I SANTI E LA PROVVIDENZA

I SANTI E LA PROVVIDENZA

ProvvidenzaDio non improvvisa, ha tutto programmato dall’eternità e lo realizza nella misura in cui noi, liberamente e coscientemente, collaboriamo con la sua provvidenza e i santi ce ne danno testimonianza.

Considerato che ogni santo è un caso particolare e Dio lo guida in modo personale, comunque possiamo dire che, in tutti loro si manifesta in modo evidente la presenza e l’amore di Dio fino al punto di prendersi il gusto di farli santi, secondo il progetto che lui aveva per ognuno da tutta l’eternità.

San Giovanni da Capistrano (1384-1456) era governatore della città di Perugia. Quando scoppiò la guerra con quelli di Rimini, fu incarcerato. Tentando di evadere, si fratturò un piede, dovette rimanere in carcere, ed ebbe molto tempo per riflettere. Quando fu rimesso in libertà non volle più dedicarsi alle cose del mondo, poiché quel periodo in carcere fu per lui un tempo di grazia, che lo convinse della fugacità della vita. Per questo decise di dedicare la sua vita a Dio, si fece religioso francescano e diventò un grande santo.

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Sant’Ignazio di Loyola

Qualcosa di simile possiamo dire di sant’Ignazio di Loyola (1491-1556), che durante il tempo in cui dovette restare inattivo, per essere stato ferito a Pamplona, si dedicò a leggere libri spirituali, che gli fecero lasciare la vita militare per dedicarsi completamente e per sempre a Dio.

Nella vita di san Giovanni della Croce (1542-1591), il tempo che trascorse in carcere fu per lui il tempo di maggior sofferenza, ma anche il tempo in cui Dio lo portò alle più elevate vette dello spirito e fu allora che scrisse le sue migliori poesie mistiche.

Per San Francesco Borgia († 1572), la vista del cadavere dell’imperatrice di Spagna, decomposto e maleodorante, fu il motivo determinante per rinunciare alla vita mondana e dedicarsi ad un re che non sarebbe mai morto.

Santa Teresa di Gesù (1515-1582) ci racconta come nella sua vita fu gravemente inferma, rimase anche tre giorni come morta e per tre anni, dal 1539 al 1542, paralitica. Ma tutto questo fu una provvidenza divina per convertirla totalmente al suo amore. Dice: “Ero all’estremo della debolezza, solo le ossa resistevano. Questo durò più di otto mesi, ma rimasi paralizzata per quasi tre anni, anche se con migliramenti. Quando cominciai a muovermi a gattoni, ringraziai Dio. Tutto sopportai con grande rassegnazione, anche se all’inizio non con molta gioia, per i grandi dolori e tormenti. Aderivo profondamente alla volontà di Dio, anche se mi avesse lasciata così per sempre” (Vita, 6, 1).

1Giovanni_di_Dio_CSan Giovanni di Dio (1495-1550) dice: “Sono talmente tanti i poveri che vengono qui che io stesso, molte volte, sono stupito di come si possano nutrire, ma Gesù Cristo provvede a tutto e dà loro da mangiare. Poiché la città (Granada) è grande e molto fredda, specialmente ora d’inverno, sono molti i poveri che giungono a questa casa di Dio. Tra tutti, infermi e sani, gente di servizio e pellegrini, vi sono più di centodieci persone. Poiché questa è la casa generale, generalmente qui si ricevono ogni sorta di gente ed ammalati: così vi sono rattrappiti, storpi, lebbrosi, muti, matti, paralitici ed oltre a questi, molti altri pellegrini e viandanti che si raccolgono qui; noi diamo loro fuoco ed acqua, sale e recipienti per cucinare i cibi. Per tutto questo non ci sono soldi, ma Gesù Cristo provvede a tutto”.

La vita della beata Anna Caterina Emmerick (1774-1824) soffrì come anima vittima per la salvezza del mondo. Spesso il suo angelo custode la portava, in bilocazione, in luoghi lontani per il mondo ad aiutare persone che erano in pericolo di morte o in gravi necessità. Racconta: “Una volta il visconte di Galen mi obbligò a ricevere due monete d’oro, che avrei dovuto dividere tra i poveri a suo nome. Le cambiai in piccole monete e con il ricavato feci fare abiti e scarpe che poi diedi ai poveri. Ebbi una meravigliosa benedizione di Dio su queste monete, poiché tutte le volte che le cambiavo in spiccioli, ritrovavo le due monete d’oro nel mio borsellino e così le facevo cambiare di nuovo. Questo durò più di un anno e con questo denaro ho potuto soccorrere molti poveri”.

San Giovanni Bosco (1815-1888) ha una vita piena di aneddoti sulla provvidenzaAll’inizio del 1858, Don Bosco doveva pagare un grosso debito così dice ad alcuni giovani: «Oggi andrò a Torino e voi, mentre io sono fuori alternatevi davanti al tabernacolo per ragazzi_donboscopregare». Mentre Don Bosco camminava per Torino, si avvicinò uno sconosciuto e dopo il saluto gli chiese: «Don Bosco, ha bisogno di soldi?Sì, certamente.Se è così, prenda»; e gli diede una busta con vari biglietti da mille, allontanandosi in fretta. Era un atto della provvidenza e Don Bosco ordinò immediatamente di pagare i suoi creditori. Un caso analogo ci fu anche l’anno dopo per una cifra ben più alta. Mentre i ragazzi sono in preghiera davanti al SS Sacramento, Don Bosco si affida alla Madonna della Consolata e di lì a poco uno sconosciuto molto elegante gli si avvicina: “Lei è Don Bosco? – Sì, per servirla. – Il mio padrone mi ha incaricato di darle questa busta.-  Anche in quella occasione ci fu denaro sufficiente per pagare tutti i debiti. Un giorno del 1860 Don Bosco non ha pane sufficiente per la colazione dei suoi bambini, chiede loro di radunare quel poco che c’è in dispensa e terminate le confessioni prende i 15 panini trovati e li distribuisce a circa 400 ragazzi, quel che rimase furono solo i 15 panini trovati. Ma ciò accadde anche con le castagne e per ben 4 volte con le Ostie Consacrate. In tutti questi miracoli, Dio, con la provvidenza, premiava la fede di Don Bosco e lo soccorreva nelle sue necessità. 

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Beata Rosa Gattorno

La beata Rosa Gattorno (1831-1900) racconta il 17 giugno 1890: “Mentre pagavo i conti che erano molti, mi commuovevo, perché il denaro mi aumentava tra le mani; davo sempre e questo si moltiplicava… […] Mi dovetti fare violenza perché le altre non si accorgessero di ciò che provavo”.

Santa Teresina del Bambin Gesù (1873-1897) ci parla di come la provvidenza di Dio si servì di lei per poter portare l’amore ed il perdono ad un criminale di nome Prazini, ci racconta come Dio le dimostrava il suo amore e la sua provvidenza nei piccoli dettagli come far nevicare il giorno della sua vestizione. Dice: “Avevo sempre desiderato che il giorno della mia vestizione la natura fosse come me, vestita di bianco… Quale delicatezza da parte di Gesù! Soddisfacendo i desideri della sua piccola promessa sposa, le dava la neve. Quale essere mortale per potente che sia può far cadere la neve dal cielo per compiacere la sua amata?” (MA f. 73).

San Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786-1842) è un santo che credeva in modo speciale nella provvidenza di Dio. Il 2 settembre 1827 dopo aver dato l’estrema unzione ad una donna rifiutata da tutti gli ospedali sente nascere in se il desiderio di creare strutture in grado di curare proprio i malati che nessuno voleva. Attualmente, vi sono cento case come questa, piccoli cottolenghi in Italia, Stati Uniti, India e Africa. Tutte le sue opere sociali le fece a credito e in nome della divina provvidenza. Egli diceva ai suoi collaboratori: giuseppe benedetto cottolengo 01Se conserviamo il pane ed il denaro per domani, per il mese prossimo o per l’anno che verrà, offendiamo la divina provvidenza, poiché questa è la stessa oggi, domani e sempre”. Diceva anche: “Il Signore pensa a noi più di quanto noi pensiamo a lui e fa le cose infinitamente meglio di quello che noi possiamo pensare. La sua provvidenza fa sempre tutto bene”. Nominò la Vergine, Signora e Patrona della “Piccola casa della divina provvidenza”.

San Luigi Orione (1872-1940) è un altro grande santo della provvidenza. Fondò la “Piccola opera della divina provvidenza” per educare i giovani e curare i più bisognosi. Fondò anche congregazioni di religiosi e religiose, perché continuassero l’opera. Un giorno, don Orione era oppresso dai debiti: non volevano dargli il pane né altri alimenti a credito per i suoi bambini. Tutti pregarono con fervore san Giuseppe. Durante la novena, si presenta un signore che voleva parlare con lui. Era giovane, con la barba bionda. Gli disse: è lei il superiore? Qui c’è un’offerta per lei. – Ma devo celebrare alcune messe o posso fare qualcosa per lei?No, solamente continuare a pregare. Nel giro di pochi minuti era sparito, alcuni dissero che si trattava dello stesso san Giuseppe che stavano pregando. Il fatto è che diede la quantità sufficiente per pagare i debiti più consistenti ed urgenti e lasciò un sollievo enorme nel suo cuore.

Un giorno del 1900, gli regalarono un paio di scarpe nuove ch’egli senza esitazione regalò ad un mendicante. Quel gesto gli le critiche di un medico ateo valse che alcuni anni più tardi, in punto di morte acconsentì a confessarsi, ma solo da Don Orione.

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Don Luigi Orione

Don Orione arrivò da Roma, dove si trovava, lo confessò e gli diede la comunione e disse: “Nell’economia della provvidenza, anche un paio di scarpe regalate possono servire per la conquista di un’anima.” Nel 1922, don Orione  voleva acquistare una bella proprietà che costava 400.000 lire, ma non aveva un centesimo. Si rivolse fiducioso a ai santi e alla Beata Vergine Maria, finchè. Una sera andò al cimitero a pregare il rosario per chiedere aiuto anche alle anime del purgatorio. Dopo tre giorni, venne una ricca e anziana signora molto tirchia, gridandogli: “Lei vuole uccidermi? Com’è possibile che lei un sacerdote, venga in casa mia di notte e mi guardi con certi occhi co­me se io fossi un demonio?” Sosteneva che da tre notti Don Orione si recava nella sua camera da letto per fissarla.Se lei mi lascia dormire tranquilla e non viene più in casa mia, le darò 150.000 lire”. Egli comprese che si trattava di un’anima del purgatorio e accetto il denaro.

Il 9 aprile 1929 mentre pregava in una chiesa gli rubarono i documenti e il permesso di viaggiare gratis. Recatosi al relativo ministero per chiedere un nuovo permesso i funzionari furono così colpiti dalle sue parole che gli chiesero di confessarsi. Don Orione disse: “Dio permette il male per tirare fuori il bene. Dio permise che mi derubassero per darmi l’occasione di salvare anime. Che se ne vada il denaro e che vengano le a­nime!” Un giorno in cui aveva grossi debiti, andò a visitare un milionario, noto per la vita scandalosa e dopo avergli parlato delle sue opere, l’uomo gli dette 200.000 lire e lui disse: “La provvidenza si serve anche dei peccatori che vogliono convertirsi”.

S. GIOVANNI CALABRIA2San Giovanni Calabria († 1954) era ancora un giovane sacerdote quando una notte in cui non riusciva a dormire si mise a leggere tutto d’un fiato il Vangelo come non lo aveva mai letto prima, provando un’emozione straordinaria. Da quel giorno, comprese appieno l’amore provvidenziale di Dio ed iniziò ad accogliere tutti i bambini poveri che incontrava e Dio tramite benefattori e miracoli non gli fece mai mancare il necessario. Molte volte, meditava le parole di Gesù: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutto il re­sto vi sarà dato in aggiunta”. Si commuoveva nel verificare che era così e poteva garantirlo con la propria esperienza. Diceva: “O si crede o non si crede nel Vangelo. Se si crede in esso, dobbiamo credere nell’amore di Dio e nella sua amorosa provvidenza”. Un giorno aveva bisogno di denaro per pagare i debiti. Andò alla posta, sperando in qualche buona notizia, ma trovò solo cinquanta lire. Allora cercò alcuni poveri nelle vicinanze per distribuire questa piccola somma, convinto che in questo modo la provvidenza l’avrebbe aiutato, poiché Gesù disse: “Date e vi sarà dato” (Lc 6, 38) e così accadde.

Il servo di Dio Fulton Sheen, arcivescovo di New York, racconta: “Stavo studiando all’Università di Lovaine (Belgio) e, desiderando celebrare il quinto anniversario della mia ordinazione sacerdotale, decisi di andare a Lourdes. Avevo abbastanza denaro per andare a Lourdes, ma non sufficiente per vivere lì, una volta arrivato. Decisi che se avessi avuto abbastanza fede per andare a Lourdes, sarebbe spettato alla Madonna trovarmi da alloggiare. Arrivai a Lourdes senza un centesimo, alloggiai in uno dei migliori hotel, il che non era una bella cosa. Avevo deciso che se la Santissima Vergine mi avesse pagato il conto dell’hotel, sarebbe stato per lei lo stesso pagarne uno grande o uno piccolo. Il mio proposito era rimanere nove giorni e fare una novena di supplica.

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Fulton Sheen Arcivescovo di New Jork

Il quinto giorno, ricevetti il conto dell’hotel: era veramente terrificante. Ebbi visioni di gendarmi, carceri francesi, avvocati americani… Così arrivò il nono giorno. Al mattino non accadde nulla, la cosa si fece seria. Decisi di dare un’altra opportunità alla Madonna. Perciò alle dieci di sera mi diressi alla grotta e mi inginocchiai per fare un’ultima supplica. Mentre ero inginocchiato, un signore mi toccò la spalla e disse: – è americano?Sì. Parla francese? – – . E mi propose di andare con la sua famiglia a Parigi per fare da interprete. Poi mi chiese qualcosa di veramente interessante: “Ha pagato il conto dell’hotel? Io gli diedi il conto. Andammo a Parigi, dove rimasi con lui una settimana. Al termine mi chiese: Le dispiacerebbe prendere il mio indirizzo al fondo di un assegno? – No, gli risposi. Ritornai a Lovanio con molto più denaro di quello che avevo alla partenza... L’insegnamento è che i miracoli iniziati a Cana di Galilea per intercessione di Maria, non sono ancora terminati”.

Nella vita del santo Padre Pio di Pietrelcina si racconta che molte volte aveva problemi per pagare le spese degli operai del grande complesso ospedaliero della Casa Sollievo della Sof­ferenza che si stava costruendo a San Giovanni Rotondo. Ma lui confidava sempre nella divina provvidenza e non fu mai deluso. ospedale dott sanguinetti casa piccolaGuglielmo Sanguinetti o Carlo Kisvarday, suoi intimi collaboratori, erano testimoni di come, frequentemente, all’ultimo momento arrivava un aiuto per posta o si presentava qualche benefattore. Non mancò mai l’essenziale per trovare una soluzione ai problemi più urgenti. Per questo, confidare nella divina provvidenza è sempre un buon affare, poiché Dio non si lascia mai vincere in generosità né permetterà che siamo defraudati. A volte può tardare, per farci sentire di più la necessità di ricorrere a lui, ma, alla fine, tiene sempre fede alla sua promessa e viene sempre in nostro soccorso in tutte le nostre necessità.

Santa Madre Teresa di Calcutta molte volte diceva: “Per ciò che riguarda i beni materiali, noi dipendiamo completamente dalla provvidenza di Dio. Non siamo mai state obbligate a rifiutare qualcuno per mancanza di mezzi. Abbiamo sempre avuto un letto ed un piatto in più. Poiché Dio si prende cura dei suoi figli poveri… A Calcutta ogni giorno diamo da mangiare a 10.000 infermi. Un giorno venne la sorella incaricata del pranzo e mi disse:Madre, non abbiamo nulla per dar da mangiare a tanta gente. Io fui molto sorpresa, perché era la prima volta che accadeva una cosa simile. Ma, alle nove di mattina, arrivò un camion pieno di pane.Madre-Teresa-di-Calcutta-11 Tutti i giorni il governo dava ai bambini delle scuole povere un pezzo di pane ed un bicchiere di latte. Non so per quale ragione, quel giorno, le scuole della città rimasero chiuse e ci inviarono tutto il pane. Come vedete, Dio aveva chiuso le scuole, perché non poteva permettere che la nostra gente rimanesse senza mangiare. E fu la prima volta che poterono mangiare pane di buona qualità fino a saziarsi completamente. 

Un giorno non avevamo assolutamente nulla per cenare. E non ci mancava l’appetito. Inaspettatamente, si presentò una signora che nessuno di noi conosceva. Ci disse: – Non so perché, ma mi sono sentita spinta a portarvi queste borse di riso. Spero che vi siano utili. – Nell’aprirle, ci siamo rese conto che contenevano esattamente la quantità necessaria per la cena. Quando aprirono la prima casa a New York, il cardinale Cooke era molto preoccupato per il mantenimento e voleva destinare un fondo mensile così per non offenderlo in tono scherzoso Madre Teresa disse: – Eminenza, pensa forse che Dio dovrà dichiarare fallimento proprio a New York?”

beata-madre-teresa-di-calcuttaLa nostra fiducia nella provvidenza si riassume in una fede salda e vigorosa: Dio può aiutarci e ci aiuterà. Che può, è evidente, perché è onnipotente; che lo farà è certo, perché lo promise in molti passi del Vangelo e lui è infinitamente fedele alle sue promesse…” 

Un uomo arrivò un giorno da Madre Teresa e le disse: – Madre, la mia unica figlia sta morendo. Il dottore le ha prescritto una medicina che non si può trovare in India, ma solo all’estero. Madre, supplicava, faccia qualcosa per mia figlia.- Si presentò un altro signore con una cassa di medicine sulle braccia e proprio in cima vi era il farmaco necessario. Era arrivato nel momento giusto ed essendo sopra la cassa era stato possibile trovarlo immediatamente. “Questo mi fece pensare che con i milioni di bambini che ci sono nel mondo, Dio aveva il tempo per prendersi cura di quella piccolina, sperduta nei sobborghi di Calcutta. È qui l’amore tenero di nostro Dio Padre, manifestato ad una povera creatura di Calcutta.

Padre Pedro Arribas dice che un giorno parlava con Madre Te­resa su un progetto per bambini abbandonati di Caracas.Di fronte ai miei dubbi per la difficoltà di trovare un terreno ap­pro­priato in una zona superpopolata, mi interruppe dicendo: Padre, non si preoccupi, perché se Dio vuole, troverà il terreno. Abbia fede e lo cerchi. La settimana dopo, insperatamente, ottenemmo la donazione di un terreno di sei ettari nel cuore della zona desiderata.

BEATA TERESA DI CALCUTTAVeramente Dio è meraviglioso e amoroso con suoi amati figli. Per questo, desidera che gli chiediamo con piena fiducia quello di cui abbiamo bisogno: “Chiedete e vi sarà dato” (Mt 7, 7). “Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!” (Mt 7, 11). Dio vuole che gli domandiamo, ma vuole anche che condividiamo quello che abbiamo per poterci dare il cento per uno. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia. Del resto Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene” (2 Cor 9, 7-8).

MADRE TERESA DI CALCUTTA1Dio non si fa mai vincere in generosità. Per questo dice: “Date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante. La misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio” (Lc 6, 38). Non dimentichiamo mai il “Date e vi sarà dato”. Dio ci invita ad essere generosi con i nostri fratelli più bisognosi. Diamo loro, soprattutto, il nostro amore sincero, la nostra compagnia e comprensione. Un uomo che era stato curato dalle sorelle di Madre Teresa toccato dal loro amore smise di bere e al suo primo salario lo consegnò loro dicendo: – Desidero che voi siate per gli altri Amore di Dio come lo foste con me.Madre Teresa di Calcutta

In questa stessa città andai anche a visitare un anziano. La sua casa era in uno stato orribile. Volevo pulirla, ma mi disse: – Io sto bene così. – Dopo averlo pregato, mi permise di pulirla. In casa aveva una bellissima lampada coperta di polvere. – Perché non accende la lampada?Per che cosa? Nessuno viene a vedermi. Non ho bisogno di questa lampada.E accenderà la lampada, se le Sorelle verranno a visitarla?Sì, in questo caso, sì. Ultimamente, mi inviò un messaggio: La luce che illuminò la mia vita continua a brillare nel mio cuore.

C’è molta gente che ha bisogno d’amore, cominciando da casa nostra. Date amore ai vostri figli, al marito, alla moglie, al vicino e a tutti quelli che vi sono accanto”.

Santa Caterina da Siena, nella sua opera Il dialogo, ci parla di ciò che le dice Dio Padre della provvidenza divina: “...Io sono la provvidenza suprema che non manca mai né all’anima né al corpo di quelli che confidano in me. […] Tutto è stato creato dalla mia bontà per essergli utile. Per questo, da qualsiasi parte guarderà, spirituale o temporale, non troverà altro che il fuoco e la grandezza del mio amore con la maggiore e più perfetta provvidenza… Infiniti sono i modi della provvidenza che impiego con l’anima peccatrice per toglierla dalla colpa 4santa Caterina da Siena7del peccato mortale… […] A volte, li purifico con molte tribolazioni perché diano il migliore e più soave frutto (spirituale). Oh, quanto soave e dolce è questo frutto e di quanta utilità per l’anima che soffre senza colpa! Se lei lo capisse, non ci sarebbe nulla che non farebbe con zelo ed allegria pur di soffrire.

Ti ricordi di quell’anima che, arrivando in chiesa con grande de­siderio di comunicarsi ed avvicinandosi al sacerdote che era all’altare, lui rispose che non le avrebbe dato la comunione? In lei crebbe il pianto ed il desiderio, e nel sacerdote, quando arrivò all’offertorio del calice, crebbe il rimorso di coscienza. E poiché io lavoravo in quel cuore, il sacerdote lo manifestò, dicendo al chierichetto: – Domandale, se vuole comunicarsi, le darò la comunione. – Io l’avevo permesso per farla crescere in fedeltà e speranza

Ricordi il tuo glorioso padre Domingo, quando trovandosi i fratelli in necessità, essendo arrivata l’ora e non avendo da mangiare, il mio amato servitore Domingo, confidando nella mia provvidenza, disse: – Figli, mettetevi a tavola. I fratelli obbedendo al suo ordine, si misero a tavola. Allora, io che soccorro chi confida in me, inviai due angeli con del pane bianchissimo, e così abbondante, che ne ebbero per molti giorni…

Alcune volte, provvedo moltiplicando una piccola quantità, che non sarebbe sufficiente per essi, come sai della dolce vergine Ines (di Montepulciano)… Lei fondò un monastero ed all’inizio vi riunì diciotto ragazze senza nulla, solo con la mia provvidenza. Una volta, permisi che restassero senza pane per tre giorni, unicamente con delle verdure. Se mi domandi: Perché le trattasti in quel modo, quando mi hai appena detto che mai vieni meno ai tuoi servi che sperano in te e sono bisognosi? Ti risponderei che lo feci e permisi per estasiarle con la mia provvidenza, in modo che, con il miracolo che seguì dopo, avessero il materiale per mettere il loro principio e fondamento nella luce della fede. A chi accadesse qualcosa di simile o altro, sappia che in quella verdura o in altro, mettevo, davo e do una potenzialità per il corpo umano di modo che si senta meglio con essa (e talvolta ciò avviene con nulla) di come stava prima con il pane o altre cose che occorrono per la vita dell’uomo.

paneMentre Ines volgeva gli occhi del suo spirito verso di me, con la luce della fede, disse: – Padre e Signore mio, sposo eterno, mi hai fatto tirar fuori queste figlie dalle case dei genitori perché morissero di fame? Provvedi, Signore, alle loro necessità. – Io stesso facevo in modo che chiedesse. Mi rallegravo, comprovando la sua fede e la umile orazione, e la gradivo. Estesi la mia provvidenza a quello che mi chiedeva ed ispirai una persona a portare cinque panini. Lo manifestai allo spirito di Ines ed ella disse, rivolgendosi alle sorelle: – Andate, figlie mie, alla ruota del convento e prendete il pane. – Le diedi tanto potere nel dividere il pane che tutte si saziarono e ne raccolsero tanto sulla tavola, che ne ebbero per soddisfare con abbondanza la necessità del corpo… Innamorati, figlia, della mia provvidenza”.

tratto da:Angel Peña © Edizioni Villadiseriane

Imprimatur – Mons. José Carmelo Martínez – vescovo di Chota (Perù)

FONTE: http://www.preghiereagesuemaria.it/libri/la%20provvidenza%20di%20dio.htm

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