SANT’AGATA

SANT’AGATA

martire (235?) 5 febbraio

s.agata_Santa particolarmente venerata da tutti i siciliani che più volte hanno giovato della sua potente intercessione: dall’erruzione dell’Etna ai terremoti, dalla peste alle invasioni. Catania in particolar modo ha per lei una devozione tutta speciale e una  processione che viene segnalata anche sulle guide turistiche tanto è famosa e spettacolare.

Agata ha conservato il suo posto nel calendario universale anche dopo la riforma del 1969, nonostante della sua vita non si conosca niente che possa essere definito “storico”. Esiste tuttavia prova sicura di un culto antico e vi sono molte versioni della sua leggenda in greco (le più antiche) e in latino (risalenti all’inizio del VI sec). Ciò significa che, per quanto fittizi siano i particolari riportati nei suoi Atti, S. Agata non può essere archiviata come un semplice frutto della fantasia. E’ comunque vero che i suoi Atti presentano più che altro un’indicazione del tipo di donna che nei primi secoli era offerta alla pubblica venerazione. Esiste anche una versione manoscritta illustrata, prodotta in Borgogna verso la fine del X secolo o agli inizi dell’XI, significativo esempio di come nelle Vite di sante si sottolineino le mutilazioni sessuali: «Anche tra gli antichi martiri esiste una significativa differenza tra uomini e donne. Gli uomini sono torturati ma non deturpati sessualmente, a differenza di quanto accade alle donne come S. Agata, spesso vergini che rifiutarono il matrimonio» (B. Abou El Haj).

AGATA1Nel III secolo, l’editto dell’imperatore Settimio Severo, stabilì che i cristiani potevano essere prima denunciati alle autorità e poi invitati ad abiurare in pubblico la loro nuova fede. Se essi accettavano di ritornare al paganesimo, ricevevano un attestato (libellum), che confermava la loro appartenenza alla religione pagana, in caso contrario se essi rifiutavano di sacrificare agli dei, venivano prima torturati e poi uccisi.
Era un sistema spietato e calcolato, perché l’imperatore tendeva a fare più apostati possibile che martiri, i quali venivano considerati più pericolosi dei cristiani vivi. Nel 249 l’imperatore Decio, visto il diffondersi comunque del cristianesimo, fu ancora più drastico; tutti i cristiani denunciati o no, dovevano essere ricercati automaticamente dalle autorità locali, arrestati, torturati e poi uccisi.

Agata è descritta come una giovane donna benestante che aveva consacrato la propria verginità a Cristo. Questo aspetto quindi, più ancora della sua vita, costituisce il suo elemento caratterizzante. Era nata nei primi decenni del III secolo (235?) in Sicilia, a Palermo oppure a Catania, dove si dice che morì (l’ultima città sembrerebbe offrire maggiori requisiti di storicità, dal momento che la rivendicazione di Palermo risale solo al VI sec).agata

Cresciuta nella sua fanciullezza e adolescenza in bellezza, candore e purezza verginale, sin da piccola sentì nel suo cuore   il desiderio di appartenere totalmente a Cristo e quando giunse sui 15 anni, sentì che era giunto il momento di consacrarsi a Dio. Nei primi tempi del cristianesimo le vergini consacrate, con il loro nuovissimo stile di vita, costituivano un’irruzione del divino in un mondo ancora pagano e in disfacimento.
Il vescovo di Catania accolse la sua richiesta e durante una cerimonia ufficiale chiamata ‘velatio’, le impose il ‘flammeum’, cioè il velo rosso portato dalle vergini consacrate.

In quel periodo Catania era una città fiorente e benestante, posta in ottima posizione geografica; il suo grande porto, costituiva un vivace punto di scambio commerciale e culturale dell’intero Mediterraneo.
E come per tutte le città dell’Impero Romano, anche Catania aveva un proconsole o governatore, che rappresentava il potere decentrato dell’impero, ormai troppo vasto; il suo nome era Quinzianouomo brusco, superbo e prepotente e circondato da una corte numerosa, con i familiari, un numero enorme di schiavi e con le guardie imperiali, dimorava nel ricco palazzo Pretorio con annessi altri edifici, in cui si svolgevano tutte le attività pubbliche della città.

Tra coloro che cercarono di appropriarsi del dono prezioso che Agata aveva fatto a Cristo, vi fu proprio il console Quinziano (essendo costui di umili natali, la sua offesa risulta ancora peggiore, dal momento che Agata, stando alla Legenda aurea, era invece di alto lignaggio). Appellandosi all’editto imperiale contro i cristiani, ordinò che Francesco Guarino, Sant’Agata, Museo di Capodimontela catturassero e la conducessero al Palazzo Pretorio. Qui subentrano varie tradizioni popolari, indicano Agata che scappa per non farsi arrestare e si rifugia in posti indicati dalla tradizione, in una contrada poco distante da Catania, Galermo, oppure a Malta, oppure a Palermo; ma comunque ella viene catturata e condotta da Quinziano.
Il proconsole quando la vede davanti viene conquistato dalla sua bellezza e una passione ardente s’impadronisce di lui, ma i suoi tentativi di seduzione non vanno in porto, per la resistenza ferma della giovane Agata.

Egli allora mette in atto un programma di rieducazione della ragazza affidandola ad una cortigiana di facili costumi di nome Afrodisia, affinché la rendesse più disponibile. Trascorse un mese, sottoposta a tentazioni immorali di ogni genere, con festini, divertimenti osceni, banchetti; ma lei resistette indomita nel proteggere la sua verginità consacrata al suo Sposo celeste, al quale volle rimanere fedele ad ogni costo.

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Sconfitta e delusa, Afrodisia riconsegna a Quinziano Agata dicendo: “Ha la testa più dura della lava dell’Etna”. Allora furioso, il proconsole imbastì un processo contro di lei, che si presentò vestita da schiava come usavano le vergini consacrate a Dio; “Se sei libera e nobile” le obiettò il proconsole, “perché ti comporti da schiava?” e lei risponde “Perché la nobiltà suprema consiste nell’essere schiavi del Cristo”. La storia di Agata è qui parallela a quella di S. Agnese (21 gen.). Tutti gli espedienti, gli assalti e le minacce per far sì che la santa rinunciasse al suo proposito di castità andarono a vuoto: ella rimane perciò, insieme ad Agnese e a molte altre le cui storie probabilmente dipendono dalle loro, come esempio di una «verginità intesa come segno di un potere sacro, una realizzazione concreta in questo mondo dello spirito divino» (Eamon Duffy).

SAN PIETRO RISANA SANT'AGATA

Quinziano la consegnò quindi alla tortura, e gli Atti indugiano, in uno spirito che è stato definito di «pornografia religiosa» (Margaret Miles), sui tormenti inflittiche culminarono nella resezione delle mammelle, poste poi su un vassoio. Riportata in cella sanguinante e ferita, soffriva molto per il bruciore e dolore, ma sopportava tutto per l’amore di Dio; verso la mezzanotte mentre era in preghiera nella cella, le appare S. Pietro apostolo, accompagnato da un bambino porta lanterna, che le risana le mammelle amputate. 

Trascorsi altri quattro giorni nel carcere, viene riportata alla presenza del proconsole, il quale visto le ferite rimarginate, domanda incredulo cosa fosse accaduto, allora la vergine risponde: “Mi ha fatto guarire Cristo”. Ormai Agata costituiva una sconfitta bruciante per Quinziano, che non poteva sopportare oltre, intanto il suo amore si era tramutato in odio e allora ordina che venga bruciata su un letto di carboni ardenti, con lamine arroventate e punte infuocate. 

A questo punto, secondo la tradizione, mentre il fuoco bruciava le sue carni, non brucia il velo che lei portava; per questa ragione “il velo di sant’Agata” diventò da subito una delle reliquie più preziose; esso è stato portato più volte in processione di fronte alle colate della lava dell’Etna, avendo il potere di fermarla.
Mentre Agata spinta nella fornace ardente muore bruciata, un forte terremoto scuote la città di Catania e il Pretorio crolla parzialmente seppellendo due carnefici consiglieri di Quinziano; la folla dei catanesi spaventata, si ribella all’atroce supplizio della giovane vergine, allora il proconsole fa togliere Agata dalla brace e la fa riportare agonizzante in cella, dove muore qualche ora dopo. 

Tiepolo, Martirio S.AgataForse in relazione al fatto che ulteriori particolari sulle torture subite dalla santa affermano che essa fu fatta rotolare su carboni accesi, Agata è invocata come protettrice contro gli incendi. Ciò potrebbe comunque essere un’estensione della protezione che la santa offre contro le eruzioni dell’Etna, derivante sia dal suo legame con la Sicilia, sia dal miracolo avvenuto, secondo una tradizione, dopo la sua morte: grazie al suo velo di seta sollevato su un bastone, un fiume di lava proveniente dal vulcano venne miracolosamente deviato. L’ultima volta che si dice sia accaduto un
episodio simile fu negli anni Quaranta del XIX secolo e tuttora a Catania in occasione della sua festa il velo della martire è portato in solenne processione. Per estensione Agata protegge anche dai terremoti; è inoltre patrona dei fonditori di campane.

Questa associazione è antica e sicura, mentre non lo è il motivo che l’ha determinata: potrebbe derivare dalla sua protezione contro le eruzioni vulcaniche e gli incendi, dal momento che in quelle occasioni le campane suonavano l’allarme. Un’altra spiegazione potrebbe essere che il metallo incandescente utilizzato nella fusione delle campane richiamava alla mente il fiume di lava altrettanto incandescente. La mutilazione subita ha determinato un più appropriato patrocinio: Agata infatti è invocata contro le malattie del seno. Poiché spesso, nel Medio Evo, le sue parti mutilate poste su un piatto sono state scambiate per pagnotte, si è prodotta l’usanza di portare all’altare nel giorno della sua festa del pane benedetto collocato su un piatto.

250px-Busto_di_Sant'AgataPapa S. Damaso I (366-384) compose un inno in suo onore. Due chiese le furono dedicate a Roma nel vi secolo, una delle quali fatta costruire da papa Simmaco (498-514) sulla via Appia, ora in rovina. S Gregorio Magno (590-604) fece fabbricare ricchi reliquiari a Roma per alcune delle sue reliquie, trasferendole nel monastero di S. Stefano sull’isola di Capri. Altri resti della martire furono conservati a Catania fino al 1840, quando vennero traslati a Costantinopoli.

Nel XIII secolo nella sola diocesi di Milano si contavano ben 26 chiese a lei intitolate. Celebrazioni e ricorrenze per la sua festa avvengono un po’ in tutta Italia, perfino a San Marino, ma è Catania il centro più folcloristico e religioso del suo culto, le feste sono due il 5 febbraio e il 17 agosto, con caratteristiche processioni con il prezioso busto della santa, custodito nel Duomo. Vi sono undici Corporazioni di mestieri tradizionali, che sfilano in processione con le cosiddette ‘Candelore’ fantasiose sculture verticali in legno, con scomparti dove sono scolpiti gli episodi salienti della vita di s. Agata. Il busto argenteo, preceduto dalle ‘Candelore’ è posto a sua volta sul “fercolo”, una macchina trainata con due lunghe e robuste funi, da centinaia di giovani vestiti dal caratteristico ‘sacco’.

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Tante altre manifestazioni popolari e folcloristiche, oggi non più in uso, accompagnavano nei tempi trascorsi questi festeggiamenti, a cui partecipava tutto il popolo con le Autorità di Catania, devotissimo alla sua ‘Santuzza’.

Qualunque sia il fondamento dei fatti che stanno dietro alla sua storia, Agata rimane una delle sante più amate e più invocate nella devozione cristiana.

E’ INVOCATA: – come patrona di balie, nutrici, madri che allattano, puerpere, donne con problemi al seno, tessitrici e fonditori di campane – contro gli incendi e i terremoti

Fonti: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler /santiebeati.it/