Livietto Capace-Galeota

LIVIETTO CAPACE-GALEOTA

Fanciullo (1910-1917) 2 novembre

bimbo-spalle-papaUn ragazzino italiano che amava molto Gesù e da Lui era ricambiato con grazie del tutto particolari. Per intercessione della SS Vergine Maria viene miracolato all’età di circa 2 anni, ma era troppo candido perchè Dio gli permettesse di contaminarsi con il mondo e a 7 anni lo porta con se in paradiso.

Nato il 30 novembre 1910 nella villa dei suoi genitori presso Vitulazio, in provincia di Caserta. Non aveva ancora due anni e Livietto si ammalò così gravemente, che si temette di perderlo. La madre sua, donna di pietà, fece una dolce violenza al cuore della Madre Santissima, perché le ridonasse sano e buono il suo bambino; e Maria esaudì benignamente le sue preghiere. Livietto guarì e crebbe sì bello e robusto di spirito e di corpo, che era la gioia dei suoi genitori.

Con lo sviluppo fisico si veniva manifestando in lui una tenera pietà infantile; ma allo stesso tempo si pronunciavano fortemente certe disposizioni e tendenze nient’affatto buone. L’orgoglio lo traeva a dominare sugli altri, e l’egoismo lo portava a tenere per sé tutto ciò che v’era di bello e di buono. La saggia madre lo ammoniva che un bravo bambino non deve fare così e Livietto, dotato di buona volontà, si diede subito a rintuzzare questi due difetti.

confessione-bambiniAll’età di quattro anni, un giorno si fece in compagnia dei fratelli e delle sorelle che andavano in chiesa a confessarsi. Per ultimo entrò egli pure nel confessionale senza sapere, naturalmente, che cosa dire. Depose bravamente il cappello sulle ginocchia del confessore il quale lo interrogò con precisione. Lo preparò e infine gli disse di recitare in penitenza due Ave Maria. Livietto pensò tra sé: «Oh! Sarebbe ben stata sufficiente anche una sola Ave Maria!».

Nella cappella delle Suore della Speranza si trovava un giorno un piccolo gruppo di adoratori; vi si aggiunse anche Livietto, come il più piccino: aveva appena quattro anni e mezzo. Durante l’adorazione scoppiò in pianto e proruppe in singhiozzi così forti, che lo si dovette portare a casa. La mamma gli domandò amorevolmente il motivo di quel suo pianto ed egli confessò con candore: «Il sacerdote disse che i bambini cattivi e disubbidienti offendono Gesù!… Io… io sono uno di quelli!… ». La mamma gli mise il cuore in pace ed egli parve soddisfatto.

Ben presto si accese in lui il desiderio della S. Comunione. Quando i fratelli e le sorelle si accostavano alla Comunione, Livietto li seguiva fino ai piedi dell’altare, s’inginocchiava e stava lì attento con le manine giunte e gli occhi sgranati. Essi lo trattenevano con bella maniera dicendo: «Stai via, Livietto; sei ancor troppo piccino e un po’ troppo ostinato».

Ma un giorno il bambino prese in disparte la sua buona mammina alla quale confidava sempre i suoi piccoli segreti. «Senti, mamma,» le disse risoluto «scrivi con la matita ciò che ti detto: io poi ripasserò col pennino sul tuo scritto». «A chi vuoi scrivere, amor mio?». «Voglio scrivere al mio caro Gesù. Egli mi capirà». «E che cosa desideri da Lui?». «Vorrei andare in paradiso! Lassù deve essere mille volte più bello che a Posillipo».

Così nacque la seguente letterina:scrivere-una-lettera

«Caro Gesù! Quando verrò in paradiso? Babbo è andato via, mamma mi ha permesso di scrivere la lettera. I fratelli e le sorelle sono a casa. Ogni giorno recito un’Ave Maria per il babbo. Il tuo Livio».

Ebbe un bel da fare a ricalcare col pennino le parole scritte a matita. Quando ebbe finito, nascose la letterina nel camino e attese con ansia la risposta. Naturalmente doveva scriverla la mamma, e le sue sagge parole dovevano essere ascoltate come parole di Gesù. E non tiene forse la mamma il luogo di Gesù? Dopo alcuni giorni Livietto trovò nel camino la risposta, e la mamma gliela dovette leggere. Quella sua naturale energia di volontà lo rendeva talvolta ostinato e caparbio; tuttavia tendeva sempre a migliorare se stesso.

«Voglio essere buono! Devo riuscire!». Quando mancava in qualche cosa, si rimetteva, dicendo: «Ma così non può andare!». Però Gesù era contento di lui ed egli lo sapeva. Un suo compagno gli aveva detto: «Che vuoi mai che faccia Gesù di te? Non potrà cavarne nulla di buono, perché sei troppo piccolo e troppo ostinato». «I grandi sono cattivi; Gesù, nelle sue grazie, vuol essere più generoso coi piccini!… ».

bambino-con-palloniIl giorno dell’intronizzazione del Sacro Cuore di Gesù, ci fu una bella festa di famiglia. I sei figlioli, in ordine di età, come altrettante canne d’organo, stavano in piedi, recando in mano un giglio e una candela accesa. Avevano scritti i loro proponimenti e li deposero ai piedi della statua del S. Cuore. Anche Livietto aveva fissato sulla carta una lunga litania di buoni propositi.

  1. Non mentirò mai.
  2. Farò delle mortificazioni.
  3. Sarò un po’ più buono che in passato.
  4. Non sarò quasi mai caparbio.
  5. Andrò spesso a confessarmi.
  6. Cederò i giocattoli ai miei fratelli.
  7. Imparerò meglio l’inglese.
  8. Quando mi arriva il Corrierino, lo passerò a Bibi.
  9. Vedrò di non far mai nulla di nascosto.
  10. Quando Anna avrà il suo giornaletto, non glielo prenderò.
  11. Non sarò quasi mai scortese.
  12. Non farò quasi mai l’impertinente coi miei fratelli.
  13. Non prenderò cose che non mi appartengono.
  14. Non farò mai bisticci, né coi fratelli, né con le sorelle.
  15. Non dirò più che i miei fratelli e le mie sorelle hanno ricevuto regali dal babbo ed io e mamma no.
  16. Metterò molti fagioli nella scatola del Bene e neppur uno in quella del Male.

Infatti Livietto aveva due scatole, una buona e l’altra cattiva: se faceva un fioretto, una mortificazione o qualsiasi opera buona, era la scatola buona che riceveva il fagiolino; se invece gli accadeva di fare una scappatella o di tralasciare un dovere, allora era la volta della scatola cattiva.

1mammadellaletteraLe letterine a Gesù continuarono.

«Caro Gesù! Come stai? Sai che ho trovato la tua lettera? Aiutami a esser buono e ubbidiente. Farò un fioretto, perché i peccatori si convertano. Oh! Permettimi di accostarmi presto alla tua santa Comunione! Voglio fare un fioretto, perché le anime del purgatorio vengano nel tuo paradiso. Lasciami venire in cielo con te e con la tua santissima Mamma! Il tuo piccolo Livio».

L’aspirazione di quel cuore innocente era tutta lì: ricevere il suo Gesù nell’Ostia santa. «L’anno venturo potrai ricevere la Comunione», lo assicurò la mamma.

Una mattina Padre Aprea S. J. celebrava la santa Messa. Il vispo fanciullo gli era entrato in simpatia: lo fece venire a sé, e gli suggerì di domandare la Comunione. Livietto, un po’ intimidito dalle numerose domande del catechismo, chinò la testolina sospirando: «Sono ancora troppo piccino e testardo». «Livietto» soggiunse il Padre «se il tuo confessore te lo permette, ti darò io stesso la santa Comunione».

Il suo cuoricino esultava; corse trionfante dal suo confessore.

«Sai che Padre Aprea mi darà la prima Comunione? Perché tu mi dici sempre di no?». «Bene, bene,» disse il Padre «quando la vuoi ricevere?». «Domani mattina». «Domani?… impossibile!… Ecco: se ti prepari bene, se sarai buono e imparerai bene il catechismo, potrai riceverla a Natale». «A Natale?!». Quella parola fu come un secchio d’acqua fredda sul suo cuore ardente; se ne partì mortificato. Egli si diede a studiare il catechismo con tutto lo zelo, e faceva molte domande, perché voleva saper tutto. È naturale che il suo caro Gesù venisse informato di quanto accadeva.

bambino prega rosario«Caro Gesù! Sai? Sto imparando il catechismo. Tra poco verrò a riceverTi per la prima volta nella santa Comunione… Sai che studio con tutta diligenza in compagnia della mamma? Ho studiato anche oggi. Il tuo Livio».

Durante il tempo della preparazione si notò un cambiamento nel piccolo Livio. Di giorno era serio e quieto come un ometto e la sera s’addormentava tardi; la mamma sedeva accanto al suo lettino, ed egli allora le faceva le sue confidenze. «Guarda, mamma:» le disse una sera «il Bambino Gesù è qui in mezzo a noi due!». Quando era coi suoi fratelli, anche nel fervore del gioco, lo interrompeva di tanto in tanto per ritirarsi nell’oratorio di casa e fare la sua preghierina. La mamma lo seguiva inosservata e lo vedeva inginocchiarsi sul gradino dell’altare, con le manine giunte e il viso composto a devoto raccoglimento.

La mamma gli diede un buon consiglio: «Senti, Livietto, prega il tuo confessore che ti permetta di ricevere la prima Comunione nella festa di S. Ignazio». Il confessore acconsentì, benché il suo penitente avesse appena cinque anni e otto mesi. Anche questa novità fu spedita subito in paradiso.

«Caro Gesù! Potrò ricevere la prima Comunione la festa di S. Ignazio… Studio con diligenza il catechismo… Ti prego, fa’ che cessi la guerra!… Ho recitato la preghiera per la pace… Mio buon Gesù, tengo due scatole: una è la buona, l’altra la cattiva. Il tuo Livio». […]

comunione bambinoSpuntò finalmente il felicissimo giorno della prima Comunione! Era il 31 luglio 1916. […]«Mamma, so bene adesso per che cosa tu vuoi che io preghi!… Ho detto a Gesù che io voglio piuttosto morire che commettere un solo peccato!… e non dico un peccato mortale, ma nemmeno il più piccolo...».[…]

«Caro Gesù! Ti ringrazio del grande dono della santa Comunione! Sono felicissimo di poterTi ricevere. Vado ogni giorno alla santa Comunione! Assistimi, perché non Ti offenda e viva per la tua gioia! Il tuo Livio».

A Natale del 1916 una nuova letterina prese il volo verso il cielo, ma arrivò il giorno in cui non arrivavano più le risposte e la mamma gli disse: «Vedi, Livietto, ora sei gia più grandicello e Gesù viene così di frequente nel tuo cuore! …così dopo la santa Comunione risponderà Egli stesso a tutte le tue lettere». Allora fu contento.

[…]A lui, fiero per natura, ripugnavano le bugie e la simulazione. Gli accadeva di commettere uno sbaglio? Correva subito dalla mamma e, arrossendo, le confessava il suo torto. Livietto intercedeva il perdono anche per i suoi fratelli.

Un giorno che il suo confessore era venuto in famiglia, si venne a parlare della gravissima malattia che Livio aveva superato nei primi anni di vita. «Che peccato,» saltò su il fanciullo «ch’io non sia morto allora! Me ne sarei volato diritto in paradiso!». «Se tu fossi morto così piccino,» osservò il Padre «avresti portato in paradiso soltanto la tua innocenza; invece, vivendo più a lungo, porterai con te anche i meriti acquistati».

Nell’estate del 1917 Livietto scoprirono che era molto malato, ma non si riusciva a determinare di quale malattia si trattasse. Eppure Livetto mangiava con appetito, era senza febbre e non sentiva alcun dolore, ma la sentenza fu unanime e tristissima: mamma-e-figli-3«Impossibile salvare il ragazzo! La sua malattia è strana e misteriosa». Ben presto il male s’aggravò; le labbra gli scottavano febbrilmente, il petto era affannoso e il volto aveva le contrazioni dello spasimo. Il 30 ottobre gli venne portato il santo Viatico. Livietto sapeva che la morte era vicina, ma l’aspettava come un’amica, senza ombra di paura. Il passaggio all’eternità era per lui come una passeggiata in giardino.

[…]L’ultimo giorno della sua vita: non parlava più, tanto era debole. Il giorno dei Morti, che coincideva col primo venerdì del mese, sarebbe venuta la morte anche per lui. Dopo una notte inquieta, verso le quattro del mattino, volgendo intorno uno sguardo angosciato, posò gli occhi. sulla sua mamma che gli sedeva accanto.

«Luce, mamma!… luce!… molta luce!».

Era la fine: la mamma recitò insieme con lui l’Anima Christi. Livio mormorò le devote invocazioni, poi si assopì. Verso le undici del 2 novembre 1917 la sua anima pura se ne volò al cielo. Sia ringraziato il Signore che dona alla terra queste anime belle e le preserva dai contagi rovinosi del mondo!

Fontiwww.vocechegrida.it; http://www.santiebeati.it/dettaglio/95001

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