Padre Angelico Pistarino

Padre Angelico Pistarino 

Domenicano (1897 – 1960) 18 giugno

E’ un giovane pittore brillante e inquieto, Andrea Pistarino, da Alessandria apre il suo studio ad Asti. Fin dall’adolescenza, Dio lo aveva messo da parte e nella sua anima sembrava esserci solo l’oscurità. Ma anche sulla sua strada, come scrive François Mauricas di ogni uomo “c’è Cristo in agguato“.

A 26 anni, Andrea Pistarino decide di aderire alla massoneria. Per due volte, l’appuntamento fissato dev’essere rinviato. Un giovedì sera del 1923, è stabilito l’incontro decisivo con la loggia massonica. Il giovane pittore esce da casa, ma fatti pochi passi, si ferma: sono le campane della Collegiata di S. Secondo, che suonando invitano i fedeli alla preghiera.

Come attratto da una Voce misteriosa, Andrea entra nella chiesa, forse per la prima volta, anche se è così vicina al suo studio. Dal pulpito il Canonico De Maria parla di Gesù Cristo, della sua Chiesa che accoglie le anime bisognose di salvezza e… della massoneria che combatte la Chiesa. Profondamente colpito della coincidenza, il pittore si apparta all’ombra di una colonna nel “bel S. Secondo” di Asti, e ascolta. Le campane, quella sera, hanno suonato per lui. E Gesù che bussa alla sua porta e chiede di entrare con irruenza. Lo scuote, lo tormenta, lo affascina.

Andrea esce sulla piazza: dove andare? Alla “loggia”? Neppure per sogno. Nello scompiglio della sua mente e del suo cuore, il silenzio lo spaventa e vuole aprirsi con qualcuno. Si dirige a casa di amici e vi trova la loro mamma, una donna nobile di anima e di fede. Ella lo ascolta, lo illumina, gli apre orizzonti nuovi, impensati. Verrà il giorno, in cui Andrea la chiamerà “la mia mamma”.

La signora gli chiede di eseguire per lei un ritratto, ma è un pretesto per avvicinarlo e parlargli a lungo. Mentre il pittore traccia sulla tela con mano di maestro il volto della “mamma”, ella a sua volta comincia in lui l’abbozzo del volto di Gesù Cristo. Il grande Assente, ora è il ricercato, il Desiderato come l’Acqua viva di fonte, da un assetato nel deserto. Presto sarà l’Amato di un amore senza confini.

Intanto Andrea è anche scampato a una grave sciagura, come per caso… o per la Provvidenza di Dio? Il 10 ottobre 1924, alle 17,50, Andrea Pistarino, accompagnato dalla sorella Rita, suona alla porta del Convento di S. Domenico a Chieri (Torino) per chiedere di consacrare la sua vita a Cristo, nell’Ordine Domenicano, l’Ordine della Verità e della misericordia.

Ha 27 anni: alle spalle una carriera brillante, lasciata per sempre. Davanti, Dio solo da amare e da irradiare ai fratelli. Il giorno in cui riceve il bianco abito dei Predicatori, vuole essere chiamato “Fra Angelico”, come il suo grande confratello domenicano, pittore sommo, fra Giovanni da Fiesole, comunemente conosciuto come “il Beato Angelico“.

Compiuti il noviziato e gli studi teologici, Fra Angelico Pistarino sale l’altare, sacerdote di Cristo, il 30 agosto 1929, festa, nel calendario liturgico vigente, di S. Rosa da Lima, vergine domenicana, a 33 anni, felice di essere diventato apostolo di Gesù, bellezza somma ed eterna.

Predica sui pulpiti e continua a predicare con la pittura. La Parola di Dio spiegata con la bocca e resa visibile con l’arte carica di luce, è il suo grande dono ai fratelli, sempre e in ogni modo Gesù Cristo!

Nel convento di S. Domenico a Torino, al terzo piano, apre la sua oasi artistica dove crea i suoi capolavori e inizia il suo annuncio del Vangelo a tanti fratelli assetati di luce e di amore. Per i medesimi l’annuncio l’avrebbe portato a compimento nel confessionale e all’altare, con il dono supremo del perdono di Dio e di Gesù Pane di vita eterna.

P. Angelico partecipa ancora, con successo, alle Biennali veneziane, alle Quadriennali romane, alle Mostre internazionali di Arte sacra a Milano, Roma, Budapest, Barcellona. Tiene una ventina di mostre personali nelle più importanti città d’Italia con gran successo. Sempre in “personali”, espone a Parigi e in America, imponendosi all’attenzione della critica. Gli arrivano con frequenza premi prestigiosi. Molte sue opere si trovano ormai in Gallerie nazionali, in musei civici, in diverse collezioni comunali e private d’Italia e all’estero.

 

Un giorno, ha la tentazione forte di buttare pennelli e colori in un fiume. Ne parla con gli amici, ancora di più con i superiori dell’Ordine. Gli dicono di continuare, ma di “gettare la sua arte nel fiume della carità, a servizio delle vocazioni domenicane e dei piccoli orfani”. Così nel 1942 egli decide di fare qualcosa per l’umanità sofferente. Le piccole vittime della guerra, bambini che hanno perso i genitori, non si contano più. Ha trovato i destinatari della sua carità.

Con i proventi dei suoi quadri, affitta a S. Mauro Torinese, “la casa del Sacro Cuore” in cui accoglie ed educa da vero padre numerosi fanciulli orfani, che ama come suoi figli e ai quali offre il calore di una famiglia. A loro provvede pure una “mamma”, una giovane mamma, Maria Regale.

Nata a Torino nel 1910, terziaria domenicana, giovanissima si era consacrata a Dio con i voti privati. Nel 1931, colpita da grave malattia, era rimasta per otto anni, inchiodata a letto. Miracolosamente guarita, per intercessione della Madonna, spesso visitata a Lourdes e a Loreto, dal 1942, offre il cuore di mamma ai piccoli orfani nella casa di S. Mauro, esempio splendido di dedizione per cinque anni. Scompare, improvvisamente, nella piccola cappella della casa, in mezzo ai “suoi” bambini, il 18 maggio 1947, mentre essi cantano “Salve Regina” della sera.

Nel 1959, P. Angelico va a Parigi dove dipinge una serie di quadri ai bordi della Senna e nel quartiere di Montmartre. Al ritorno, trova una biografia a lui dedicata, illustrata da alcuni suoi quadri e da articoli di critici d’arte. Una grande soddisfazione per lui, che benché ancora giovane, sente i primi sintomi di un male insidioso.

I mesi che gli restano, si riempiono ancor più di Rosari alla Madonna, di un colloquio più intimo con Dio, di carità e di tenerezza verso i suoi “piccoli”. Dopo un difficile intervento chirurgico, si spegne a Torino, il 18 giugno 1960.

Pochi giorni prima di morire, aveva scritto:

La Fede, il Sacerdozio, l’Opera del Sacro Cuore sono i doni più belli che Gesù e la Madonna mi hanno fatto. Lo Spirito che ci anima è lo Spirito di Gesù, di amore alla Verità. Sempre la Carità di Cristo“.

Fontehttp://www.santiebeati.it/dettaglio/95094