San Pietro Crisologo

SAN PIETRO CRISOLOGO

vescovo e dottore della Chiesa (ca. 380 – ca. 450) 30 luglio

san pietro crisologoLa sua grande loquacità nel parlare e nel far conoscere i misteri della fede lo portò a raggiungere le vette della chiesa come il cuore delle persone che avevano la grazia di ascoltarlo.   

Pietro, nativo di Imola, fu diacono di quella città prima di essere nominato arcivescovo della città imperiale di Ravenna dall’imperatore Valentiniano III , tra il 425 e il 430. Pronunciò la sua prima omelia in veste di vescovo davanti all’imperatrice. Galla Placidia, che divenne una sua ferma sostenitrice, appoggiandolo completamente nei suoi ambiziosi progetti edilizi e nel suo piano di riforma della Chiesa.

Si conquistò anche l’appoggio di papa S. Leone Magno (440-461; 10 nov.), ponendo in rilievo l’importanza e l’ortodossia degli insegnamenti del papa sull’Incarnazione e spingendo Eutichiano di Costantinopoli, condannato dal concilio di Calcedonia nel 451 ad aderire alla dottrina di Roma. Era molto famoso come predicatore; il titolo “Crisologo” (parola d’oro) può essergli stato conferito (dal IX sec. in poi) affinché la Chiesa occidentale avesse un predicatore allo stesso livello del S. Giovanni “Crisostomo” orientale (bocca d’oro). Sono state tramandate molte sue omelie, ma quasi nessun altro scritto, eccetto la lettera ad Eudchiano.

La morte di Pietro avvenne tra il 449 e il 458, quasi certamente a Imola, ed esiste qualche prova che a data esatta sia il 3 dicembre del 450; il giorno della sua festa era di solito il 4 dicembre, ma i riformatori del calendario del 1969 lo spostarono alla data del 30 luglio.

Pietro_Crisologo

Fu nominato dottore della Chiesa nel 1729. L’orazione scritta per la sua festività lo definisce «un eloquentissimo predicatore del Cristo, la tua Parola fatta uomo», e ciò può essere chiarito in breve da una sua omelia sull’Incarnazione, in cui pone in rilievo la dignità che dovremo provare come esseri umani, dato che Dio ha scelto di diventare uomo:

«La mano che si era degnata di prendere del fango per plasmare il nostro corpo, si degnò di prendere la carne per la nostra restaurazione. Ora che il Creatore dimori nella sua creatura e che Dio si trovi nella nostra carne, è un onore per l’uomo, non una cosa sconveniente per Dio […] fa diventare celesti le creature terrene. Fa vivere dello spirito divino colui che aveva soltanto un’anima umana. E così lo innalza a Dio perché nulla più rimanga nell’uomo di ciò che in lui v’è di peccato, di morte, di travagli, di dolore, di terra».

In generale le sue omelie sono caratterizzate da una «attenta preparazione, il calore umano e il fervore divino di un santo» (E.E.C.); la maggior parte concerne i Vangeli e altri brani della Scrittura, oppure esortazioni al pentimento e alla conversione. In esse presenta gli approcci e gli interessi pastorali dei migliori vescovi del suo tempo, piuttosto che le polemiche contro il paganesimo e i giudei che allora erano luoghi comuni (Dict.Sp.) e fornisce anche abbondanti informazioni sulla vita liturgica e culturale della Chiesa nella Ravenna del V secolo. 

Fonte: Il primo grande libro dei santi di Alban Butler