San Vittore il Moro

SAN VITTORE IL MORO

martire (303) 8 maggio 

Guardia pretoriana ma cristiana, venne arrestato, lasciato san-vittoreprivo di cibo e sottoposto a tormenti come il piombo fuso sulle piaghe, ma non cedette all’idolatria acquistandosi anche la devozione del grande S. Ambrogio.

Vittore il Moro, (Mauro, della  Mauretania, nome di una regione del Nordafrica), famoso martire e patrono di Milano, dei prigionieri ed esuli dalla Chiesa cattolica. Era molto probabilmente di pelle nera, come Maurizio, soldato della legione Tebana e santo più largamente venerato. S. Ambrogio di Milano (7 dic.) lo venerava con gli altri patroni della città. Felice e Narbore (12 lug.).

Vittore era nativo della Mauritaniacristiano fin dalla giovinezza prestava servizio nella guardia pretoriana. Fu martirizzato nel 303 a Milano (allora un importante centro militare e civile) durante la persecuzione di Massimiano, che con quella di Diocleziano fu la più crudele nella storia della Chiesa.

Venne arrestato, lasciato per giorni privo di cibo e sottoposto a tormenti come il piombo fuso sulle piaghe, perché si rifiutò di abbandonare la propria fede, ma tutti coloro che erano presenti rimasero stupiti del fatto che il corpo di Vittore non fosse stato bruciato. Infatti, quando Massimiano diede avvio ad una delle ultime persecuzioni prima che Costantino I emanasse l’Editto di Milano del 313, Vittore pur affermando la propria fedeltà all’imperatore per ciò che riguardava la sua vita civile e la disciplina militare, si rifiutò però di adorare gli idoli pagani per seguire la religione cristiana.

S. Vittore il moro1Riuscì ad evadere quando i soldati che facevano la guardia si addormentarono. Vittore fuggì e si nascose in una stalla di fronte al teatro. Allora i soldati si alzarono e lo inseguirono, e trovarono una donna sola che interrogarono, chiedendole: “Non hai visto un uomo dai capelli bianchi con i vestiti strappati passare per questa strada?”. La donna rispose, e disse: “Ho visto un uomo dai capelli bianchi con vesti strappate fuggire per questa via”.

Allora i soldati continuarono il loro inseguimento lungo la suddetta strada dopo le scuderie, e arrivarono davanti al teatro, ed entrando nelle scuderie trovarono san Vittore nascosto di fronte ai cavalli. Allora i soldati lo assalirono e lo portarono fuori. Quando Massimiano seppe che Vittore era fuggito si adirò con i suoi soldati, e ordinò che altri soldati lo portassero fuori della città in un luogo chiamato il Giardino di Filippo. L’imperatore stesso camminava nell’ippodromo del circo, e inviò messaggeri a Vittore, dicendo:

Andate e riferite a Vittore: “hai disperato per la tua vita, e non sei disposto a offrire il sacrificio: per gli dei, se non sacrifichi io ti condanno alla pena di morte””.

A questi Vittore rispose: “Andate e riferite al vostro imperatore: “fa rapidamente ciò che stai per fare, perché voglio ricevere la mia ricompensa da Dio, la ricompensa per la quale ho subito queste cose, e per cui è giunto il momento: se questo piace a Colui che mi ha dato la mia anima e lo spirito“”.

Allora l’imperatore Massimiano ordinò che fossero chiamati i suoi servi, e comandò loro che Vittore venisse portato in un piccolo bosco chiamato ad Ulmos, dove l’imperatore aveva un giardino, e che lì fosse decapitato. E quando san Vittore fu portato lì, disse ai soldati che lo stavano scortando: “Dite all’imperatore Massimiano che quest’anno morirà, e che quando lui sarà morto nessun sepolcro lo accoglierà a meno che le sue gambe non siano spezzate”.

Quando ebbe detto queste cose raggiunsero il luogo, e Vittore pronunciò un’orazione, dicendo: “Ti ringrazio, Signore Gesù Cristo, che non mi hai separato dai tuoi santi, i miei concittadini, Nabore e Felice. Ti benedico e Ti ringrazio per sempre. Amen”. Quando l’orazione fu completata la sua testa fu tagliata da un servo.

Allora l’imperatore ordinò che nessuno dovesse seppellire il suo corpo, in modo S. Vittore il moro2che fosse divorato dagli animali selvatici. Sei giorni dopo, l’imperatore inviò il suo quaestor con soldati, per vedere se era stato mangiato dalle bestie e dai serpenti. Essi andarono e trovarono il corpo di Vittore intatto, in nessuna parte danneggiato, e due bestie di guardia, una alla sua testa e l’altra ai suoi piedi. Tornarono e riferirono all’imperatore. Allora l’imperatore ordinò che il corpo dovesse essere sepolto. Dopo che fu data l’autorizzazione a seppellire il martire, il santo e beatissimo vescovo Materno andò per esso, e trovò due bestie, una di guardia alla sua testa e l’altra di guardia ai suoi piedi.

Il corpo stesso si trovava come era stato lasciato alla medesima ora dell’esecuzione. Ma le bestie, quando videro il santo vescovo Materno, cedettero il passaggio, fintanto che erano rimaste lì il corpo era stato protetto. Materno avvolse il cadavere nel lino, lo portò non lontano dal piccolo boschetto, e lo seppellì in pace, fuori le mura della città, e subito venne costruita una cappella sulla sua tomba, in un sacello denominato San Vittore in Ciel d’Oro. Fin da tempo remoto vennero attribuiti a quel luogo molti miracoli. Nel 1576 S. Carlo Borromeo (4 nov.) traslò le reliquie a Milano in una nuova chiesa. Il culto di San Vittore, vide una larga diffusione, anche grazie alla volontà di Ambrogio di seppellirgli accanto il fratello Satiro. Oggi è custodito nella Basilica di Sant’Ambrogio di Milano.

Numerose poi, le chiese che gli furono dedicate a Milano e nella diocesi ambrosiana, a tal punto che la presenza di chiese o edicole a lui dedicate viene considerata una prova dell’appartenenza di un territorio alla suddetta diocesi (“Ubi Victor, ibi ambrosiana ecclesia”). Gli Acta del santo (di antica data) riferiscono di molti tormenti da lui subiti, ma senza grande fondamento storico.

Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler /http://www3.varesenews.it/ http://www.tradizione.oodegr.com/