Mariah Manisha

MARIAH MANISHA

Vergine e martire (1993-2011) 27 novembre 

mariah-manishaHa detto di no ad un matrimonio forzato con un giovane musulmano, ha detto di no alla inesorabile conversione all’Islam necessaria per le nozze, ha detto di no, infine, al tentativo di violenza sessuale di quel ragazzo. Tre rifiuti che le sono costati la vita.

Mariah Manisha, cattolica, 18 anni, massacrata a colpi di pistola dal pretendente respinto il 27 novembre 2011 nel villaggio di Samundari (diocesi di Faisalabad), nello stato del Punjab, regione nell’est del Pakistan.

Il suo killer se ne era invaghito: da tempo la perseguitava e la minacciava soprattutto dopo i rifiuti opposti alle sue avances. Il 27 novembre 2011 Mariah e sua madre si erano recate al canale poco distante dal villaggio per raccogliere acqua potabile. Arif era lì, in compagnia di un amico. Andò verso la ragazza, impugnando la pistola. Cercò di trascinarla con sé e di stuprarla. Lei si oppose e fuggì, ma egli utilizzò l’arma che aveva in pugno per spararle più colpi a pochi possi. Impaurito come un Caino qualunque cercò di occultarne il cadavere, che poi venne comunque ritrovato dal padre della giovane.

pakistanAdesso, in quel villaggio, per tutti lei è la “Maria Goretti del Pakistan”: la sua figura è stata accostata a quella della santa italiana morta a dodici anni nel 1902 a seguito di un tentativo di stupro da parte di un vicino di casa.

L’assassino di Mariah si chiama Arif Gujjar, è un tossicodipendente figlio di un ricco proprietario terriero.

Secondo fonti locali, in un primo momento la polizia non avrebbe nemmeno voluto – vista la posizione altolocata della famiglia del killer – raccogliere la denuncia dell’omicidio. «È vero – conferma il professor Mobeen Shahid, presidente dell’associazione pakistani cristiani in Italia che è in contatto con la famiglia della giovane vittima – è stato necessario l’intervento della diocesi per riuscire a far accettare il modulo con la denuncia e dunque far partire le indagini».

«Ci sono già delle pressioni politiche per la sua liberazione – racconta ancora a Vatican Insider il professor Shahid, – e stanno spuntando dei falsi testimoni secondo i quali la ragazza si sarebbe suicidata».

mariah-manisha1L’hanno arrestato, è vero, ma è rimasto in custodia per soli 45 giorni. Durante le indagini, la polizia ha anche affermato che tra Arif Gujjar e Mariah c’era una relazione amorosa, ha dunque scagionato e rilasciato Gujjar, senza portarlo nemmeno in tribunale, nonostante le contestazioni della famiglia.

Non solo. Secondo fonti locali citate dall’agenzia vaticana Fides, infatti, alcuni leader islamici locali avrebbero cercato di comprare il silenzio della famiglia della ragazza. Una pratica conosciuta come “diyat”, il cosiddetto “prezzo del sangue” previsto dalla sharia: soldi in cambio del perdono. Offerta che i genitori di Mariah, Razia Bibi e il padre Manisha Masih (i due hanno altri cinque figli), respingono al mittente: «Non siamo in vendita», hanno detto.

Ma alla fine l’unica soluzione era la ricerca di un compromesso fra le parti, e la mediazione di alcuni avvocati e di musulmani moderati composti da circa 75 musulmani e 35 cristiani sono riusciti a far chiudere il caso. La comunità musulmana ha presentato le scuse ufficiali a Manisha Masih, esprimendo rammarico per l’accaduto. La famiglia cattolica di Mariah ha risposto con una sola parola: “perdono”, rinunciando a qualsiasi rivendicazione legale.

cristiani-pakistanUn sacerdote, contattato da Fides a Faisalabad, commenta: “La famiglia cristiana di Manisha Masih non aveva altra scelta, essendo fra le poche famiglie cristiane in un villaggio musulmano. Il perdono è auspicabile, viene da Dio ed è sempre una testimonianza di amore al nemico. Ma troppo spesso ai cristiani in Pakistan è negata la giustizia, e i delitti contro i cristiani restano impuniti“.

Chi la conosceva bene descrive Mariah come una ragazza buona, semplice. Niente studi, solo tanto lavoro per aiutare la madre nelle faccende di casa. E una fede limpida.

«Una vicenda straziante – commenta Shahid – conclusasi in modo drammatico. Ma non bisogna dimenticare che ogni anno, in Pakistan, sono più di 700 le ragazze cristiane che vengono rapite, violentate e poi convertite forzatamente all’Islam prima di un matrimonio “riparatore”».Per molti Maria è già martire, cioè testimone della fede. Una testimone che ci interpella tutti.

Fontiwww.vaticaninsider.ithttp://www.santiebeati.it/dettaglio/95586http://www.lastampa.it/2012/04/16/vaticaninsider/ita/nel-mondo/pakistan-il-padre-cristiano-perdona-lassassino-della-figlia-5S9FmIDal5kwyz3WThJiCL/pagina.html

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