Alessandro Volta

ALESSANDRO VOLTA

Scienziato e fisico (1745-1827) 5 marzo

Alessandro_Volta (1)Conosciuto più per i suoi studi e le sue invenzioni, Volta fu uomo molto umile e dalle notevoli qualità morali, seppur non privo di difetti. Pochissimo, infine, si è analizzato del Volta credente, a cui pertanto rivolgiamo l’attenzione, pur senza dimenticare gli altri aspetti.

Alessandro Volta nasce a Como, ultimo di sette fratelli, il 18 febbraio 1745, da don Filippo e donna Maddalena dei conti Inzaghi. Com’era usanza presso la nobiltà del tempo, Alessandro fu messo a balia per quasi tre anni presso una donna il cui marito era un abile costruttore di barometri e termometri, sicché una lapide recita che “gli infuse quell’amore per la scienza che lo portò alla pila”.

Si racconta che Alessandro fu tardo a parlare e fino a sette anni molto incerto nel discorrere, ma subito dopo rivela particolari capacità e interessi nello studio, così da far esclamare al padre Filippo:Avevo in casa un diamante e non me n’ero avveduto“. Alessandro_VoltaAlla prematura morte di Filippo (1752) – che aveva sperperato un patrimonio con la sua fin troppo allegra prodigalità -, la famiglia è costretta a dividersi: Alessandro, con la madre e le tre sorelle (Marianna, Cecilia e Chiara: le prime due vestiranno in seguito l’abito monacale), va presso lo zio Alessandro, canonico, mentre gli altri tre fratelli (Giuseppe, Luigi e Giovanni) si trasferiranno da un altro zio, l’arcidiacono Antonio e, secondo l’uso del tempo, abbracceranno presto la vocazione degli zii (due nel Capitolo cattedrale e il terzo nell’Ordine domenicano).

Nel 1757 Alessandro inizia gli studi umanistici, retorici e filosofici presso il Collegio dei gesuiti a Como e risulta che, nonostante la vivacità del carattere, fu sempre il primo della classe, sbrigando in un’ora quello che per gli altri richiedeva molto più tempo e dedicando tutte le ore “risparmiate” allo studio dei fenomeni naturali: tanto che a soli 12 anni compose sull’argomento un trattatello di notevole interesse. Spicca anche nel latino e italiano – gli autori preferiti sono Virgilio e Tasso, ma legge anche il De rerum natura di Lucrezio e, imitandolo, scrive un carme di 492 esametri in latino sulle più recenti scoperte di fisica – e da solo, a 13 anni, impara il francese. In pieno Enciclopedismo colpisce la grinta del Volta nello studiare quei testi anticattolici, per confutarne gli errori.

alessandro volta2Scrisse alcune poesie in cui manifestava evidenti segni vocazionali. I suoi parenti decisero di toglierlo dai gesuiti e lo misero nel Seminario Benzi.

È un periodo, comunque, nel quale Alessandro scrive molto, componendo poesie in latino, italiano e francese, mentre, a conferma dei suoi interessi anche biblico-teologici, ricordiamo che nel 1762, a 17 anni, durante la villeggiatura a Gravedona, scrive ben 11 quaderni, senza l’ausilio di nessun testo, in cui sostiene (contro l’amico Gattoni) che pure negli animali c’è un qualche principio di spiritualità.

Finito il liceo nel Seminario Benzi, nonostante le pressioni dello zio canonico perché intraprendesse gli studi forensi, abbandona ogni curriculum regolare e procede da autodidatta nello studio dei fenomeni elettrici.

Nel 1769, appena ventiquattrenne, pubblica il suo primo lavoro una ricerca sulle forze elettrice e nel 1771 un secondo trattato di fisica e biologia. Nel 1774, pressato da esigenze finanziarie, chiede un incarico d’insegnamento. Le nuove responsabilità non gli impediscono di continuare le ricerche e, costruisce (nel 1775) un nuovo apparecchio in grado di fornire elettricità senza bisogno di un continuo strofinio, come nelle macchine elettrostatiche allora in uso. Questo nuovo strumento, chiamato dal alessandro voltaVolta stesso “elettroforo perpetuo“, viene subito utilizzato in tutti i laboratori europei, perciò stesso guadagnando al Volta una fama internazionale, che egli abilmente svilupperà con i numerosi viaggi di studio in Germania, Svizzera, Olanda, Francia, Inghilterra e Austria.

Nel 1778 il conte Firmian lo nomina professore di Fisica Particolare all’Università Ticinense e nel 1785, secondo la pratica del tempo, gli studenti lo eleggono rettore. Nell’Ateneo pavese il Volta si dedica non solo all’insegnamento, ma pure a ristrutturare il laboratorio di Fisica, arricchendolo di molti strumenti, progettati direttamente o comprati nei suoi viaggi all’estero.

L’ipotesi voltiana, respinta da Galvani e dai sostenitori dell’elettricità animale, dà inizio a una disputa che investe il mondo scientifico europeo, dividendolo in galvaniani e voltiani. Inevitabilmente con la fama giunsero anche gli onori. Dopo aver comunicato la sua invenzione nel 1800 alla Royal Society di Londra, Volta illustra la pila nel 1801 all’Institut de France, presente Napoleone Bonaparte, che lo premia con una medaglia d’oro.

alessandro volta1Ma il Comasco era talmente umile da scrivere: “In mezzo a tante cose che devono certo farmi piacere, e che sono fin troppo lusinghiere, io non m’invanisco a segno di credermi più di quello che sono; e alla vita agiata da una vana gloria preferisco la tranquillità della vita domestica“.

L’indole mite e l’istintiva prudenza contadina lo rendevano incapace di avviare questioni che sapeva avrebbero eccitato gli animi, sollevando inevitabilmente risentimento e livore.

 

Dopo gli amoretti giovanili e gli innocui flirt romantici si lega sentimentalmente con Marianna Paris, una cantante di teatro romana. Ma questa professione crea il finimondo in famiglia. Volta teme che Marianna, se abbandonata, discenda la china e si perda, ma alla fine e lei stessa a lasciarlo, mentre Alessandro sente che ormai bisogna trovare una donna per la vita. Già nuove dame cercano di espugnare il suo cuore, ma sarà Teresa Peregrini a spuntarla, il 22 settembre 1794, nella chiesa di San Provino in Como che gli diede non solo un’indicibile pace domestica, ma anche tre figli: Luigi, Flaminio e Zanino.

Del secondogenito, poi, che mostrava spiccata inclinazione per la matematica, si pronosticava che avrebbe emulato il padre. Sono anni felici e relativamente calmi, ma col 1814 – quando Flaminio (diciottenne) muore di encefalite – comincia la parabola discendente e nel Volta s’intensifica la profonda religiosità di sempre, che ora tocca punte quasi mistiche: preghiere, mortificazioni Messa anche alessandro volta3quotidiana, frequenza ai sacramenti (confessione e comunione), recita quotidiana del rosario, catechismo -, minimamente attenuatasi nel corso degli anni e sempre nutrita con gli studi biblico-teologici e apologetici.

Negli anni d’insegnamento al Ginnasio di Como aveva insegnato la dottrina cristiana ai fanciulli nella chiesa parrocchiale di San Donnino. Vogliamo ricordare anche il suo zelo nell’aiutare quanti si trovavano in crisi di fede. Silvio Pellico era istritutore dei suoi figli al tempo praticamente ateo, il Volta gli rispose con tali argomentazioni da mettergli in cuore quel germe di fede che poi maturerà nel carcere dello Spielberg.

Possiamo affermare che la ricerca delle leggi fisiche non imprigionò la sua mente nella materia, bensì gli rese più facile il sentire la voce dell’Essere primo, immutabile e necessario che potentemente lo traeva a sé. E quando, dopo il 1814 – con la morte prematura del secondogenito e la fine del mito napoleonico -, tutto sembra crollare, egli progressivamente abbandona quella scena del mondo che tanti onori gli aveva conferito e, intensificando la sua unione con Dio, si ritira nella villa di campagna, a Camnago (1819), dove muore il 5 marzo 1827.

Fontiwww.culturacattolica.ithttp://www.santiebeati.it/dettaglio/95476