Beato Nicola da Gesturi

Beato Nicola da Gesturi

Frate cappuccino(1882-1958) 8 giugno 

Beato_Nicola_da_Gesturi-Giovanni_Medda-AUomo del silenzio, portò con sé, per coloro che lo incontravano, un forte richiamo all’assoluto. “Frate Silenzio“, così veniva affettuosamente chiamato dalla gente per il suo atteggiamento: liberato dal superfluo e alla ricerca dell’essenziale, non si lasciava distrarre dalle cose inutili o dannose, vera testimonianza della presenza del Verbo Incarnato accanto a ogni uomo.

A Gèsturi, paese sardo di circa 1.500 abitanti, situato nella regione del Sarcidanu e nell’arcidiocesi di Oristano, il 4 agosto 1882 nasce Giovanni Angelo Salvatore, figlio di modesti e religiosi possidenti: Giovanni Medda Serra e Piràma Cogoni Zedda, quarto di cinque fratelliA cinque anni è già orfano di padre e a tredici anche di madre; per cui viene assunto come servo “non stipendiato” dal benestante Peppino Pisano, suocero della sorella Rita, presso la quale resta ancora dopo la morte del parente.

Guarito da una grave malattia reumatico-articolare, nel marzo 1911 Giovanni Medda sale a Cagliari sul colle di Buoncammino, al convento di Sant’Antonioper essere accettato tra i fratelli non chierici cappuccini dal commissario provinciale, padre Martino da Sampierdarena. L’aspirante è raccomandato dalla dichiarazione del parroco, don Vincenzo Albana (Gèsturi, 31 marzo 1911), che si dice dispiaciuto della partenza del giovane dalla “parrocchia, dove è stato sempre di edificazione per tutti, non solo per la sua specchiata pietà, ma anche per la illibatezza della vita e l’austerità dei costumi”.

Ricevuto dal superiore prima come terziario, Giovanni Medda indossa il saio a Cagliari solo il 30 ottobre 1913 ed assume il nome che lo renderà famoso in tutta l’isola e oltre: frate Nicola da Gèsturi. Dopo il 13 giugno 1914, continua il noviziato a Sanluri, sotto la guida di padre Fedele da Sassari, “religioso austero con sé e con gli altri, e severo fino alla pignoleria“. Così temprato alla vita conventuale, il novizio emette la professione semplice il 1° novembre 1914, confermando poi la sua consacrazione totale a Dio il 16 febbraio 1919 con la professione solenne.

Fra-Nicola-da-GesturiGli si affida un primo incarico piuttosto esigente: la cucina del convento di Sassari. Quantunque ce la metta tutta, fra Nicola non riesce tuttavia ad accontentare i confratelli. Lo si sostituisce, inviandolo a Oristano, poi a Sanluri a riossigenarsi nello spirito del noviziato. Finalmente i superiori individuano un ambiente più consono e possibilmente vasto per le straordinarie virtù di frate Nicola: l’obbedienza e l’umiltà e lo stabiliscono definitivamente nel capoluogo della Sardegna, dove aveva esposto la timida richiesta di essere cappuccino. Riceve l’incarico di questuare “a santu Franciscu”, per san Francesco, secondo l’espressione tipicamente sarda.

Per esattezza storica, nel Settecento, in quello stesso convento, ha dimorato un altro questuante cappuccino come lui, veneratissimo in tutta l’isola: sant’Ignazio da Làconi (1701-1781). Non resta che prenderlo come esemplare e fra Nicola ci riesce stupendamente. Per trentaquattro anni si aggira, testimone silenzioso, nelle campagne, scende e sale i tortuosi vicoli dei rioni Castello e Villanova, si spinge ai paesi vicini del Campidano, per poi percorrere in lungo e in largo le strade e i corsi di Cagliari. Si arresta soltanto quando incontra “sora nostra morte corporale” alle ore 0,15 dell’8 giugno 1958.

Nicola da Gesturi_02La venerazione di cui è circondato è tale da far salire a circa 60.000 i partecipanti ai funerali, iniziati alle ore 17 del 10 giugno. La fiumana avanza tra una pioggia ininterrotta di fiori e blocca per più ore il traffico di Cagliari, per arrestarsi solo al cimitero di Bonaria. Più che un funerale, si è di fronte a un corteo trionfale, trasformato in seguito in pellegrinaggio quotidiano fino al 2 giugno 1980, quando le spoglie mortali dell’ormai servo di Dio frate Nicola da Gèsturi ritornano nella sua chiesetta di Sant’Antonio. Nel frattempo, il 6 ottobre ha inizio il processo informativo e il 22 febbraio 1978 quello cognizionale per la sua canonizzazione. Il 25 giugno 1996 viene promulgato il decreto sulle sue virtù eroiche, alla presenza di Giovanni Paolo II, che lo dichiara Beato in piazza San Pietro la domenica del 3 ottobre 1999.

Fra Nicola taceva per ascoltarsi e ascoltare. Cioè percepire in sé la presenza dell’Eterno Silenzioso che è Dio, a coglierne i segreti impulsi di amore e riversarli nei fratelli che incontrava quotidianamente per le vie di Cagliari. Il suo sguardo silenzioso era soprattutto contemplazione di Dio, ringraziamento per quanto riceveva, rimprovero per chi poteva dare e glielo negava, perdono per le non rare ingiurie di chi lo riteneva soltanto un fannullone e per i comunisti che, nell’infuocato aprile politico del 1948, scambiandolo per un “agit-prop” (agitatore propagandista) clericale lo caricarono di legnate. Anche in questa deprecabile circostanza fra Nicola rispose, come era sua abitudine, con il silenzio; in questura rifiutò categoricamente di denunciare i responsabili, perché – secondo lui – non era successo nulla.

Pur avendo l’incarico di questuare per il convento, praticamente non chiede mai nulla e tutti lo soccorrono. Gli interventi orali di Frate Nicola erano sempre telegrafici e vertevano necessariamente sulla preghiera della quale egli era imbevuto, perché dovevano rispondere alla continua richiesta, quasi unica, del popolo: “Frate Nicola, pregate per noi!”. E lui, senza mai stancarsi: “Preghiamo: pregate, pregate!”. “Pregate: andate. Il Signore vi ha ascoltato”. “E voi pregate per me”.

Beato Nicola da Gesturi4Era un appassionato lettore degli scritti della mistica francescana beata Angela da Foligno(1249-1309), tanto che il confratello che glieli aveva prestati non potè riaverli. Frate Nicola si scusava così: “Li ho letti tante volte, ma quando arrivo alla fine mi piace ricominciare da capo: sono troppo belli!”.

Durante la II guerra mondiale quando la sirena dell’allarme avvertiva i cagliaritani che il bombardamento era cessato, frate Nicola sgusciava per primo dal convento e raggiungeva i punti più colpiti della città per recare i primi soccorsiSovvenne pure quanti lottavano con la fame e il freddo rintanati nelle caverne. Fu un miracolo che egli stesso non sia rimasto vittima del furore bellico; più miracoloso ancora che la sua fragile fibra – in seguito i medici gli riscontreranno una serie di gravi malanni – non si sia spezzata.

Fonte: il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler/http://www.fraticappuccini.it/