Santa Maddalena di Canossa

SANTA MADDALENA DI CANOSSA

fondatrice (1774-1835) 10 Aprile

Giovane donna attraente che non sceglie la via del matrimonio 4Maddalena_di_Canossafacoltoso ma del servizio a Dio attraverso l’insegnamento e la cura dei poveri. Le sue suore canossiane saranno le prime in Italia, ad occuparsi delle giovani sordomute.

Maddalena Gabriella di Canossa nacque in una ricca famiglia di Verona, nel 1774; suo padre morì cinque anni più tardi e Maddalena e i suoi fratelli furono abbandonati dalla madre quando questa si risposò. La bambina ebbe un’infanzia infelice, poiché cresciuta da un’istitutrice francese che non la capiva. A quindici anni superò una malattia molto grave e immediatamente dopo dichiarò la sua intenzione di diventare suora, con grave disdegno della sua famiglia che sperava in un matrimonio vantaggioso per la bella e attraente Maddalena.

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Nel 1791 fece un’esperienza di prova nelle carmelitane, ma abbandonò dopo poco questa strada perché sentiva che le strette regole della clausura erano incompatibili con il suo desiderio di assistere e istruire i bisognosi. Per vari anni amministrò i beni della sua famiglia, dedicando quanto più tempo possibile alla cura delle ragazze povere della città ed esposte ai rischi della strada. Ai suoi parenti, che ritenevano indegno di lei questo lavoro e tentavano di fermarla, era solita rispondere:

S. Maddalena di Canossa1«Il fatto che io sia nata marchesa dovrebbe trattenermi dal servire Gesù Cristo presente nei poveri?».

Maddalena di Canossa si preoccupava di ogni tipo di povertà, economica e morale; nel suo apostolato, visitava gli ammalati negli ospedali e nelle loro case, comprava copie del catechismo per l’insegnamento nelle chiese locali, organizzava ritiri, aiutava ragazze abbandonate e a rischio, dava cibo a coloro che ogni giorno si presentavano alla sua porta, e visitava quanti abitavano in case o baracche decrepite. Alcune lettere scritte dal suo direttore spirituale in questo periodo mostrano come fosse seriamente tormentata dagli scrupoli e dalla paura di non riuscire a compiere il volere di Dio. Alla fine, la sua guida le consigliò di dedicarsi completamente all’apostolato concreto che aveva già intrapreso.

Nel 1799 Maddalena di Canossa iniziò ospitando due ragazze povere in casa propria; nel 1802 organizzò una casa di accoglienza e una scuola vicino alla chiesa di S. Zeno, nella parte più povera e malfamata della città. Assunse numerosi insegnanti inserendoli in un contesto sostanzialmente di vita religiosa, ma pochi di loro vollero rimanere a lungo. A casa si prendeva ancora cura di due zii anziani; quando morirono, si sentì finalmente libera di iniziare ciò che chiamava

«un grande progetto: un’istituzione in cui si potesse infondere un vero spirito d’unione con Dio e allo stesso tempo di distacco da ogni cosa, mentre ci si occupava di tutte quelle opere di carità secondo le circostanze».

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Nel 1808 Maddalena di Canossa ebbe la possibilità di occupare gli edifici di un monastero agostiniano soppresso e ciò le permise di seguire quella che reputava da sempre la sua vera vocazione: «Servire Cristo nei poveri». La scuola prosperò e diede a numerose ragazze una formazione pratica nei lavori domestici e femminili, le basi di alfabetizzazione e, naturalmente, un’istruzione religiosa. Fu questo l’inizio della Congregazione delle Figlie della Carità, conosciute anche come suore canossiane della Carità, considerate anche tra le prime fondatrici di scuole per le sordomute in Italia.

Maddalena di Canossa aprì una seconda casa a Venezia su richiesta di due sacerdoti che avevano istituito una scuola simile per ragazzi, e nel 1812 redasse la versione definitiva della regola della nuova congregazione. Nel 1816 ottenne l’approvazione pontificia provvisoria da papa Pio VII, di passaggio a Piacenza mentre tornava a Roma dall’esilio francese. In quello stesso anno aprì una casa a Milano e nel 1820 una a Bergamo; otto anni dopo andò a Roma per ottenere l’approvazione definitiva per la congregazione da Leone XII.

Altre case furono aperte a Trento, Brescia e Cremona. Aveva desiderato a lungo fondare una congregazione di sacerdoti e fratelli laici che condividessero la sua opera e collaborò per un certo periodo con Antonio Rosmini, fondatore dell’Istituto della Carità (rosminiani); alla fine, nel 1831, fece nascere la comunità dei Figli della Carità con l’aiuto di un sacerdote veneziano e di due laici. Una delle sue iniziative più lungimiranti fu l’organizzazione di un corso di formazione per le insegnanti provenienti da aree rurali: esse potevano ottenere un diploma di maestre elementari dopo una scuola di sette mesi presso una delle case della congregazione; durante il corso apprendevano come insegnare e, allo stesso tempo, ricevevano una formazione spirituale e apostolica di tipo canossiano.

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Maddalena di Canossa morì il aprile 1835 a Verona; nella sua vita incarnò perfettamente le parole che ripeteva alle sorelle:

«La vita religiosa è semplicemente il Vangelo messo in pratica».

Nella sua vita interiore ebbe anche delle esperienze mistiche che provò a descrivere nelle sue Memorie: mentre si trovava in preghiera, scrisse,

«mi sentii a un certo punto come rapita in Dio. Lo vidi dentro di me come un sole luminoso, e fui assorbita dalla presenza divina al punto che fui incapace di rimanere in equilibrio e dovetti appoggiarmi a qualcosa; la forza della gioia celeste mi stava quasi per soffocare».

In altre occasioni sperimentò aridità spirituale e tentazioni:

«In questo periodo, per quanto riguarda lo spirito, poiché ero incapace di pregare, ho provato noia spirituale, stanchezza e tentazione soprattutto contro la fede. Non trovavo sollievo in nulla e non m’interessava niente, né di terreno né di celeste. Nel mezzo della stanchezza e della noia sapevo che avrei potuto sollevarmi solo quando avessi incontrato il Signore. Dopo numerosi giorni cominciai a trovarlo nella santa comunione».

Maddalena di Canossa era devota in modo particolare a Cristo crocifisso e a Maria Addolorata, che lei considerava «Madre della Carità sotto la croce»; soleva infatti dire alle sue sorelle: «Siate felici […] dopo avere avuto esperienza dell’aiuto di Maria in così tante occasioni, come fate a essere preoccupate o ad avere paura?».

4Santa Maddalena di CanossaEra l’amore universale mostrato da Cristo sulla croce che ispirava Maddalena di Canossa ad amare e aiutare tutti:

«Nei poveri, negli ammalati e in coloro che soffrono vide sempre Cristo crocifisso. Si potrebbe riassumere la sua vita nelle parole “Dio solo e Cristo crocifisso”» (Pollonara).

La sua causa venne introdotta nel 1877, fu beatificata nel 1941 e canonizzata nel 1988. Le sue spoglie sono conservate in un’urna nella cappella del convento di S. Giuseppe a Verona. Ci sono giunte e sono state pubblicate numerose sue lettere,’ così come una serie di scritti spirituali e redazioni della regola. In obbedienza ai direttori spirituali Maddalena di Canossa scrisse una serie di note sulla sua vita spirituale, pubblicate come memorie, che, pur non essendo un’autobiografia, registrano il suo progresso nel cammino spirituale e forniscono una visione della vita e dell’opera di un’eccezionale fondatrice. Furono scritte in origine in terza persona, ma nelle edizioni moderne sono state convertite in prima persona.

Le congregazioni continuano la sua opera; le sorelle sono attive in ventun paesi, e contano circa quattromila membri in quattrocento case. L’istituto maschile non fiorì per molti anni dopo la morte della fondatrice e sopravvisse solo nella casa di Venezia; adesso vi sono circa 200 tra sacerdoti e laici che operano in Italia, Brasile e Filippine.

Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler