L’intercessione di Perpetua

L’intercessione di Perpetua

per il fratellino Dinocrate

Sante_Perpetua_e_Felicita_B[1]Secondo quanto scritto dalla stessa Perpetua, durante la prigionia ella fece un sogno che ritraeva il suo fratellino defunto di 7 anni per un tumore al viso, sofferente in purgatorio…   

L’antichissima Passio Perpetuae et Felicitae, composta nei primi anni del III sec., è un testo ricchissimo di interesse e di spunti teologici. Con l’aiuto del venerabile Cardinale Schuster, mi piace sottoporvi l’episodio dell’intercessione di Perpetua per il giovanissimo fratello Dinocrate, morto e visto in sogno dalla Martire mentre subiva le pene del Purgatorio. Ne traiamo, oltre che una significativa testimonianza della credenza nel Purgatorio fin dai primi tempi del Cristianesimo, l’importanza delle preghiere dei vivi per le anime dei defunti del Purgatorio stesso.

L’antica fede della Chiesa Cattolica circa il dogma del purgatorio, ci viene descritta con aurea ingenuità negli Atti delle sante martiri Perpetua e Felicita.

Perpetua stava pregando quando, contro il solito, le venne fatto di nominare Dinocrate, il fratellino suo di sette anni, morto da poco in seguito ad un cancro in faccia che l’aveva tutto sfigurato. Nella seguente notte la Martire vede apparirsi Dinocrate tutto pallido, ansante, mesto, e colle fauci riarse dalla sete. Egli sembrava uscisse da alcuni anditi tenebrosi.

Tra Perpetua ed il fratellino c’era però di mezzo una così grande distanza, che l’uno non poteva accostarsi all’altra. La Santa riuscì tuttavia a scorgere che Dinocrate faceva ogni sforzo per bagnarsi almeno le labbra ad una grande piscina, che gli stava dappresso; se non che, questa era troppo alta pel fanciullo. Comprese allora Perpetua da questa visione simbolica, che l’anima del fratellino soffriva ancora in purgatorio, e cominciò quindi a pregare e piangere per lui.

Et experrecta sum, et cognovi fratrem meum laborare… et feci pro illo orationem die et nocte, et lacrymans ut mihi donaretur.

In seguito, la Martire e i suoi compagni passarono dalle prigioni proconsolari a quelle annesse all’anfiteatro, dove appunto dovevano essere esposti alle fiere. Un giorno che l’invitta Eroina era stata tormentata lunghe ore nel nervus, ebbe una visione: le sembrò di scorgere Dinocrate tutto ilare e colla piaga al volto già perfettamente cicatrizzata. Egli indossava abiti da festa, ed accostatosi alla piscina, si accorse con gioia che l’orlo della vasca non gli giungeva che al petto, tanto che potè facilmente attingere acqua a volontà. Sulla piscina inoltre, Perpetua osservò una fialetta d’oro, ancor essa piena d’acqua. Il fanciullo la bevve avidamente, dopo di che, tutto festevole corse a giocare, siccome sogliono appunto i fanciulli. La sorella comprese da questo sogno simbolico, che Dinocrate era finalmente giunto al possesso di Dio, e che si dissetava ormai nella visione beatifica dell’Essenza increata.

Video… et Dinocratem mundo corpore, bene vestitum, refrigerantem… Tunc intellexi translatum esse de poena.

Tutto questo a riguardo d’un bambino appena settenne! Quanto sono occulti i tuoi giudizi, o Signore, e come dev’essere monda l’anima per essere degna di te!

(Card. A. I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano, vol. IX, pp. 98-99)

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Fonte: http://cattomaior.wordpress.com/2014/01/08/lintercessione-di-perpetua-per-il-fratellino-dinocrate/