Santa Teresa Benedetta della Croce

Santa Teresa Benedetta della Croce

(EDITH STEIN)

Carmelitana martire e patrona d’Europa ( 1891 – 1942) 9 Agosto

edith stein1Figlia di ebrei convinti dall’età di 15 anni decide di non pregare più. Dirà in seguito: «La ricerca della verità era la mia sola preghiera».  Arriva alla conversione con il ragionamento filosofico e comprenderà suo malgrado che il destino del suo popolo era anche il suo.

Edith Stein nacque a Breslavia (all’epoca in Germania, oggi in Polonia) il 12 ottobre 1891,undicesima figlia di una famiglia ebreasua madre era molto religiosa. Già da ragazzina e da studente, Edith si dichiarava invece assolutamente atea e proprio questa convinzione costituì per lei la via per arrivare alla fede. All’età di quindici anni prese la decisione di non pregare più, ma il suo animo era comunque alla ricerca di una verità superiore e sottoponeva ogni problema a un attento esame intellettuale. Lei stessa, al proposito, avrebbe ricordato: «La ricerca della verità era la mia sola preghiera».

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Studiò psicologia, letteratura tedesca, storia e in particolare filosofia all’università di Gottinga e Friburgo. Subì l’influenza della scuola fenomenologica e soprattutto del pensiero di Edmund Husserl (1859-1938), un suo professore di origine ebraica, battezzato da giovane. Pensatore profondamente serio e austero, Husserl aveva sviluppato e raffinato le sue idee sotto il criticismo. Uno dei suoi allievi fu Heidegger (1889-1976), un ex novizio gesuita, la cui influenza si allargò enormemente toccando pensatori delle più diverse specie, dal filosofo Sartre al teologo Karl Rahner. Quasi inevitabilmente, negli scritti di Edith Stein si riconoscono tracce del primo esistenzialismo di Heidegger, con la sua concezione della centralità dell’uomo nel mondo, dell’angoscia umana di fronte alla vita e alla morte e della necessità di fare uso della libertà di scelta in maniera responsabile e creativa.

S. TERESA BENEDETTA della CROCE1A Gottinga, Edith venne anche colpita dalle idee di Max Scheler (1874-1928), un interessante e caparbio discepolo di Husseri che ne trasportò i princìpi dal campo dellalogica a quello dei valori umani (sensibili, vitali e spirituali) e che per un certo periodo fu cattolico. Scheler incoraggiò Edith a condividere il suo interesse nel definire i valori ultimi, eterni e religiosi, ricerca che egli considerava come il primo compito filosofico. Egli la introdusse all’importanza del pensiero cattolico contemporaneo: «In seguito le barriere dei miei pregiudizi razionalisti, che non avevo mai immaginato così radicate in me, furono sollevate e mi si rivelò il mondo della fede».

In casa di un amico trovò l’autobiografia di S. Teresa d’Avila (15 ott.) e la lesse in una notte. Mentre la lettura di quella grandiosa analisi in un’altra donna atea di grande integrità etica e intellettuale e di una medesima profonda serietà, la scrittrice inglese George Eliot, aveva confermato in lei non solo il senso del dovere e la professione, ma anche l’ateismo, al contrario Edith, alla fine del libro, disse a se stessa: «Questa è la verità!». Venne battezzata l’1  gennaio 1922. Era perfettamente conscia di quanto questo fatto avesse ferito sua madre e in seguito l’accompagnò in sinagoga e lesse i salmi con lei. Edith però non considerava la sua conversione al cristianesimo come un rigetto del popolo ebreo: «Avevo smesso di praticare la mia religione a quattordici anni e da allora, reciso ciò che mi legava a Dio, non mi sentivo più ebrea»; adesso, invece, si sentiva unita a Cristo «non solo spiritualmente, ma per il mio stesso sangue». Era già attratta dal Carmelo, ma ci sarebbero voluti dieci anni prima di entrarvi come novizia. Iniziò a insegnare filosofia a Spira e Mùnster e coscienziosamente tentò di attirare i suoi alunni sulle vie della conoscenza di Cristo. Immergendosi nella lettura delle opere di S. Tommaso d’Aquino (28 gen.) imparò la «pratica dell’insegnamento come una forma di ministero divino».

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UNA PARTE DEL FILM

Dopo un profondo studio del tomismo, che la portò oltre l’arida sua riduzione, fatta passare in molti seminari come la “filosofia” ufficiale del cattolicesimo, dopo un’accurata preparazione nel campo della fenomenologia (nel senso primario della distinzione e spiegazione dei concetti essenziali presenti nella mente, prima di ogni inferenza e concretizzazione) e dopo lo studio di varie forme di pensiero mistico che compensarono l’aridità dei suoi insegnanti, ella stessa divenne una profonda pensatrice e una mistica.

Gli scritti di Edith Stein testimoniano il costante approfondimento della idea di amore e sacrificio come elementi complementari della conoscenza. Edith entrò nelle carmelitane di Colonia il 12 ottobre 1933, dopo che Hider era stato eletto cancelliere. Ella disse ai suoi superiori: «Non è l’attività umana che ci può salvare, ma soltanto la Passione di Cristo. La mia aspirazione è partecipare a essa».

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Fece i voti perpetui nel 1938, scrivendo sui ricordini alcune parole di S. Giovanni della Croce (14 dic): «D’ora innanzi la mia unica vocazione sarà quella di amare il più possibile». In una delle sue lettere si paragonava alla regina Ester in esilio presso la corte persiana: «Credo che Dio mi abbia chiamata per conto di tutto il mio popolo. Non posso non pensare alla regina Ester, che venne presa dal suo popolo proprio per difenderlo dal re. Sono una povera e indegna Ester, ma il re che mi ha scelta è infinitamente grande e misericordioso».

Spesso Edith Stein, ora Teresa Benedetta della Croce, faceva riferimento alla sua crescente comprensione del destino del popolo d’Israele alla luce della croce e al suo personale compito di espiazione. Quando Hitler e i suoi seguaci innalzarono il latente antisemitismo del popolo tedesco, per la metà circa di fede cattolica, al livello di obbligo nazionale, il terrore e le sofferenze ingiuste ancora una volta divennero l’amaro destino degli ebrei in Europa, a un livello e su scala fino ad allora sconosciuta nella storia delle persecuzioni razziali e religiose. Teresa Benedetta si convinse che «il destino del mio popolo era anche il mio». Spesso faceva riferimento al senso del suo incontro con Cristo nel mistero della croce.

IL FILM COMPLETO

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S. TERESA BENEDETTA della CROCE3In una delle sue preghiere dice che comprendeva come il popolo ebraico dovesse portare la croce di Cristo, e come chiunque fosse stato disposto a farlo dovesse accettare liberamente di portarla per conto di tutti: «Volevo portarla. Doveva solo mostrarmi come fare». Sapeva che la sua preghiera sarebbe stata ascoltata. Come donna di origine ebraica. Teresa fu soggetta alle leggi razziali di Norimberga, che separarono familiari, privarono persone della loro cittadinanza e in generale cercarono di annullare l’essere umano. Tali leggi furono teorizzate per il regime nazista dal giurista cattolico Hans Globke, che dopo la guerra, mentre era al servizio del cancelliere cattolico Adenauer, giustificò l’ideazione di queste inqualificabili regole usate a supporto del programma nazista di pulizia etnica e sterminio di massa, sostenendo che se non lo avesse fatto lui, sarebbe stato fatto da qualcun altro in maniera ancora più dura.

Teresa lasciò Colonia per non mettere in pericolo le altre suore e si recò nel convento carmelitano di Echt, in Olanda, decisa a condividere le sofferenze di Cristo. Là ella scrisse il suo maggiore lavoro. La conoscenza della croceLà, ancora una volta, fu sottoposta alla discriminazione razziale durante l’occupazione tedesca, appoggiata con entusiasmo dai fiamminghi filonazisti e dai collaborazionisti. Inizialmente, però,
gli ebrei battezzati non furono deportati e perciò si salvarono dallo sterminio. 

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A differenza di molte altre nazioni occupate o alleate alla Germania, dove la politica della pulizia etnica era generalmente appoggiata e favorita (con alcune poche coraggiose eccezioni, come, per esempio, in Danimarca), i vescovi cattolici dell’Olanda scrissero una lettera pastorale decisamente contraria alle deportazioni. Gli occupanti però si mostrarono indifferenti verso la lettera e le reazioni che essa avrebbe potuto sollevare, sicuri di poter reprimere qualsiasi dimostrazione di solidarietà alle vittime da parte di lavoratori e studenti.

Non ci fu una simile lettera da parte dei vescovi tedeschi né un’enciclica o una comunicazione chiara da parte di papa Pio XII, e i tedeschi intanto diedero ordine che anche i cristiani di origine ebraica e i convertiti ebrei residenti in Olanda fossero raccolti e mandati in Polonia.

Teresa, insieme alla sorella Rosa, che aveva trovato rifugio presso le carmelitane di Echt, venne arrestata il 2 agosto 1942. Nel lasciare il convento Edith prese la mano della sorella e le disse: «Andiamo, siamo insieme al nostro popolo». Dopo la tristemente nota esperienza del trasporto in carri bestiamefu uccisa il 9 agosto 1942 nelle camere a gas del campo di sterminio tedesco di Auschwitz (Oswiecim), in Polonia, per la sola ragione di appartenere al popolo di Cristo. Pensatrice religiosa la cui sintesi di misticismo e filosofia appartiene più al giudaismo di quanto sia stato riconosciuto, modello di virtù ebraica e cristiana, di abnegazione e di eroismo. Teresa ha percorso quale donna piena d’amore l’epoca più terribile per assenza di grazia e di compassione nella storia, con la certezza che «le sofferenze sopportate con il Signore sono le sue stesse sofferenze e portano grandi frutti nell’opera della redenzione».

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E stata beatificata da Giovanni Paolo II a Colonia il primo maggio 1987 e canonizzata nel 1998.

Il primo ottobre 1999 è stata proclamata dal pontefice compatrona d’Europa con Caterina da Siena (29 apr.) e Brigida di Svezia (23 lug.); il motu proprio le mette alla pari per numero e qualifica ai tre santi che già avevano quel titolo: Benedetto (11 lug.), Cirillo e Metodio (14 feb.), secondo le parole del papa stesso nella Lettera Apostolica: A questi insigni testimoni di Cristo ho voluto affiancare altrettante figure femminili, anche per sottolineare il grande ruolo che le donne hanno avuto e hanno nella storia ecclesiale e civile del continente.

È PATRONA D’EUROPA

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Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler