Mélanie Calvat

Mélanie Calvat

Veggente de La Salette (1831 – 1904) 14 dicembre

melanie-calvat4Mélanie-Françoise Calvat povera pastorella francese insieme a un altro giovane pastore, Maximin Giraud, ebbe l’apparizione della Vergine Maria che, piangente, invitava alla conversione.

Successivamente all’approvazione diocesana dell’apparizione, avvenuta appena cinque anni dopo i fatti, Mélanie girovagò per l’Europa, in cerca di un posto dove fermarsi e restare nel nascondimento. I suoi successivi resoconti del segreto ricevuto dalla Vergine sono stati ritenuti non autentici dall’autorità ecclesiastica. Collaborò per un anno alla Pia Opera fondata da sant’Annibale Di Francia a Messina, diventando quindi “cofondatrice spirituale” delle future Figlie del Divino Zelo. Morì sconosciuta ad Altamura in Puglia, nella notte tra il 13 e il 14 dicembre 1904, a 73 anni. I suoi resti mortali riposano nella cappella della casa che le Figlie del Divino Zelo stabilirono proprio ad Altamura.

Un’infanzia nella povertà

Mélanie-Françoise Calvat (o Mathieu-Calvat; Mathieu era il soprannome con cui era conosciuta la sua famiglia) nacque il 7 novembre 1831 nel villaggio di Corps, sulle Alpi francesi e in diocesi di Grenoble, e trascorse i suoi primi quindici anni di vita lavorando come pastorella. Quarta dei dieci figli del boscaiolo Pierre Calvat e di Julie Bernaud. A causa della povertà della numerosa famiglia, spesso i piccoli erano mandati ad elemosinare per le strade del paese, mentre lei fu molto presto collocata a servizio come pastorella presso i contadini dei dintorni. Nella primavera del 1846 passò alle dipendenze di Baptiste Pra, nella frazione de La Salette, chiamata Les Ablandins.

Il 18 settembre 1846 conobbe un altro giovane pastore, l’undicenne Maximin Giraud, sulle pendici del monte Planeau, mentre entrambi pascolavano le mucche dei rispettivi padroni. In realtà lui stava sostituendo per una settimana il pastorello ammalato del contadino Pierre Selme, che abitava a Les Ablandins.

melanie-calvat3Il ragazzo era molto vivace e cercava di chiacchierare con Mélanie, la quale aveva invece un carattere chiuso ed era timida e taciturna. Dopo che ebbero scoperto di essere ambedue di Corps, si diedero appuntamento per il giorno dopo sullo stesso pascolo.

Sabato 19 settembre 1846, dopo aver consumato un pasto frugale ed essersi assopiti al sole, credettero di aver perduto le mucche. Appena le rividero, ripresero a scendere, quando a metà pendio Mélanie si fermò stupefatta: presso la cosiddetta “piccola fontana”, accanto a un mucchio di pietre, era comparso un globo di fuoco, «Come se il sole fosse caduto lì». Titubanti e impauriti, i ragazzi si avvicinarono al globo luminoso, dal quale apparve una donna seduta, con la testa fra le mani, i gomiti sulle ginocchia, in atteggiamento di profonda mestizia.

I ragazzi, separatamente o insieme, testimoniarono che la Bella Signora, come la chiamarono in seguito, aveva pianto «tutto il tempo che ci ha parlato» e riferirono il lungo messaggio che avevano ricevuto, pronunciato prima in francese, poi nel dialetto di Corps.  Ad un certo punto, parlò di nuovo in francese, ma uno dei due non la sentiva più, vedendo solo le labbra muoversi, finché non accadeva il contrario. Infine la videro allontanarsi, mentre saliva il versante opposto della montagna.

Quando fu spento il bagliore che accompagnava la visione, Mélanie, ancora intontita, mormorò: «Dev’essere una grande santa». Maximin aggiunse: «Ad averlo saputo le avremmo detto di condurci con sé». In effetti, i due ragazzi non identificarono subito colei che avevano incontrato ed ascoltato sulla montagna come la Vergine Maria.

Maximin, la sera stessa di quel giorno, per scusarsi con il padrone per il ritardo fatto nel ritornare con le bestie, raccontò dell’incontro. Pierre Selme, volendo controllare, si recò con il ragazzo dalla famiglia di Jean-Baptiste Pra, presso la quale lavorava Mélanie: lei confermò tutto.

madonna-de-la-saletteL’indomani, domenica, parteciparono alla Messa e raccontarono al parroco l’avvenimento. Da quel giorno l’intera comunità fu sconvolta: le voci si sparsero e il sindaco di La Salette salì sugli Ablandins per interrogare i ragazzi. Trovò solo Mélanie, perché Maximin, avendo terminato la settimana di sostituzione, era ritornato a Corps.

Cominciò per entrambi un periodo di interrogatori, pressioni, minacce, inviti a ritrattare. La sera del 20 settembre i datori di lavoro dei due, con un vicino di casa, Jean Moussier, misero per iscritto tutto, mentre Mélanie dettava le parole udite dalla Bella Signora; alla fine, controfirmarono il documento.

Ormai se non ufficialmente, tutti credevano che la Bella Signora fosse la Beata Vergine, apparsa in quel sabato pomeriggio, in cui si iniziava l’Ufficio liturgico della festa della Madonna Addolorata, che allora veniva celebrata la terza domenica di settembre. Cominciarono pellegrinaggi al luogo dell’apparizione, mentre commissioni di teologi ed ecclesiastici, si misero ad esaminare i fatti. Nel mese di luglio 1851 i due pastorelli, su richiesta dell’autorità ecclesiastica, trascrissero il loro segreto, che fu consegnato a papa Pio IX.

Dopo cinque anni d’indagini, il 19 settembre 1851, venne emessa l’approvazione diocesana che dichiarava veritiere le apparizioni. Il 1° maggio 1852, iniziò la costruzione di una chiesa e la creazione di un corpo di missionari diocesani, per assicurarne la continuità e la missione. Il santuario fu dedicato alla Vergine “Riconciliatrice dei peccatori” e dal 1879 fu elevato al rango di Basilica.

I due pastorelli si erano conosciuti appena il giorno prima dell’evento, ma dopo la fase d’inchiesta si videro pochissimo e presero strade separate.

Mélanie fu messa per quattro anni presso le Suore della Provvidenza a Corps, ma aveva poca memoria e poca attitudine allo studio; comunque fu postulante e poi novizia nella suddetta congregazione. Le continue visite, condite di premure e di attenzioni nei suoi riguardi, le procurarono un po’ di vanità per quanto le era capitato.

melanie-calvat1Cominciò quindi a dare ascolto a persone e consiglieri imbevuti di profezie popolari e di teorie pseudo-mistiche, che lasciarono in lei un segno per tutta la vita. Perciò il nuovo vescovo di Grenoble, monsignor Jacques-Achille-Marie Ginoulhiac, pur riconoscendo la sua pietà e la sua dedizione, rifiutò di ammetterla ai voti religiosi, «per formarla alla pratica dell’umiltà e alla semplicità cristiane». I suoi successivi resoconti del segreto ricevuto dalla Vergine vennero perciò ritenuti non autentici dall’autorità ecclesiastica.

Lasciate le Suore della Provvidenza, Mélanie, nel 1854, fu condotta da un sacerdote, monsignor Newsham, in Inghilterra. Fu accolta tra le Monache Carmelitane di Darlington, dove prese l’abito religioso, emise i voti e rimase sei anni con il nome, già preso a Corps e che conservò per tutta la vita, di suor Maria della Croce.

Per motivi sconosciuti, nel 1860 lasciò Darlington e andò dalle Suore della Compassione a Marsiglia come libera pensionante. Nel 1861 andò in Grecia a Cefalonia, dove, una volta preso l’abito di quelle suore, divenne maestra di lingua italiana in un collegio femminile.

Intanto il suo segreto fu reso noto per intero nel 1858, lo stesso anno delle apparizioni di Lourdes. Era caratterizzato da un suo linguaggio profetico e conteneva rimproveri addolorati, un appello al clero e annunci di castighi da parte della giustizia divina.

Per i suoi toni duri, suscitò la collera di gran parte dell’episcopato francese, che raggiunse toni inauditi. Mélanie fu reputata esaltata, pazza, visionaria ed il segreto «parto della sua mente squilibrata».

melanie-calvat2Tornò a Marsiglia nel 1863 e, dopo qualche giorno trascorso a Corps e La Salette, accettò l’invito di monsignor Francesco Saverio Petagna, vescovo di Castellammare di Stabia in provincia di Napoli, partendo dalla Francia il 21 maggio 1867. Rimase in quella città per diciassette anni, alloggiando nel Palazzo Ruffo, preso in affitto dal vescovo. Nella cappella del palazzo veniva a celebrare la Messa Alfonso Fusco, un padre redentorista. Monsignor Petagna affidò la direzione spirituale della donna al Servo di Dio padre Luigi Salvatore Zola, dei Canonici Regolari Lateranensi, abate del monastero napoletano di Piedigrotta.

Nel 1879 diede l’approvazione ecclesiastica alla pubblicazione del segreto di Mélanie, che, ancora una volta, suscitò scalpore.

Nel 1892 lasciò Castellammare di Stabia e, aderendo all’invito di monsignor Zola, si trasferì nella città di Galatina in provincia di Lecce, dove rimase per cinque anni, in una casa presa in affitto.

Proprio sul finire del suo soggiorno a Galatina, ricevette la visita di un sacerdote, che insistentemente l’aveva cercata nel suo girovagare da un posto all’altro dell’ex Regno delle Due Sicilie: era il canonico messinese Annibale Maria Di Francia. Il futuro santo, dopo edificanti colloqui, sia di persona che per lettera, la convinse a raggiungerlo a Messina, perché assumesse almeno per un anno la direzione formativa delle suore che gestivano la Pia Opera da lui fondata, le attuali Figlie del Divino Zelo, minacciate di soppressione.

Mélanie arrivò quindi a Messina il 14 settembre 1897. Padre Annibale l’ammirò molto per «le fiamme del divino Amore che le trasparivano dagli atti e dalle parole, per l’eroica astinenza nel mangiare e nel bere, e per un grande affetto alla Croce e ai patimenti», ma allo stesso tempo le raccomandò l’ubbidienza all’autorità dei vescovi.

melanie-calvat-e-padre-annibale

Padre Annibale e Melanie Calvat

L’istituto superò le difficoltà contingenti, si irrobustì e si diffuse nella sua opera assistenziale a favore delle orfane abbandonate e nell’educazione delle ragazze del popolo, anche grazie all’apporto di Mélanie. Tuttavia, dopo oltre un anno (per usare la definizione data da padre Annibale, “anno di benedizione”), se ne andò, assicurando che avrebbe sempre pregato per le suore.

Ritornata ancora una volta in Francia, dopo qualche mese trascorso a Moncalieri in Piemonte, si stabilì presso don Combe, parroco di Diou. Quando nei convegni e nelle funzioni veniva invitata a parlare del fatto del 19 settembre 1846, ritrovava la semplicità e la lucidità del suo primo racconto, conforme in maniera costante a quello di Maximin, come quando ritornò in pellegrinaggio a La Salette il 18 e 19 settembre 1902.

Arrivò dalla Francia il 16 giugno 1904, sconosciuta a tutti, mentre il vescovo si trovava fuori diocesi. Alloggiò in varie case, anche nel palazzo delle signorine Giannuzzi, che forse sapevano qualcosa. Usciva poco di casa, quasi esclusivamente per recarsi ogni mattina in cattedrale, per assistere alla celebrazione della Messa e ricevere l’Eucaristia; in seguito si tratteneva a pregare a lungo nella cappella dell’Addolorata.

Colpita da una forte febbre, morì sola nella notte fra il 14 e il 15 dicembre 1904; aveva 73 anni. Il suo funerale si svolse il 15 nella cattedrale di Altamura, presente tutto il Capitolo: in tale occasione il vescovo Cecchini rivelò l’identità di quell’anonima signora francese. Il corpo fu quindi tumulato nella tomba di famiglia delle signorine Giannuzzi.

Fontehttp://www.santiebeati.it/dettaglio/92730

ARTICOLI COLLEGATI 

Madonna de La Salette
LE APPARIZIONI DI LOURDES 
Maria SS.ma di Fatima e i suoi segreti