MADONNA DELLA SALUTE

MADONNA DELLA SALUTE

Chioggia – Venezia – 21 novembre 1630

madonna-salute-chioggiaNel territorio di Chioggia il 21 novembre si onora la Madre di Dio, con lo speciale titolo di Madonna della Salute. Questa ricorrenza risale al 1630, quando in seguito ad una terribile epidemia di colera a Venezia fu invocato l’aiuto della Santa Vergine per ottenerne la liberazione.

Nel 1630 quando scoppiò una nuova epidemia colerica a Venezia. I provveditori alla sanità della Veneta repubblica emanarono subito disposizioni per bonificare le case insane e per isolare gli ammalati nei vari ospedali, mentre il patriarca Giovanni Tiepolo, dal canto suo, prescrisse preghiere pubbliche e processioni penitenziali.

Le vittime nel solo mese di novembre furono 11.966. Il Senato veneziano, allora, il 22 ottobre 1630 fece voto di erigere il magnifico tempio detto della Madonna della Salute (da notare l’altar maggiore con il gruppo marmoreo detto popolarmente “della peste”: raffigura “La Madonna che fuga la peste”, opera di Giusto Le Curt), iniziato nel novembre dell’anno successivo su disegno dell’allora giovanissimo architetto Baldassarre Longhena, sui resti del Convento della Carità, affidato fin dal 1256 ai Cavalieri Teutonici; in attesa dell’inizio dei lavori fu innalzata, temporaneamente, una fabbrica lignea.

la-pesteInfatti, il flagello pestilenziale poté dirsi scongiurato il 22 novembre 1631, dopo un anno e mezzo e con quasi 50.000 vittime, Questo giorno fu dichiarato festivo, ma coincideva con quello altrettanto festivo dedicato alla festa di S. Cecilia (22 novembre), a ricordo di un vittorioso episodio storico avvenuto nel 1336 durante la guerra contro i Carraresi. Per cui la relativa festa fu, più tardi, onde evitare coincidenze, anticipata al 21 novembre, giorno dedicato alla festa della Presentazione di Maria Vergine al tempio.

La festa ebbe inizio a Venezia, sotto la reggenza del doge Alvise Contarini (1676-1684), già dal 1681, addirittura ancor prima che la chiesa fosse consacrata (lo fu il 9 novembre 1687, dall’allora patriarca di Castello Giovanni Badoer). L’effigie della “Madonna della Salute”, la taumaturgica immagine della Madonna di Candia, la Mesopanditissa (mediatrice di pace), venne portata, quale ultimo trofeo e ricordo, da Francesco Morosini nel 1670 per essere venerata nel tempio del Longhena, dopo la cessazione della pestilenza. E la devozione mariana, guerre o non guerre, non è stata da allora mai interrotta a Venezia.

Ma anche Chioggia non volle esser da meno di Venezia e nei successivi giorni 28 ottobre e 3 novembre, poco dopo Venezia, il Minor e Maggior Consiglio stabilirono che “per nome di questa città sia fatto voto di far fabbricare a spese del Comune nella chiesa della Navicella un altare colla palla dell’Apparizione, che fece la Madre di Dio ai fratelli della Disciplina – e che ogni anno in perpetuo sieno fatte tre processioni: la prima alli Protettori nostri santi Felice e Fortunato (o meglio all’altare a loro dedicato, ndr), la seconda al Crocefisso di S. Domenico, e la terza nel giorno che la divina Misericordia si compiacerà liberarci dalla peste, alla chiesa della Navicella suddetta, ove sia cantata una messa solenne in memoria della grazia concessaci, non ostanti li nostri peccati”.

madonna-salute-chioggia-1Il 13 novembre si svolse una processione in cui le reliquie dei Santi Patroni furono trasportate dalla chiesa di S. Andrea a quella di S. Giacomo. Il 22 novembre l’epidemia poté dichiararsi cessata anche a Chioggia. L’usanza delle tre processioni col tempo andò scemando. Rimane tuttora solo la festa, che si celebra ogni anno nella chiesa dei Filippini (fino a qualche anno fa in quella di S. Caterina) davanti alla rinnovata statua della Madonna della Salute, in legno di tiglio, “seduta”, con il Bambino in braccio, intagliata da bravi scultori di Ortisei, “vestita”, nel solco della pietà tradizionale secolare e con i colori tipici dei tessuti mariani: l’azzurro e il bianco. Entrambe le statue sono impreziosite con monili ornamentali di buona fattura. Sostituisce il simulacro originario, risalente alla prima metà del XVIII secolo, offeso dal fuoco appiccatogli (mentre si trovava nella chiesa dei Filippini) da un extracomunitario il 18 aprile 2004, ed esposto ora nel Museo diocesano con decisione dell’Autorità religiosa e il benestare della Soprintendenza di Venezia.

Si dice che per consolidare le fondamenta della chiesa veneziana furono piantati nel fango della laguna circa un milione di pali di tronchi resinosi (il legno, in ambiente anaerobico, risulta immarcescibile); il tempio ha forma di corona essendo dedicato alla Vergine; la statua marmorea posta sulla lanterna della cupola rappresenta la Madonna vestita da “capitana da mar” mentre tiene in mano il bastone di comando della flotta; la grande stella sul pavimento può ricordare la credenza dell’epoca e cioè che la peste fosse dovuta ad un influsso negativo degli astri; le quattro colonne monolitiche di marmo greco finissimo, ai lati, sostenenti l’arcata dell’altar maggiore, provengono dal Teatro romano del M. Zaro di Pola.

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Processione votiva che si svolge sopra un ponte galleggiante sul Canal Grande che collega San Marco alla chiesa della Salute

Ricordiamo, a tal punto, che gli abitanti della laguna veneta hanno sempre riservato un particolare culto filiale alla Madre di Dio e Madre nostra. Basti pensare a Maria, Regina delle vittorie o “Nicopeja”, onorata nella basilica di San Marco in Venezia o a Maria, venerata con il titolo di “Praesidium Venetorum”, Presidio, baluardo dei Veneti, nel santuario di Pellestrina, o ancora alla “Madonna della Navicella”, solo per citare alcuni titoli.

Come è d’uso per altre feste religiose, sul piazzale antistante la basilica della Madonna della Salute a Venezia – il 21 novembre di ogni anno – prospera il commercio degli ambulanti, con vendita di “pevarini, zaleti, bossolai e fritole”, oltre alle immancabili candele, quest’ultime da portare nel sacro tempio durante la tradizionale visita di devozione. La sera, in famiglia o nelle osterie, si ripeteva un rituale antico davanti ad una calda e profumata pietanza, la “castradina”, una zuppa di carne di montone, essiccata e salata, cotta più volte con foglie di verza.

Fonti: http://www.diocesidichioggia.it/index.php/cronache-della-diocesi/1892-la-madonna-della-salute; http://www.diocesidichioggia.it/index.php/cronache-della-diocesi/1160-madonna-della-salute; http://www.nuovascintilla.com/index.php/en/cultura-67377/9898-la-peste-del-1630-e-la-madonna-della-salutehttp://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/s2magazine/index1.jsp?idPagina=20655