San Luca pittore

SAN LUCA PITTORE

18 ottobre

S. LUCA pittoreLa leggenda di Luca pittore e iniziatore della tradizione artistica cristiana sorge nel contesto della controversia iconoclastica che sorse tra l’VIII e il IX secolo con una ricerca minuziosa delle antiche tradizioni che avvalorassero l’idea di un’origine apostolica dell’uso delle effigi sacre.

Tali racconti riportano l’esistenza di personaggi che si preoccuparono di eseguire ritratti delle figure più importanti che ruotarono attorno a Gesù durante la sua vita, conservando la memoria del loro aspetto terreno. I ritratti eseguiti da Luca sarebbero stati conservati per secoli a Roma e a Gerusalemme, dando il via a un’ampia serie di repliche.

La storia e la video-storia di San Luca

Fu Luca stesso ad avere premura di ricordare, nel prologo del proprio vangelo, di essere stato molto scrupoloso nel raccogliere informazioni da “testimoni oculari” (1,1-4). Fu, di fatto, l’unico a inserire nel racconto notizie accurate sulla Vergine e sull’infanzia di Gesù. D’altra parte, il suo ruolo di medico suggeriva una familiarità con la pittura, che nella tradizione tardo-antica era ritenuta imprescindibile strumento S. LUCA pittore1per la riproduzione, in repertori illustrati, di piante officinali. Agli stessi artisti è stata sempre necessaria una certa competenza in ambito botanico per la confezione dei colori.

La più antica attestazione della leggenda è il Trattato sulle sante immagini di Andrea da Creta (VIII secolo), in cui l’autore si dichiara certo dell’accuratezza massima dei ritratti lucani. Nacque una competizione tra Roma e Gerusalemme nella promozione e conservazione degli originali lucani.

Elenco di icone mariane attribuite a San Luca

– Israele –

Madonna Nera nella Cappella di San MarcoGerusalemme.

– Polonia –

Icona della Vergine di Częstochowa, nell’omonimo santuario.

Theotokos di Vladimir

– Russia –

La Theotokos di Vladimir, nella Galleria Tret’jakov di Mosca, considerata protettrice della Russia.

– Italia   –

La Madonna Costantinopolitana che si trova nella Basilica di santa GiustinaPadova, gelosamente custodita perché molto rovinata. Si racconta che il prete Urio, custode della basilica dei Dodici Apostoli di Costantinopoli, tra l’VIII e il IX secolo l’avrebbe portata a Padova, a santa Giustina, insieme al corpo di Luca e alle reliquie di san Mattia per sottrarli alla furia iconoclasta.

Secondo la tradizione i segni del fuoco sono dovuti al rogo in cui venne gettata a Costantinopoli nel periodo delle lotte iconoclaste. La tavola, scagliata tra le fiamme, sarebbe volata miracolosamente tra le braccia di una donna che l’avrebbe consegnata al prete Urio custode della basilica dei Dodici Apostoli di Costantinopoli. Questi tra l’VIII e il IX secolo avrebbe portato a Padova, a Santa Giustina, il corpo di San Luca, le reliquie di San Mattia e l’icona per sottrarli alla ferocia iconoclasta.

Padova_-_Santa_Giustina_-_Madonna Costantinopolitana

Madonna Costantinopoliana – Santa Giustina a Padova

Nel Quattrocento l’icona era molto rovinata. Il Vescovo Pietro Barozzi narra che quando si decise (non dice quando e a chi) di affidare l’icona ad un pittore, perchè la ritoccasse, la tavola misteriosamente tornò da sola al suo posto: questo parve un ammonimento: la Madonna non voleva che la sua immagine fosse toccata da mano umana. Nel Cinquecento l’icona fu ricoperta da una tela sottilissima con dipinti ad olio solo i volti della Madre e del Bambino, il tutto fu poi rivestito da una riza d’argento dorato e sbalzato con le due figure della Vergine e del Bambino. Il pittore non fu fedele all’originale sottostante, probabilmente perchè era illeggibile (nel 1959 si decise di separare l’icona dalla sovrastante pittura cinquecentesca).

Pietro Barozzi (vescovo di Padova dal 1487 al 1507) in una lettera ai monaci di Santa Giustina sottolinea la miracolosità dell’icona, durante la siccità, dopo tre giorni di digiuno l’icona veniva portata intorno al Prato della Valle e raramente non si verificava che piovesse. Fino agli anni Cinquanta, invocata come Salus populi patavini fu più volte portata processionalmente in Prato della Valle e solennemente esposta sull’altar maggiore della basilica.

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Beata Vergine di San Luca a Bologna

Madonna di San Luca  conservata nell’eponimo santuario, a Bologna; icona bizantina del X-XI secolo, ridipinta nel XIII. A seguito di studi anche radiografici, si è appurata l’esistenza di un altro dipinto, più antico, sotto l’immagine oggi visibile. Nell’immagine originaria, la Vergine presenta un setto nasale più sottile e la narice piccola e rialzata; la bocca ha entrambe le labbra carnose, mentre l’occhio appare più grande e allungato. Il Bambino, invece, risulta meno proporzionato, più solido e tornito, nel gesto enfatico di benedizione, pare alla greca, al contrario dell’immagine attuale, dove è alla latina.

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Salus populi romani

Un’antica immagine della Vergine, detta Salus populi romani, conservata nella Cappella Paolina della Basilica di Santa Maria Maggiore di Roma, nel transetto a sinistra dell’Altar Maggiore. L’icona della Madonna è collocata sull’altare in una cornice di angeli che la recano in gloria, splendendo sul fondo turchino di un cielo di lapislazzuli. Le lettere greche che campeggiano ai lati della Vergine sono, di nuovo, l’abbreviazione del suo titolo di Madre di Dio, affermazione rovesciata e identica della divinità di Gesù.

Madonna d’Aracoeli, nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli sul Campidoglio(Roma); datata al VI-XI secolo. Icona conservata nella Basilica di Santa Maria in Cosmedin e l’icona conservata in Basilica di Santa Maria del Popolo (Roma).

Madonna di Lidda (l’odierna Lod in Israele), nel monastero di “Santa Maria del Rosario e della Febbre” a Monte Mario (Roma); collocata anticamente nella chiesa di Santa Maria in Tempulo, poi sino al 1930 nella chiesa dei SS. Domenico e Sisto.

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Madonna del Popolo, conservata nella Basilica di San Barnaba (Marino)

Madonna del Popolo, conservata nella Basilica di San Barnaba (Marino).La prima menzione dell’immagine risalirebbe ad un rogito notarile del 1280, rogato da un tale Pietro notaio in Roma, che asserisce come l’immagine stessa fosse stata portata da un esponente della famiglia Colonna a Roma da Costantinopoli, in un’epoca non meglio identificata. L’immagine venne traslata in Marino dai Colonna. La Madonna del Popolo venne più volte invocata dal popolo marinese per vari motivi, per lo più strettamente connessi alla principale attività economica del luogo, la vitivinicoltura.

Santa Maria di Farfa (Rieti) nell’abbazia di Farfa; sarebbe stata portata in Italia da san Tommaso di Morienna nel VII secolo; ridotta in frammenti.

La Madonna Nera di Capo Colonna di Crotone; venerata nella cattedrale locale, ve n’è una copia nel santuario di Capocolonna.

“Santissima Icone” nella cappella omonima del Duomo di Spoleto (Perugia); la leggenda vuole che questa immagine fu sottratta alla furia degli iconoclasti a Costantinopoli e donata alla città di Spoleto da Federico Barbarossa nel 1185 in segno di pace.

Maria SS. delle Vittorie nel duomo di Piazza Armerina (EN); è un vessillo di seta dipinto, dono del papa Niccolò II.

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Madonna della Civita

 Madonna della Civitanell’omonimo santuario di Itri (Latina). Secondo tradizione, durante la persecuzione iconoclasta ordita dall’Imperatore Leone Isaurico a Costantinopoli, VIII secolo, due monaci basiliani vennero sorpresi dai soldati con il dipinto su legno della Madonna. Chiusi in una grande cassa insieme al quadro,furono gettati in mare: “Se veramente è così miracolosa, vi salverà”, dissero. Dopo 54 giorni, questa cassa galleggiante toccò la sponde di Messina e successivamente di Gaeta. Qui il quadro fu esposto alla venerazione dei fedeli, ma dopo poco tempo scomparve da quel luogo e venne ritrovato sul Monte Civi­ta,presso Itri, da un pastore sordo e muto che era alla ricerca di una sua bestia smar­rita. Egli riacquistò l’udito e la parola e corse lieto in paese (a Itri) a dare la notizia del quadro miracoloso trovato su un leccio. Fu così che il quadro fu affidato ai monaci Benedettini, che all’epoca erano in Figline, a circa 3 km dalla cima suddetta sulla strada mulattiera che va verso Fondi. Raggiunse Gaeta portata da alcu­ni monaci basiliani che, fuggiti dall’oriente, andavano verso qualche convento del Lazio. Il quadro fu lasciato ai monaci del monastero di S. Giovanni in Figline, i qua­li lo esposero a poca distanza sul Monte Civita, in un eremitaggio appartenente al loro monastero.

Maria SS. di Montevergine

Santa Maria di Costantinopoli, nella Basilica di San Nicola di Bari.


Maria SS. di Montevergine
 nell’omonimo Santuario di Montevergine (Avellino). Si narra che nel 1200, durante una bufera di neve, una coppia di amanti omosessuali fosse stata scoperta ed imprigionata ad un albero sul monte con delle lastre di ghiaccio: per intercessione della Vergine, un improvviso raggio di sole colpì la lastra, sciogliendola e salvando i due innamorati: da quel giorno, ogni anno, in occasione di tale festività, numerosi gay, lesbiche e transessuali, rendono omaggio alla Mamma Schiavona con un pellegrinaggio al santuario, chiamata juta dei femminielli, per poi partecipare, insieme agli altri pellegrini, alle danze, che si svolgono nel piazzale antistante.

 

capocolonna_2Madonna di Capocolonna

Un’antica tradizione vuole che l’Icona della Madonna di Capocolonna sia stata portata a Crotone dallo stesso San Dionigi, il convertito da S. Paolo,  rimanendovi come primo Vescovo; e secondo questa tradizione il dipinto sarebbe opera di San Luca evangelista. Questo quadro bizantino ha protetto più volte la città dai turchi, dai terremoti, dalle pestilenze e raffigura la Vergine Maria con in braccio il bambino Gesù.

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Fontihttp://it.wikipedia.org/wiki/Iconografia_attribuita_a_san_Lucahttp://www.tatarte.it/gherardi/CD/Storia/frame/accarisi/padova.htm

 

 

 

 

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