Afra Martinelli

AFRA MARTINELLI

Missionaria – 27 settembre 2013

È morta a Ogwashi-Ukwu, nel Delta del Niger, dopo essere stata lasciata in fin di vita da banditi che volevano rapinarla. Per 30 anni ha operato a servizio degli ultimi, in uno dei luoghi più difficili del mondo.

Una missionaria laica italiana, originaria di Ciliverghe in provincia di Brescia, vienne uccisa la notte tra il 26 e il 27 settembre 2013 a colpi di macete da sconosciuti nella sua camera, nel centro Regina Mundi da lei fondato a Ogwashi-Ukwu, una cittadina di 30 mila abitanti sul Delta del Niger, a 400 chilometri da Lagos, in Nigeria. L’istituto era una vera e propria scuola di informatica con annesso collegio per ragazzi e ragazze. Per trent’anni Afra aveva lavorato al servizio della Chiesa locale di questa zona nel Sud della Nigeria.

Trovata in fin di vita con la nuca fracassata dai colpi di un macete e riversa in una pozza di sangue all’età di 78 anni la povera Afra non ce l’ha fatta.

Questa spietata violenza è stata scatenata dal desiderio dei malviventi di impossessarsi delle chiavi della struttura per portar via computer e materiale didattico; le cure nei giorni successivi in ospedale non sono bastate a migliorare le sue condizioni ed è morta dopo due settimane di agonia.

Aveva telefonato al fratello Enrico Martinelli, che vive ancora nel bresciano, proprio due giorni prima dell’aggressione: «Le avevo chiesto quando pensasse di tornare in Italia, dato che l’età avanzava. Mi ha risposto: “Questo è l’ultimo dei miei pensieri”».

La missionaria aveva già subito un tentativo di rapina, quando un ragazzo l’aveva avvicinata in strada e le aveva intimato di darle le chiavi della macchina. Lei però si era difesa e il giovane si era allontanato: «Non aveva paura», racconta Enrico, «ma solo tanta voglia di condividere; con i cristiani, che nel Delta del Niger sono maggioranza, con gli animisti e i fedeli di altre religioni tradizionali, dei quali al telefono mi parlava spesso».

«Volevano attribuirle la cittadinanza onoraria ma lei era contraria, diceva di non aver fatto nulla», racconta sempre il fratello. In realtà, Afra era partita per la Nigeria su richiesta del vescovo di Ibadan, conosciuto al Congresso eucaristico di Los Angeles; all’inizio, aveva insegnato nella scuola per gli italiani che lavoravano nella zona e operava nel Centro di evangelizzazione.

Poi si era spostata a Ogwashi-Ukwu, dove aveva fondato il Centro Regina Mundi con la scuola di informatica e il collegio. Negli ultimi anni, il Centro, dove lavoravano 18 collaboratori, si era ingrandito, diventando un riferimento essenziale per gli studenti della città e dei villaggi vicini, anche grazie al sostegno economico che arrivava dalla Fondazione Cuore Amico di Brescia, come il recente acquisto di un generatore.

Verso i ragazzi, la missionaria aveva un’attenzione particolare: «Aveva dato vita», spiega il fratello, «anche al Catholic Servant of Christ, un gruppo di animazione per i giovani. La sua spiritualità era quella del servizio al Cristo povero». Enrico ricorda poi come nel 1998, per i cento anni del loro padre, la sorella non volesse tornare a Ciliverghe per non togliere soldi ai più poveri. Così, a dimostrazione dell’affetto che aveva attorno a sé, furono i suoi amici africani assistiti nella missione a pagarle il biglietto d’aereo.

Fontehttp://www.santiebeati.it/dettaglio/96431