San Girolamo

SAN GIROLAMO

dottore della Chiesa (ca. 345-420) 30 Settembre

Eusebio Geronimo Sofronio fu uno dei santi più eruditi, difficiliinstancabili es. girolamo combattivi di tutti i santi del calendario ecclesiastico. Visse e lavorò in una cella ricavata dalla roccia vicino al punto che la tradizione identifica come luogo di nascita di Gesù. Il suo volume sul valore della verginità come libera scelta suscitò molte controversie tra i sostenitori del matrimonio. Stesso tono ebbe contro chi accusava il cristianesimo di idolatria quando si parlava di santi.

Nacque in una famiglia benestante e probabilmente cristiana a Stridone, una cittadina vicino ad Aquileia, tra il 340 e il 347: il padre, dopo essersi assicurato di dare al figlio una robusta istruzione alla fede cristiana, oltre che nelle materie secolari basilari, lo mandò presto a terminare gli studi a Roma, dove ebbe come tutore il grande grammatico Elio Donato, la cui opera Ars minor fu adottata come testo base in tutto il Medio Evo.

Girolamo svolse gli studi con zelo ed entusiasmo; la sua lingua madre era l’illiricoma presto imparò fluentemente sia il latino sia il greco, riuscendo a leggere e familiarizzare con i migliori autori che scrivevano in entrambe le lingue. Studiò anche retorica con buoni risultati, come dimostrarono in seguito le sue opere, e successivamente affermò di dolersi di aver trascurato a questo punto solo l’istruzione religiosa; tuttavia, sebbene Alban Butler lo descriva al momento di lasciare la scuola di Donato come «infelicemente estraneo allo spirito cristiano», le cose non possono essere andate peggio di quanto si pensi.

Girolamo stesso ricorda che di domenica aveva l’abitudine di visitare, insieme con alcuni amici che la pensavano come lui, «le tombe dei martiri e degli apostoli»nelle

sangirolamo 2009catacombe, e a un certo punto prima  del 366, fu battezzato, dopo aver rimandato il battesimo come molta gente faceva a quel tempo. Dopo un soggiorno a Roma di circa tre anni, decise che per migliorare la sua istruzione e farsi po’ d’esperienza, era necessario viaggiare, perciò, con il suo amico d’infanzia e compagno di studi, Bonoso, trascorse i successivi anni in Gallia, Dalmazia e Italia. Durante il loro soggiorno a Treviri, luogo di residenza dell’imperatore in quel periodo, sembra che Girolamo abbia intrapreso un certo tipo di conversione religiosa, decidendo poi di diventare monaco.

Nel 370 circa, cominciò la vita monastica insieme a diversi altri amicimentre si trovavano ad Aquileia, che alla fine del IV secolo era un centro cristiano vivace, col circolare delle false accuse riguardo la sua relazione con loro, in particolare con Paola, provocando la sua giusta indignazione. Tuttavia, invece di restare e lottare per la sua difesa, decise di cercare la pace e la quiete in Terra Santa; prima di partire, nell’agosto 385, chiarì la sua posizione in una lettera indirizzata alla sorella di Marcella, S. Asella  (6 dic), chiedendole di salutare Paola ed Eustochio da parte sua («mie in Cristo, che piaccia al mondo oppure no») e aggiunse: «Dite loro che ci troveremo tutti al cospetto di Cristo nel giudizio universale, e allora lo spirito in cui ha vissuto ognuno di noi sarà evidente agli occhi di tutti».

Girolamo si trovava ancora ad Antiochia nove mesi dopo, quando venne raggiunto da alcune delle donne romane, inclusa Paola ed Eustochio, che avevano deciso di condividere con lui l’esilio. Il gruppo raggiunse prima Gerusalemme, ma presto proseguì per l’Egitto per consultare i monaci di Nitria e un famoso insegnante cieco di nome Didimo alla scuola di Alessandria, poi essi tornarono in Terra Santa e si fermarono a Betlemme dove, con una generosa donazione di Paola, istituirono un monastero per uomini e tre congregazioni di donne. Girolamo stesso visse e lavorò in una cella ricavata dalla roccia vicino al punto che la tradizione identifica come luogo di nascita di Gesù.

Cominciò immediatamente a lavorare su alcuni commentari sulle Lettere di S. Girolamo 1Paolo e sull’Ecclesiaste, e allo stesso tempo aprì una scuola e un ospizio gratuiti […] una descrizione Interessante della loro vita in quel luogo: «Pane, la nostra verdura e latte (il prezzo della campagna) costituiscono la nostra dieta, semplice ma salutare. In estate gli alberi ci fanno ombra, in autunno l’aria e fresca e le foglie cadute non si fermano, in primavera il canto dei salmi è reso più dolce al canto degli uccelli, e in inverno, quando è freddo e cade la neve, non ci manca la legna».

Girolamo, però, pur in quest’ambiente rurale tranquillo non potè evitare di essere coinvolto nelle controversie. L’ultima volta che era stato a Roma aveva scritto un trattato sulla verginità perpetua di Maria in risposta all’affermazione di Elvidio che la Madonna ebbe altri figli da S. Giuseppe, dopo la nascita di Gesù, e quando quest’opinione fu difesa e poi portata avanti da un uomo di nome Gioviniano, S. Pammachio (30 ago.), genero di Paola, un certo numero di laici furono sconvolti e mandarono a Girolamo le sue opere, a cui rispose scrivendo due grossi volumi, uno sul valore della verginità come libera scelta, e l’altro in risposta agli altri problemi posti da Gioviniano.

Il suo stile diretto offese, cosa prevedibile, molte persone a Roma, che pensavano che le sue affermazioni sminuissero il matrimonio. Pammachio lo informò di questo, e allora Girolamo scrisse un terzo trattato, dal tono che non facilitò certo le cose. Alcuni anni dopo, diresse la sua indignazione contro un uomo di nome Vigilanzio (a Girolamo piaceva chiamarlo Dormanzio, cioè assonnato), un sacerdote gallo-romano che denunciò sia il celibato sia la venerazione delle reliquie, considerata idolatria e adorazione di ceneri, ma Girolamo, che sentiva fortemente il potere d’intercessione dei santi, usò un linguaggio veemente per convincerlo che sebbene i cristiani onorino i santi, tuttavia non li adorano.

s. girolamo4Tra il 395 e il 400, Girolamo fu coinvolto in una controversia sugli insegnamenti di Origene che ebbe tristi conseguenze personali. Grande ammiratore di Origene, si era basato in modo esteso sulle sue opere, ma quando scoprì che i cristiani orientali erano spinti nell’errore da alcune delle sue opinioni, lottò contro ciò che considerava come un grave pericolo. Rufino, che viveva in un monastero di Gerusalemme, aveva tradotto alcune opere di Origene, che difendeva appassionatamente. Non vi sono prove che Rufino intendesse appoggiare il pensiero di Origene, considerato eretico, tuttavia Girolamo non riuscì a distinguere tra le opinioni a lui attribuite e opinioni realmente sue, perciò continuò ad attaccare l’uomo piuttosto che il suo pensiero. Sfortunatamente, la moderazione e il compromesso erano estranei alla sua natura, e sembrava che pensasse che la sua visione e la verità fossero una cosa sola. In generale, il polemico spietato lasciava il posto all’amico leale e fedele, ma in questo caso permise che ciò che era solo una discussione intellettuale  distruggesse una vecchia amicizia, Rufino non fu l’unico dei suoi amici che lo irritò, giacché fu provocato da S. Agostino (28 ago.)  durante un dibattito sul secondo capitolo della lettera ai Galati, e ci volle tutta la diplomazia di quest’ultimo per riportare la situazione alla tranquillità.

Girolamo diventò famoso soprattutto come studioso, in particolare come traduttore e commentatore della Bibbia. Durante il soggiorno a Roma aveva scritto un’edizione riveduta dei Salmi e dei Vangeli, oltre al resto del Nuovo Testamento. A Betlemme cominciò a lavorare sull’Antico Testamento, traducendo  alla fine la maggior parte dei libri direttamente dall’ebraico in latino (Sapienza, Ecclesiastico, Baruc, e ilPrimo e Secondo Libro dei Maccabei sono gli unici testi che non tradusse, o su cui non lavorò).

I risultati costituirono un ostacolo all’inizio, giacché ponevano in dubbio la versione in uso fino ad allora, ma la sua traduzione gradualmente fu accettata, e la cosiddetta edizione Vulgata fu formalmente riconosciuta nel 1942 come testoufficiale latino della Bibbia della Chiesa cattolica (le traduzioni di Douai del XVI secolo e quelle inglesi di Knox del XX secolo sono state entrambe tratte dalla Vulgata). Scrisse anche molto della vita monastica, che pensava dovesse essere basata sulla lectio divina (uno studio devoto della Scrittura e degli scritti dei Padri della Chiesa, di cui fu uno dei massimi esponenti, venerato come uno dei quattro dottori latini).

Alcune sue affermazioni sul celibato e il matrimonio sarebbero oggi considerate s. girolamo5eccessive. Chiaramente incapace di lodare i pregi del primo senza denigrare il secondo, disse una volta: «Per quanto riguarda il matrimonio, lo apprezzo perchè da come risultato delle vergini; dalle spine colgo la rosa», tuttavia aveva una grande predisposizione per l’amicizia, specialmente con le donne.

Dalle sue lettere e da altri scritti, apprendiamo che si tenne in contatto con i suoi amici a Roma, e che condivideva intensamente le loro sfortune. «All’improvviso,» scrisse una volta Girolamo, «mi riferirono la morte di Pammachio e di Marcella, il sacco di Roma e la fine di molti fratelli e sorelle: fui sopraffatto (in realtà molto stordito), e non facevo niente per tutto il giorno tranne pensare alla sicurezza di ciascuno e di tutti.» I tentativi di minare la sua integrità, specialmente per quanto riguarda la relazione con Paola, non proseguirono, a ogni modo non  vi è dubbio che le fosse devoto, e fu inconsolabile alla sua morte, nel 404.

Roma fu saccheggiata da Alarico, re dei visigoti (395-410), nel 410, perciò Girolamo fu costretto a interrompere le sue attività di studioso per aiutare i numerosi rifugiati che scappavano verso oriente. «Non posso aiutarli tutti,» scrisse «ma mi dolgo e piango per loro. Totalmente occupato nell’attività che il dovere della carità m’impone, ho messo da parte il mio commentario su Ezechiele e quasi tutti gli studi, giacché oggi dobbiamo tradurre le parole della Scrittura in azioni, e invece dipronunciare parole sante, dobbiamo passare all’azione.»

I suoi studi furono interrotti in modo simile ancora una volta nel 416, quando una banda di malfattori, evidentemente mandati dai pelagiani, attaccò il monastero, picchiando monaci e monache, uccidendo almeno una persona, e s. girolamo6incendiando gli edifici del complesso monastico. Eustochio non guarì mai, e morì l’anno seguente; anche Girolamo stava peggiorando, consumato dalle privazioni e dal duro lavoro, e stava perdendo la vista, strumento essenziale del suo lavoro di studioso. Girolamo morì in pace a Betlemme il 30 settembre 420 e fu seppellito nella chiesa della Natività, vicino a Paola ed Eustochio. I resti furono successivamente trasferiti in Santa Maria Maggiore a Roma. Dato che non scrisse mai una regola (aveva semplicemente adottato quella di Pacomio) i monasteri in realtà non sopravvissero a lungo, tuttavia, nel X[V secolo vari gruppi adottarono questa qualità particolare d’ascetismo, scegliendo nomi come gli Eremiti di S. Girolamo della Congregazione di Fiesole oppure i Poveri Eremiti di S. Girolamo.

É INVOCATO: – come protettore di archeologi, bibliofili e bibliotecari, eruditi, librai, studenti e traduttori

FonteIl primo grande dizionario dei santi Alban Butler