SAN BARBATO DI BENEVENTO

SAN BARBATO DI BENEVENTO

Vescovo (610c.a-682) 19 febbraio

san barbato2Nel 663 la Vergine Maria, invocata da San Barbato vescovo di Benevento, sarebbe apparsa sulle mura, obbligando l’imperatore Costante II a togliere l’assedio che da tempo stava cingendo alla città. Il santo era dotato di poteri taumaturgici: cacciava i demoni e guariva i malati con abluzioni dopo la Santa Messa.

Egli nacque nel villaggio Vandano del comune di Cerreto nei primi anni del VII° secolo, studiò a Benevento e sacerdote operò fra le anime di Morcone. Come spesso capitava in quel periodo, Barbato fu calunniato per cui dovette ritornare a Benevento e riconosciuta la sua innocenza, si dedicò alla lotta contro le superstizioni e l’idolatria imperanti in quell’epoca.

Nel secolo VII° i Longobardi governavano il Ducato di Benevento guidati dal duca Romualdo, ma pur essendo cristiani, professavano ancora forme di superstizioni come il culto degli alberi sacri e quello della vipera d’oro, lo stesso Romualdo ne era ostinato sostenitore.

Nella primavera del 663, l’imperatore bizantino Costante II, odiato in patria per motivi religiosi e per il fatto d’avere ucciso il fratello, ritenendo che il regno longobardo stesse passando un periodo di crisi, decise di conquistare l’Italia. Cosìcché, stabilita san barbatouna tregua con gli Arabi e fatta una breve sosta ad Atene, sbarcò a Taranto, conquistandola con potenti forze. Qui un eremita dalle virtù profetiche lo sconsigliò di proseguire nel suo intento ma egli, noncurante, attaccò e rase al suolo Lucera, distrusse Siponto, tentò di conquistare Acerenza e cinse d’assedio Benevento, tenuta dai Longobardi sotto la guida del giovane duca Romualdo.

Al duca di Benevento, Romualdo, non rimase che chiedere aiuto al padre Grimoaldo, che da qualche anno, con un po’ di fortuna e qualche stratagemma, aveva conquistato la corona reale, e perciò mandò a Pavia il suo cortigiano Sessualdo (per altri Gesualdo). Grimoaldo, appresa la notizia, affidò la sicurezza del palazzo reale a Lupo, duca di Forum Iuli, e partì subito per Benevento, mandando avanti Sessualdo. Purtroppo questi fu fatto prigioniero nei pressi di Benevento e, pena la vita, fu invitato a riferire falsamente al Duca che gli aiuti sperati non sarebbero mai arrivati. Egli promise, ma, giunto al cospetto del suo signore affacciato alle mura, lo esortò a resistere nell’attesa dell’arrivo imminente dell’esercito reale. La risposta immediata di Costante II fu la sua decapitazione e il catapultamento della testa all’interno delle mura.

Tra gli assediati si scatenò un forte scompiglio, cui facero eco le prediche di s. Barbato che invitava tutti alla conversione. Con l’aiuto della duchessa Theodorada, Barbato si fece promettere dal duca Romualdo la rinunzia
all’idolatria
ed al culto della Vipera Anfisbena (Vipera d’oro a due teste) e pregò così intensamente la Madonna che Ella apparve nei pressi di Porta Rufina, san barbato1promettendo di intercedere per la liberazione dell’assedio da parte dei Greci. Allora l’incredulo Romualdo, testimone oculare della celeste apparizione (secondo la tradizione si trovava sull’alto di una torre della cinta muraria, più o meno all’altezza dell’odierna Chiesa dell’Annunziata), gli consegnò la Vipera d’oro adorata dal popolo, autorizzandone la fusione per ottenerne un sacro calice.

Benevento fu liberata dalle truppe bizantine e, così, il 20 marzo del 663 (sotto il papa Vitaliano), alla morte del vescovo Ildebrando,  il nostro Barbato fu eletto vescovo dal clero beneventano con l’acclamazione di tutto il popolo, che acconsentì anche a far abbattere il diabolico noce intorno al quale venivano esercitati i loro culti pagani. Ma, passata la tempesta, quei riti, in modi più o meno nascosti, continuarono a perpetrarsi già sotto Romualdo, che per questo motivo fu aspramente rimproverato dal nostro Santo. Ciò nonostante, negli anni successivi il simulacro della Vipera fu innalzato sopra una colonna, davanti alla quale i Longobardi, benché battezzati, usavano chinare il capo in segno di riverenza e di rispetto verso le tradizioni dei loro avi tutte le volte che vi passavano.

San_Barbato_abbatte_il_noceE questa colonna era ancora in piedi nel 990, allorquando cadde per un terribile terremoto che distrusse quindici torri e provocò la morte di centocinquanta persone. Il culto continuò sotto altre forme, tanto che in un documento del diciassettesimo secolo (in piena Inquisizione) veniva riportato il disegno di un altare con la Vipera adorata da più persone all’interno delle mura della Città. E ci sono buone ragioni per affermare che quei culti, da qualche parte nel Sannio, continuano a perpetrarsi ancora oggi. Del luogo del famigerato “noce” non è dato saperlo con precisione.

Stefano Borgia lo localizzò a Piano Cappelle, dove esisteva un Tempietto fatto erigere, secondo una certa tradizione, direttamente da S. Barbato in onore di S. Maria in Voto (chiamandosi Voto il luogo in cui si recavano i Longobardi per sciogliere il loro voto). Secondo altri, potrebbe essere localizzato verso lo Stretto di Barba, sia per il riferimento toponomastico a s. Barbato, sia per la vicinanza a Ceppaloni. Località, questa, che potrebbe avere preso origine da “u cipp a lun”, cioè il “ceppo” del noce rimasto esposto al chiaro di “Luna” nella Baja del Noce Beneventano. E proprio qui ancora qualcuno non ha smesso di credere esservi il maggior concorso di Streghe che vi accorrono di notte sopra una scopa, per celebrare sacrileghi e lamiali congressi. Forse non a caso i Ceppalonesi, soprattutto nelle calde notti estive, amano promuovere uno speciale turismo al richiamo di magiche attrattive, sponsorizzate proprio al chiaro di Luna. Non va sottaciuto che proprio questo luogo, insieme con quello di S. Clementina, rimane privilegiato da diversi maghi e fattucchieri, che infestano tutt’oggi il Sannio, per implorare le forze delle Tenebre a rafforzare i loro poteri occulti al servizio più o meno palese di Satana.

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Festa del Tuono

La sede vescovile fu allargata anche a vasti territori pugliesi e Teudorata, consorte di Romualdo divenne un valido e pio aiuto all’attività pastorale del vescovo; partecipò al concilio di Roma del 680 e dopo diciannove anni di episcopato, morì a Benevento il 19 febbraio 682.

La città di Benevento ha sempre riservato un culto particolare a questo suo santo vescovo, le cui reliquie riposano in parte a Montevergine ed in parte sotto l’altare maggiore del Duomo di Benevento, dove furono riposte dal cardinale Orsini nell’anno 1687.

Il suo culto ebbe subito una rapida estensione nel beneventano e anche nel salernitano, la prima traslazione delle reliquie avvenne nel 1124, la sua celebrazione liturgica è al 19 febbraio. In questo giorno, a Castelvenere, suo paese natale, si tiene la tradizionale “Festa del Tuono”, una gara pirotecnica fra tre abili fuochisti.

Fonti: Notizie tratte dal libro: “Apparizioni mariane” di M.Gamba, Ed.Segno  http://www.mariadinazareth.it/apparizione%20benevento.htm ; http://www.cittanuove.org/index_042.htmhttp://it.wikipedia.org/wiki/Barbato_di_Benevento