Santo Stefano di Ungheria

Santo Stefano di Ungheria

(1038) 16 agosto

Vaik era il figlio del terzo duca d’Ungheria di razza magiara. A Santo Stefano di Ungheria2circa dieci anni il padre, convertitosi al cristianesimo, lo fece battezzare con il nome di Istav, o Stefano. Nel 995,. All’età di vent’anni, sposò Gisella, sorella di Enrico, duca di Baviera (l’imperatore S. Enrico II; 13 giu.) e due anni dopo succedette al padre.

Una volta consolidato il potere mediante diverse guerre locali, Stefano mandò a Roma S. Astrik (12 nov.), futuro primo arcivescovo, per ottenere da papa Silvestro II l’approvazione del progetto di stabilire la Chiesa cattolica nel suo paese, e per domandare la consacrazione regale. Silvestro acconsentì: si dice che inviò, insieme alla benedizione, una corona fatta fare appositamente, il cui diadema forse è stato ritrovato a Budapest.

Stefano ricevette il legato papale con grandi onori e fu incoronato re nel 1001.Le sue riforme religiose furono significative, anche se l’uniformità di culto da lui sperata fu ridotta sotto i sovrani che gli succedettero. In modo graduale, quando poté contare su un certo numero di ecclesiastici magiari, istituì le diocesi, delle quali Vesprem è la prima a essere ricordata. Santo Stefano di Ungheria

Dopo pochi anni venne istituita Eszergom, che divenne la sede del primate, mentre a Szekesfehervar fu costruita una chiesa in onore di Maria, dove in seguito vennero incoronati e seppelliti tutti i re d’Ungheria. Stefano si stabilì nella città e la chiamò Alba Regalis per distinguerla da Alba Julia in Transilvania. Fece anche completare la costruzione, iniziata dal padre, del grande monastero di S. Martino, o Martinsberg, che ancora oggi è la casa madre dei benedettini ungheresi. Ordinò che si raccogliessero le decime per mantenere le chiese e i sacerdoti e aiutare i poveri, e che ogni dieci villaggi si costruisse una chiesa con un sacerdote comune. Combatté il paganesimo con intransigenza e istituì severe pene per la blasfemia, l’assassinio, il furto, l’adulterio e simili reati.

Ordinò a tutti i sudditi, tranne ai religiosi e agli ecclesiastici, di sposarsi e proibì i matrimoni tra pagani e cristiani. Fece di tutto per istituire una Chiesa nazionale, con l’approvazione del papa, così come per difendere i confini del suo paese. Furono anni difficili per quanto riguardava i rapporti con l’imperatore tedesco, per esempio nel 1027 egli rifiutò di far passare in terra ungherese il messo imperiale, il vescovo Werner di Strasburgo, in viaggio per Costantinopoli.

Nel 1030 dovette affrontare l’imperatore Santo Stefano di Ungheria1Conrad a causa delle numerose incursioni da parte dei nobili bavaresi in Ungheria, ma soprattutto in seguito al rifiuto di Conrad quando Stefano gli chiese che il figlio Enrico (nipote dell’imperatore, la cui sorella aveva sposato Stefano)  divenisse duca di Bavaria. I tedeschi invasori vennero restinti e Stefano prese Vienna, che non restituì fino al 1031.

Si dice che Stefano fosse aperto ad ascoltare le rimostranze di chiunque, specialmente dei più poveri. Un racconto narra che amasse distribuire elemosine travestito e che un giorno, mentre stava svolgendo questa pratica un gruppo di banditi, gettandolo a terra, lo derubò; egli contenne la sua indignazione con mansuetudine e buon umore. I suoi nobili lo implorarono di astenersi da tali attività, ma egli divenne ancora più deciso a non rifiutare elemosine a nessun povero che si fosse rivolto a lui.

Durante il suo regno Stefano promulgò un codice di leggi, accolte sfavorevolmente dai tanti che ancora erano contrari al cristianesimo. Si vide costretto a intraprendere diverse guerre, sia per motivi religiosi che politici; dopo aver sedato una rivolta in Bulgaria, decise di modificare l’organizzazione politica del regno: abolì le divisioni in tribù e separò il paese in regioni con magistrati e governatori, nominò i nobili vassalli della corona ed esercitò un controllo diretto sul popolo per evitare l’accumulo di eccessivo potere da parte dei nobili, costituendo il questo modo uno stato ungherese indipendente ma ancora legato al feudalesimo. In ogni caso, queste Santo_Stefano_di_Ungheria1jpgriforme sarebbero rimaste in vita solo se i suoi successori avessero dimostrato pari determinazione, doti e valori morali: Stefano aveva deciso di  lasciare al figlio, il B. Emerico la quasi totalità del suo regno, ma l’erede venne ucciso durante una battuta di caccia. 

Durante gli ultimi anni di vita soffrì di una malattia molto dolorosa, e si accesero violenti dispute riguardo alla successione. Uno dei quattro o cinque pretendenti era il figlio della sua ambiziosa sorella (che portava lo stesso nome della moglie, Gisella), che aveva vissuto a corte dalla morte del marito e che approfittò della salute precaria del sovrano per avanzare la sua richiesta.

Stefano morì all’età di sessantatre anni, il 15 agosto 1038 e venne seppellito a fianco di Emerico a Szekesfehervar. Sulla sua tomba avvennero numerosi miracoli. Quarantacinque anni dopo la morte, dietro richiesta di re Ladislao, il papa S. Gregorio Vii ordinò che i suoi resti venissero traslati nella cappella della Vergine Maria a Buda; Stefano venne canonizzato e suo figlio beatificato.

Nel 1686 Innocenzo XI fissò la sua memoria il 2 settembre, data della liberazione di Buda dai turchi da parte dell’imperatore Leopoldo. A Stefano succedette il nipote Pietro, il quale gli aveva promesso che avrebbe provveduto a Gisella rimasta vedova, ma che ben presto venne meno alla parola data. Pietro guidò scorrerie militari in Germania, creando tumulti nel paese, e fu deposto. Obo, il nuovo re, venne eletto dai nobili magiari e favorì il paganesimo. Anche Arpad, il successore, pur praticando un cristianesimo superficiale, seguì le sue orme. Poco rimase dei successi ottenuti da Stefano.

Fonte: Il primo dizionario dei santi di Alban Butler