Suor Gina Simionato

SUOR GINA SIMIONATO

Martire (1945 – 2000) 15 ottobre

SUOR GINA SIMIONATOAppartenente alla famiglia religiosa delle Suore Maestre di S. Dorotea, ( le ‘Dorotee di Venezia”) assassinata sulla strada che porta da Gitega a Gihiza, in Burundi, regione africana dei Grandi Laghi, la mattina del 15 ottobre 2000 da un gruppo di uomini armati, mentre si sta recando alla Santa Messa.

Gina Simionato nasce a S. Cristina di Quinto il 31 marzo 1945, seconda di cinque figli. Famiglia modesta di risorse materiali, ma abitata da fede solida, laboriosa sobrietà, saggezza e grande umanità. Il padre, Domenico, morto nel 1980 a 69 anni, faceva l’agricoltore e, per dare una maggior sicurezza alla sua famiglia che, anno dopo anno diventava più numerosa, divenne anche muratore manovale. Insieme con la moglie Giulia Marangon, casalinga, diede la vita e l’educazione a cinque figli: Bruno, Ruggero, Gianfranco, Gina, Luciana. Gina era la secondogenita, nata il 31 marzo 1945. Cresce nella sua parrocchia attraversando le tappe classiche dei Sacramenti della scuola, del catechismo, dell’oratorio, dell’Azione cattolica, del lavoro.

Beato DAMIANO de VEUSTER2

Beato Padre Damiano de Veuster

Il film su Padre Damiano, il missionario redentorista che dà la sua vita tra i lebbrosi di Molokai, la affascina e la sollecita a “un salto di qualità per realizzare la sua vita di battezzata”. Gradualmente Gina si fa più attenta ad un richiamo interiore che insistentemente le si affaccia alla coscienza: portare il Vangelo nel mondo lontano.

Il 2 ottobre 1963 appena diciottenne, entra nel noviziato delle Suore Dorotee a Venezia. Dopo la prima professione, viene inviata in alcune comunità di Romagna, Lombardia, Veneto dove si confronta con la vita, la spiritualità e la missione dell’Istituto.

A Como nella comunità dell’Istituto Bonoli, orfanatrofio e centro di accoglienza di bambini con situazioni familiari problematiche studia ed ottiene il diploma di insegnante di scuola materna. Da lì è trasferita a Padova-collegio Vanzo, poi a Cascina Amata (CO) nella scuola materna, a Thiene (VI) presso il soggiorno giovanile Chilesotti-Velo che ospita bambini e ragazzi orfani o con famiglie in difficoltà, a Lastebasse (VI) nella scuola materna. Sono ormai passati undici anni dalla sua entrata nell’Istituto. Nel 1968 da Venezia sono partite tre suore per il servizio alla nunziatura apostolica di Bujumbura in Burundi, nel 1969 avviene l’unione tra gli istituti di Venezia, Brescia e Lucca. Brescia è presente in Burundi con la comunità di Rukago e Lucca in Bolivia con alcune comunità in Cochabamba e zone circostanti. Nel 1972 suor Elvira ha emesso la professione perpetua e la sua domanda di andare in missione è ancora li, nel cassetto.

Nel 1975, da Lastebasse, minuscolo paese dell’alto Vicentino, sr. Gina parte per il Burundi, stato dell’Africa Centrale. Inizia così la sua esperienza missionaria che durerà 25 anni. “Questa speranza, che di tanto in tanto tendeva a spegnersi si è avverata in circostanze provvidenziali e nel 1975 ho messo per la prima volta il mio SUOR GINA SIMIONATO1piede in terra d Africa, in Burundi. Ho capito in quel momento che se Dio mette in cuore un desiderio sincero di bene, a suo tempo e a suo modo ce lo fa realizzare

Nel 1980 si specializza come infermiera, e da allora vive a fianco dei malati, infaticabile e generosa. Nel 1985 l’odio contro la Chiesa cattolica si concretizza nel rinvio in massa dei missionari. Suor Gina, infermiera e animatrice pastorale, vive per dodici anni a Matara, fino al 30 marzo 1987 quando rientra in Italia, espulsa insieme a tanti missionari dal governo burundese. Lei stessa così descrive questa esperienza: “Vi assicuro che non si resta indifferenti davanti a una espulsione da un luogo in cui dopo tanti sforzi ti sei ambientata, studiando la lingua e i costumi e dove hai dato il meglio dite stessa a questo popolo”.

Suor Gina rientra in Italia e, con la stessa dedizione avuta con la popolazione dell’Africa, si mette a disposizione delle consorelle anziane ed ammalate dell’infermeria di “Casa Madre” a Venezia.

Il 1° settembre 1988 suor Gina lascia nuovamente l’Italia per lo Zaire, ora Repubblica democratica del Congo, e si inserisce nella comunità di Mbobero, zona dei Grandi Laghi. Qui i padri Barnabiti animavano una grossa parrocchia e un dispensano per la cura degli ammalati. La direzione viene affidata a suor Gina. Ella, con sensibilità e attenzione, presta il suo prezioso servizio a migliaia di sofferenti nel corpo e nello spirito. Lo fa per otto anni fino all’ottobre 1996, quando scoppia la guerra in quella regione. Lei condivide la sorte della popolazione divenendo fuggiasca insieme con le consorelle africane che “erano cercate a morte”.

SUOR GINA SIMIONATO2Il 14 settembre 1998 rientra in Burundi nella comunità di Gihiza come superiora della comunità.

La mattina di domenica 15 ottobre 2000, alle ore 6.50, su un rettilineo che congiunge Gitega con Gihiza, mentre è alla guida della vettura che, insieme con le altre tre consorelle della comunità e un custode del gran seminario, la porta alla parrocchia per la Messa, suor Gina viene brutalmente massacrata a colpi di mitra da un gruppo di uomini che l’hanno attesa, proprio per ‘toglierla di mezzo”. Il suo sangue inzuppa le vesti delle consorelle, testimoni miracolosamente incolumi, della sua morte.

Il suo corpo resta sulla strada, raccolto in un secondo momento, portato a Gitega, nella comunità delle suore Operaie della S. Casa di Nazareth, lì ricomposto, vegliato e preparato per il trasporto in Italia, nella terra natale di S. Cristina, per desiderio di mamma Giulia. Ma alcuni resti del suo corpo martoriato rimangono a Gitega, sepolti nel giardino delle Suore Operaie, segno del suo dono al popolo del Burundi, sullo stile di Gesù che, per amore, dà la vita per i suoi amici.

Suor Gina non ha cercato il sacrificio cruento, lo aveva però messo in conto, e accolto in perfetta libertà e responsabilità. E a lei, di fatto, è stato dato di partecipare al mistero di Cristo Gesù che: “avendo amato ardentemente i suoi, li amò fino alla fine”. A lei è stato dato di portare a compimento il testamento del Fondatore delle Dorotee, don Luca Passi, il quale sul suo letto di morte invitava ciascuna alla sequela di Cristo con queste parole: “La salvezza di una sola persona, non è costato a Gesù tutto il suo sangue? E voi che farete?Bisogna dare anche la vita per la salvezza di una sola anima.

Fonte: http://www.santiebeati.it/dettaglio/95305