluppo infatti lo spreco alimentare domestico è quasi nullo, la maggior parte del cibo viene sprecato durante le fasi intermedie di produzione o per problemi di conservazione. Secondo quanto stima l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) in media una persona che vive in Europa o in Nord America spreca intorno ai 95–115 kg all’anno, mentre nell’Africa subsahariana intorno ai 6–11 kg all’anno.

In termini di impatto ambientale si tratta di un problema enorme. Le perdite di cibo e lo spreco alimentare in generale rappresentano un grandissimo spreco di risorse usate per la produzione come l’energia, l’acqua] e la terra. Produrre cibo che non sarà consumato porta a sprechi non necessari di fonti fossili, largamente impiegate per coltivare, spostare, processare il cibo, insieme al metano prodotto dalla digestione anaerobica che si ha quando i rifiuti alimentari vengono buttati in discarica. Queste emissioni contribuiscono in maniera cruciale al cambiamento climatico.

In quanto ad emissioni di anidride carbonica, che la FAO stima essere circa 3,3 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente, si calcola che se lo spreco alimentare fosse uno stato, dopo Stati Uniti e Cina, sarebbe al terzo posto tra i paesi che ne emettono di più.

Oltre che per le emissioni, lo spreco di cibo è responsabile di una deforestazione sempre maggiore, che porta a una grossa e inutile perdita in termini di biodiversità. Esistono numerose possibilità di riduzione dello spreco alimentare, soluzioni e miglioramenti di tutta la catena di produzione e consumo del cibo. Dall’investire nelle infrastrutture per la conservazione post raccolta, all’aumentare la coscienza dei consumatori.

Il cibo che sta per essere sprecato, per esempio, può essere rediretto ad associazioni di carità che lo possono distribuire a chi ne ha bisogno. Se il cibo non è più buono per il consumo umano, può essere utilizzato come nutrimento per il bestiame e diventare così un’ottima alternativa alla produzione di mangimi per gli animali. Non coltivare cibo che verrebbe successivamente sprecato resta comunque la soluzione migliore, che porterebbe ad una riduzione drastica delle emissioni dovute a questo fenomeno.

Negli ultimi anni il movimento contro lo spreco alimentare e la coscienza generale riguardo a questo problema si è molto diffusa grazie alle tante associazioni ambientaliste e culinarie che hanno portato avanti campagne di sensibilizzazione e progetti per ridurre lo spreco.

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Giornata_contro_lo_spreco_alimentare; https://it.wikipedia.org/wiki/Spreco_alimentare: https://www.improntaunika.it/2017/02/spreco-alimentare-prevenzione-e-la-parola-chiave-per-la-giornata-nazionale-2017/