I BRAVI GENITORI ESISTONO ANCORA

I BRAVI GENITORI ESISTONO ANCORA

cuore a cuoreIl 6 gennaio sarà la “Giornata dell’Infanzia missionaria e di tutta l’infanzia che soffre” Ecco perché l’articolo di oggi vorrebbe dare un aiuto a tutti i genitori che desiderano far crescere i figli sani e felici, possibilmente attenti agli altri e rispettosi.

Tratto dalla rivista “Educhiamo insieme” Anno XV N1

Il bambino non ha bisogno di genitori perfetti: gli bastano genitori “sufficientemente” buoni. Il motivo è chiaro: perché i genitori perfetti gli rendono impossibile la vita! Papà e mamma perfetti non sbagliano mai; vedono sempre giusto; le indovinano tutte… I genitori perfetti hanno il “complesso del Padreterno”. Poveri figli! E’ ben difficile uscire vivi da tali genitori. Gli Arabi hanno questo giusto proverbio: “Troppo sole fa il deserto”. I ragazzi che si rosicchiano le unghie, ragazzi con tic, ragazzi che continuano a bagnare il letto.. Insomma, i genitori perfetti sono sospetti! Allora? Allora se ti scappa, ad esempio, una sculacciata a caldo, nessuna tragedia, purché il rapporto col figlio sia buono, nel suo complesso; se ti scappa un urlo, nessun problema: il bambino capisce benissimo che anche a papà e mamma possono, talora, saltare i nervi. E questo lo conforta: gli fa capire che anche lui potrà sbagliare come il suo papà, come la sua mamma, per fortuna non perfetti!

LA VALIGETTA INVISIBILE

Tutti andiamo in giro con una valigetta. Una valigetta che, essendo invisibile, non si vede, ma c’è e fa sentire il suo peso. In quella valigetta vi è di tutto:  cose belle e buone, cattive e dannose. Vi è, ad esempio, il sorriso della mamma e del papà e la loro sgridata; 425868_328173760553729_113650772006030_858654_1670225104_nvi è l’abbraccio e lo schiaffo, vi sono le parole leggere che ti mettono le ali e le parole che ti schiacciano; vi sono le nostre ripicche e le nostre manifestazioni d’amore; vi sono le giornate passate dai nonni, le vacanze trascorse insieme, i Natali…

Ecco la valigetta invisibile! Valigetta confezionata da noi nei primissimi anni della vita del bambino. Valigetta che ha un peso enorme, potremmo dire terribile, perché ce la portiamo “dentro” per tutta la vita. E’ giusto anche questo proverbio: “Se hai piantato un cardo, non aspettarti che nasca un gelsomino”. Il bambino di oggi  è il padre dell’uomo di domani! Il che è come dire che siamo noi genitori, proprio a causa della valigetta che gli confezioniamo, nel bene e nel male, siamo noi ad avere in mano, in buona parte, il destino del nostro bambino! Sembra esagerato, in realtà è verissimo quello che ci dice John Powell:

“In certi casi può essere spaventoso, ma il nostro destino è nelle mani dei genitori. Noi siamo, tutti quanti, il prodotto di coloro che ci hanno amato o si sono rifiutati di amarci”.

MAI SCOMPAGNATI

Il figlio non può vivere di sola mamma o di solo papà per la sua crescita equilibrata ed armoniosa, ha bisogno di tutti e due. La mamma può essere brava quanto si vuole, ma non basta: non può dare al figlio quello che solo il padre può dare. Ecco, molto in breve, che cosa.

–        Il padre mostra al figlio uno stile di vita diverso da quello della mamma: parla in un altro modo, gioca in un altro modo, castiga in un altro modo…assicurazione-famiglia

–        Il padre dà più sicurezza della madre.

–        Il padre apre al mondo: se manca il papà, il bambino fa coincidere il mondo con la mamma.

–        Il padre offre al bambino e alla bambina una più precisa identità sessuale.

–        Il padre evoca Dio nella mente del piccolo.

–        Il padre che si interessa dei problemi dei figli regala loro ciò che più aspettano: una mamma calma e distesa!

Questi i sei meravigliosi doni del padre che hanno fatto giustamente dire allo psicologo Antonio Miotto: “Senza la figura paterna, lo sviluppo psichico del ragazzo non è pieno, anche se viene moltiplicata per cento o per mille l’importanza della figura materna”.

NON ANALIZZIAMO TROPPO

“Ha già tre anni e non sa ancora dire certe parole! Sarà ritardato?” “Non usa mai certi colori! Avrà certe paure?” “Non saluta nessuno! Sarà un disadattato?”… Non esageriamo! I figli hanno bisogno di essere amati più che essere studiati e psicologizzati. Le nostre ansie e i nostri timori contagiano il figlio e gli ammalano l’anima! C’è da puntualizzare una cosa, andiamo adagio a ricorrere allo psicologo:  potrebbe rinforzare nel figlio l’idea di essere diverso, di essere malato, di trovarsi in una situazione irreparabile.

NON ADORIAMOLO

La grande psicanalista francese Francoise Dolto diceva: “Niente è peggio per un stk76226corbambino che avere la sensazione che suo padre e sua madre sono completamente dediti a lui, che vivono soltanto in funzione di lui”. Il bambino ha bisogno di qualcuno più forte di lui, non di qualcuno che si inginocchi davanti a lui! Il bambino sa di essere piccolo; sa che ha bisogno di essere guidato, non di guidare!  Fare di lui costantemente (qualche volta, passi!) l’arbitro di quello che si compra, di quello che si mangia a cena, di dove si deve andare… è metterlo in una situazione di disagio interiore; è più ancora illuderlo di essere un piccolo dio, che potrà comandare per sempre. L’esperienza ci vorrebbe far gridare: “Sfortunato il bambino adorato!” Forse sarà soddisfatto oggi, ma sicuramente deluso poi. Amare un figlio è attrezzarlo per il domani, non è cadergli ai piedi. Amare un figlio è fargli capire che non si può vivere con i denti da latte, poichè la vita riserva sassi.

NON DIFENDIAMO AD OLTRANZA

Nessuno ha sempre ragione: neanche il figlio. Talora, invece, si incontrano genitori che ritengono il proprio rampollo infallibile. Lui è sempre bravo, lui ha sempre ragione: sono gli altri che gli complottano contro! Si arriva, addirittura, a fatti come questi: mamme e papà che si menano in tribuna per difendere il loro figlio che gioca a calcio; si arriva a genitori che aggrediscono e malmenano l’arbitro sicuri che il loro “campione” abbia subito un torto; si arriva ad insultare maestri e professori incapaci di scoprire e capire l’intelligenza del figlio… No, così non va! Difendere ad oltranza il figlio e passargli l’idea di essere infallibile, di avere sempre ragione. Le persone infallibili fanno paura.

MEGLIO FELICE CHE FAMOSO

 

Stando a recenti indagini, il 71% delle mamme bimbi famosisogna la notorietà del figlio, più che la sua felicità. Lo vorrebbe veder in televisione, sul campo da calcio, nelle sfilate di moda; lo immaginano cantante, attore, preferibilmente ricco… Come se i figli fossero galline dalle uova d’oro! E’ pericoloso riversare sui figli aspettative troppo alte. Intanto, pericoloso per noi, perché sovente le aspettative troppo alte si trasformano in delusioni. Si crede di avere in casa un Celentano, una Fracci, un Maradona… invece si ha un figlio normale: cioè un capitale, un grande in sé e per sé,  anche sa mai ripreso dalla televisione. Pericoloso, poi, per il figlio il quale può sentirsi in colpa perché non in grado di realizzare i nostri sogni; può cadere in depressione, può sprecare il tempo più bello della vita a inseguire mete impossibili. Non è infinitamente meglio un figlio felice che un uomo famoso?

AMARLO DA GENITORI

Vi sono vari tipi di amore, ognuno con caratteristiche proprie. Vi è , ad esempio, l’amore dei fidanzati; vi è l’amore coniugale tra marito e moglie; vi è l’amore sociale che ci spinge verso tutti. Vi è anche l’amore genitoriale: quello dei genitori nei confronti dei figli. Ebbene, tra i vari tipi, questo è uno degli amori più difficili! Quanti sbagli si fanno credendo che sia amore! L’amore genitoriale, ha regole che vanno conosciute. Eccone alcune:

–        Amare non è pensare che sia proibito proibire. Il permissivismo sta all’amore come l’aceto sta al vino.

famiglia_protetta–        Amare da genitori non è strafare! Volete fare qualcosa di più per i figli? Sovente fate di meno! Tutti conosciamo il proverbio: “La mamma troppo valente fa la figlia buona a niente”.

–        Amare da genitori è dare gratuitamente senza pretendere un ritorno per sé.

–        Amare da genitori vuol dire ricordare che il figlio non si abbandona mai. Purtroppo, invece, ha ragione Gary Wills a constatare che “ogni abbondano i matrimoni di prova, ma non si è ancora visto un figlio di prova!”.

–        Amare da genitori vuol dire rinunciare al possesso del figlio. E’ triste ciò che nota lo psichiatra Paolo Crepet il quale rispondendo ad un adolescente dice: “Sapessi quanti genitori egoisti si incontrano!” E’ difficile trovare padri e madri che sappiano davvero amare, guardando oltre se stessi”.

–        Amare da genitori i figli! Questo è il pilastro dell’educazione, non la sculacciata! Solo i genitori che sanno amare, possono rispondere alla più presente domanda che il figlio possa farci: “Perché mi avete fatto nascere?” “Ti abbiamo fatto nascere perché tu sei il nostro grande amore: per questo faremo di tutto per regalarti una vita piena, serena, alta”.

ATTENTI AI TEMPI MORTI

Il nostro famoso scrittore Umberto Eco dice: “Io credo che si diventi quel che nostro padre ci ha insegnato nei tempi morti mentre non si preoccupava di educarci”. D’accordo! Forse educhiamo proprio quando meno ci pensiamo. Il padre vede per strada un bisognoso che chiede aiuto: gli posa un euro sulla mano; la madre è in chiesa: prega in silenzio, concentrata, mentre i figli osservano. Ecco due esempi di splendida educazione non direttamente voluta, educazione che supera di gran lunga quella realizzata con una valanga di parole sull’amore nel prossimo e sulla propria fede in Dio.famiglia_tavola

Rientrano anche nei “tempi morti” le parole che lasciamo vedere senza preavviso, come la cosa per noi più naturale del mondo. Siamo a tavola: il papà, ad un tratto dice: “Le parolacce sono come il raglio dell’asino”. La mamma è in auto: ad un tratto vedendo la réclame di un parrucchiere, esclama: “Non basta avere i capelli in ordine, bisogna anche avere le idee ordinate”… Parlare in questo modo non offende nessuno, neanche il figlio adolescente, sempre (e giustamente!) così allergico alle “prediche”. Non solo, ma le parole dette senza preavviso sovente hanno un fortissimo impatto sul figlio perché rivelano i nostri pensieri più intimi, le nostre opinioni, i nostri valori che ci portiamo dentro. Mi ha sempre colpito la confessione dello scrittore Leo Buscaglia il quale rivela che si è costruita la sua morale sulle parole che il padre lasciava cadere a tavola durante la cena. Alcuni esempi: “E’ fondamentale amare.” “La crudeltà è segno di debolezza”. “Non tradire mai te stesso”. “Le persone sono buone se si dà loro la possibilità di esserelo.”

PICCOLI GESTI. GRANDI SUCCESSI

Fare il genitore è un insieme di tante piccole cose, di tanti piccoli gesti che parlano da sé ai figli e lasciano nella loro anima i nostri più bei ricordi. Cose da poco, ripetiamo, ma che danno il tocco del vero artista alla nostra opera educativa. Qualche esempio? Ridere col bambino. Fagli una sorpresa. Raccontargli una fiaba. Portarlo al circo. Comprargli un gelato. Accompagnarlo a letto. Rimboccargli le coperte. Dargli il bacino della buona notte. Guardarlo con tenerezza. Passare una domenica pomeriggio insieme. Fare una gita. Uscire a mangiare una pizza. Preparargli quella sua pietanza speciale nel giorno del compleanno, dell’onomastico… In fondo sono cose che già sicuramente fate. Perché i bravi genitori esistono ancora.

preghiera (3)FACCIAMO IL PIENO

Il grande pericolo è oggi avere ragazzi “vuoti” : ragazzi ridotti a scorza. Meravigliosi di fuori, ma poveri dentro. Ragazzi spettacolo! Perché? Perché ci stiamo dimenticando che educare è fare il pieno di ciò che conta, di ciò che vale: il pieno di Valori! Senza Valori (lealtà, giustizia, pace, gioia, amore,…) costruiamo sul vuoto. Persino il pedagogista americano Benjamin Spock, accusato di aver rovinato milioni di ragazzi con le sue idee pedagogiche, ha dovuto concludere chesenza valori profondi la corsa al successo può essere una bolla di sapone o una miccia pericolosa, come dimostra il terribile fenomeno dei suicidi di bambini e adolescenti.”

BENEDETTA LA SERA

Don Bosco, che di educazione si intendeva, ha capito che le ore della sera sono importanti. Per questo ha voluto la “Buona notte”, cioè quel discorsetto affettuoso che nelle case salesiane il direttore rivolge alla sua “famiglia” per chiudere la giornata. Non sprechiamo la sera! Di sera sentono anche i sordi, perché di sera si parla col cuore. Il calore della sera fa dimenticare le impazienze e le sgridate della giornata. La sera abolisce le distanze: è il momento magico dell’incontro e dell’intimità. I genitori che rincalzano le coperte ai loro bambini e li baciano prima che scivolino nel sonno, i genitori che raccontano una fiaba, che dicono le preghiere con i figli, costruiscono la famiglia e le danno smalto. Non sprechiamo la sera!

TUTTI A TAVOLA!

Se la sera è il momento magico per fare il genitore, la tavola è il luogo previlegiato, dunque, venendo subito al concreto, spingiamo le sedie sotto il tavolo, mettiamoci uno famiglia-a-tavolaaccanto all’altro, uno di fronte all’altro per poter vederci e goderci. A tavola stiamo rilassati e quieti: non facciamo prediche! Tanto meno facciamo l’interrogatorio di sesto grado per indagare su un insuccesso scolastico. Piuttosto raccontiamo come è andata la giornata; tutti, a turno , possono parlare, anche il bambino della scuola materna. Nessuno dica: “Qui comando io! Stà zitto, tu non capisci niente!”. A tavola si ride. Non controlliamo troppo gesti e frasi, non siamo troppo esigenti sul galateo: interveniamo solo quando è proprio necessario. La famiglia vive più di spontaneità e di allegria che di pulizia!

NON FACCIAMO GLI EROI

Soprattutto per un adolescente è insopportabile una frase come questa: “Ci togliamo il pane di bocca, lavoriamo tutto il giorno per te… e tu ci ripaghi in questo modo?”. Simili parole accusano il figlio di essere un peso. Una quindicenne, stufa di tali parole un giorno è sbuffata: “Insomma ditemi quanto fa per il disturbo che vi ho dato; pago, e non se ne parli più!Amare un figlio vuol dire non aspettarsi niente in cambio almeno per ora. Arriverà il momento in cui proprio il figlio capirà il bene che gli abbiamo voluto. Quando il bel momento? Quando, lui pure, sarà genitore! Allora, sì, siatene certi: capirà! Perché ogni gesto d’amore non può non fiorire. Non è una prospettiva, oltre che vera, tanto confortante?

ciò che dite è suono, ciò che fate è tuonoLA DOMANDA

Lo psichiatra austriaco Bruno Bettelheim invita i genitori a farsi costantemente questa domanda, mentre guardiamo il figlio: “Io alla sua età, che cosa avrei voluto sentirmi dire da mio padre e da mia madre in questo momento?”. Domanda saggissima e concretissima che può illuminarci e guidarci più di mille consigli astrusi e astratti che si trovano in alcuni trattati di pedagogia.

“Ciò che dite è suono, ciò che fate è tuono.”

VIA I SENSI DI COLPA

Quando avete fatto tutto ciò che era in vostro potere non sentitevi in colpa per l’eventuale fallimento. Non sono solo i genitori i responsabili del successo educativo. Lo è anche il figlio stesso con la sua libertà; lo è anche l’ambiente in cui vive. E’ giustissima e umanissima la domanda del cardinale Carlo Maria Martini: “E’ forse colpa della sorgente, se il corso del torrente finisce in un pantano?”.

NON CACCIAMOLO DI CASA

Lo diciamolo subito senza mezzi termini. Non cacciamo Dio da casa nostra. Sarebbe privare i figli di un aiuto fondamentale, indispensabile.

–        Privare i figli di Dio è privarli di uno che è in grado di dare senso alla loro vita. Senza Dio, la vita, in tanti casi, diventa assurda. Dio è l’unica vera medicina contro l’angoscia.

 

–        Privare i figli di Dio, è privarli di abbraccio1 (2)uno che li invita a salire: a diventare “grandi”, non solo grossi. Dio sviluppa l’uomo. Gli psicologi dicono: “dimmi con chi identifichi, cioè dimmi chi prendi come modello, e ti dirò come andrai a finire!”. Chi prende Dio come modello diventa una personalità d’alto fusto! Chi può dire di essere “perfetto” come Dio?

–        Privare i figli di Dio, è privarli di uno che ci regala tanti fratelli e quindi ci stimola a non chiuderci in noi, ma ad andare verso tutti. Dio è il miglior rimedio contro il cancro della vita psichica: il narcisismo, il pensare solo a se.

Insomma, Dio non è un soprammobile. E’ il primo alleato dell’uomo per questo crediamo abbia tutte le ragioni Antonio Riboldi ad essere così deciso: “Nascondere la coscienza di Dio ad un ragazzo, privarlo di questa verità, è il più grave reato che un educatore possa commettere”. E’ vero che, ad una certa età, sarà il figlio stesso a sottoscrivere o non sottoscrivere la nostra educazione religiosa, a noi oggi resta il dovere di offrirgliela con umiltà e chiarezza.

GENITORI, PER FAVORE CRESCETE!

Il filosofo spagnolo Fernando Savater da alcuni anni continua ad esortare: “Genitori, per favore, crescete!”.

165086_262683477194560_1796385095_n–        Crescete perché non può dirigere l’orchestra chi non conosce la musica.

–        Crescete perché i figli crescano a specchio: se hanno la fortuna di vedere un uomo riuscito, rimandano l’immagine di un uomo riuscito, se hanno la sfortuna di vedere un uomo fallito, rimandano l’immagine di un uomo fallito.

–        Crescete perché “niente sostituisce l’energia di un altro essere umano, di un volto, di una voce. Da parte del genitore, dell’insegnante, avviene un insegnamento di tipo emanatorio” (Caterina Cangià) : avviene, cioè, un insegnamento per contagio.

Chi ha capito fino in fondo questa verità è stato il grande scrittore Russo Feodor Dostoevskij il quale è arrivato ad un tale livello di sensibilità da confidare: “Io mi sento responsabile non appena uno posa il suo sguardo su di me”.