CHI ERA VERAMENTE S. CATERINA DA SIENA?

Chi era veramente S. Caterina da Siena?

Considerando il digiuno estremo e il desiderio di offrirsi in4Santa_Caterina_1 sacrificio per il bene della Chiesa, fino a che punto Caterina fu responsabile della propria morte? Soffriva, come alcuni scrittori moderni hanno sostenuto, di una forma di anoressia, causata dai litigi con la madre riguardo al matrimonio e dal suo desiderio di assumere un ruolo maschile all’interno di una società totalmente patriarcale, di sfidare la tradizionale autorità maschile e sacerdotale del suo tempo?

Esistono certamente dei paralleli tra le tappe del suo graduale abbandono del cibo e i momenti critici del rapporto con la famiglia naturale, così come è chiaro il suo desiderio di rompere con l’ideale di bellezza fisica e con le attese sul matrimonio dei suoi genitori. Eppure numerose donne di quel tempo ottenevano un tale distacco entrando in un ordine religioso, senza però avvicinarsi agli estremi di ascetismo propri di Caterina. Tale ascetismo, ogni modo, non era diretto al superamento di ostacoli esterni bensì dell’unico ostacolo interno importante, la volontà propria. Più Caterina digiunava, più desiderava ricevere la comunione, fino al punto che la frequenza con cui la riceveva causò scandalo. La soddisfazione spirituale che provava dopo la santa comunione si riversava in soddisfazione fisica o gratificava i bisogni fisici: «Mi sento così soddisfatta dal Signore quando ricevo il suo più adorabile sacramento che non potrei desiderare altro tipo di alimento», disse al suo primo confessore.

IL DIALOGO DELLA DIVINA PROVVIDENZA

4 santa caterina1Concentrarsi nella vita di Caterina su quella attività pubblica che le procurò sia cattiva che buona fama, significherebbe presentarne un’immagine non solo incompleta, ma anche tendenziosa. Un posto centrale va assegnato al suo misticismo. Non era come chi dopo aver compiuto un ministero attivo si ritira regolarmente in preghiera e contemplazione; per lei la preghiera contemplativa rappresentava il nucleo centrale della sua vita e da essa scaturiva una speciale relazione con Dio. Così come i suoi scritti non sono trattati teologici, le sue azioni non erano il risultato di un piano studiato: la sua era una teologia sperimentata che nasceva dalla vicinanza con Dio, intessuta negli scritti e negli atti perché intessuta nella vita. Tutto ciò che faceva era ciò che riteneva che Dio le stesse dicendo di fare, mentre si dedicava sempre più al «tenero volere di Dio» imitando la totale sottomissione di Gesù al volere del Padre. Un esempio dell’integrazione esistente tra la contemplazione e l’azione è dato dal modo in cui spesso irrompeva la preghiera o lo stato di estasi mentre stava scrivendo le sue lettere; le sue segretarie includevano questi sfoghi intercalati nel dettato (Noffke). A Caterina non era chiara la distinzione tra l’attività per la causa di Dio e la contemplazione: parlava piuttosto di «amore di Dio» e «amore del prossimo », e si trattava dello stesso amore (Scott).

Provvidenza verso gli imperfetti

La ricchezza della sua vita mistica si manifesta massimamente in quello che lei chiamava «il mio libro», noto come il Dialogoscritto tra il 1377 e il 1378 per istruire e confortare la sua famiglia spirituale. Caterina ne dettò gran parte, spesso mentre era in stato di estasi, poi lo ampliò e corresse personalmente. Raimondo lo descrisse come un «libro che contiene un dialogo tra un’anima, che pone quattro domande al Signore, e il Signore stesso che le risponde, illuminandola con molte utili verità». E un’opera complessa poiché il pensiero di Caterina «segue un percorso 4SantaCaterinaimplacabile di “stratificazione” nel quale ridefinisce i suoi argomenti frequentemente, ma sempre aggiungendo e integrandoli con nuovi elementi» (Noffke).

All’inizio del libro Caterina pone a Dio numerose domande alle quali lui risponde accuratamente. La sezione più ampia è composta dall’espansione di una metafora polivalente di Cristo come ponte, collegamento tra la terra e il cielo, la sola via che gli esseri umani hanno per attraversare l’abisso aperto dal peccato.

Provvidenza verso i peccatori

E il ponte la causa della sua Incarnazione e morte sulla croce; il ponte fornisce anche un’ascesa dal peccato al punto più alto della vita spirituale e le fasi che l’anima attraversa durante tale viaggio sono descritte secondo la sensibilità psicologica basata sull’esperienza personale di Caterina. Un’altra sezione, che tratta del «Corpo Mistico della Santa Chiesa», inizia lodando il sacerdozio e l’eucarestia e continua descrivendo nel particolare la condanna di Dio verso i preti e i religiosi che vivono in maniera immorale e scandalosa. Altre sezioni trattano dello spirito di discernimento, dell’emozione spirituale vera e falsa, della verità, dell’obbedienza e della divina provvidenza. «Il Dialogo nella sua interezza è molto simile a un arazzo cui Caterina aggiunge un punto dopo l’altro fino a quando si ritiene soddisfatta di avere comunicato tutto ciò che può riguardo a quanto ha imparato sulla via di Dio» (Noffke). Il libro pareggia i grandi classici di S. Teresa d’Avila (15 ott.) e S. Giovanni della Croce (14 die), entrambi dichiarati, come lei, dottori della Chiesa in virtù della loro teologia mistica.

Le esperienze contemplative di Caterina ebbero un’influenza fondamentale nella sua teologia mistica, ma subì anche altre influenze. Nonostante non fosse stata istruita in maniera regolare e non si sa quanto correntemente potesse leggere, aveva 4SantaCaterina_stimmateassimilato idee di vari autori classici, da Agostino a Tommaso d’Aquino, e di suoi contemporanei.  Conosceva anche gran parte della Bibbiapur senza averla mai studiata o letta in maniera sistematica; è anzi probabile che l’avesse appresa sentendola leggere da altri.

Nei suoi scritti abbondano frasi e idee tratte dalle Scritture, che sono così strettamente amalgamate che spesso è difficile individuare l’inizio e la fine di una citazione; sono usate per dare risalto ai suoi temi preferiti oppure per aprire nuovi percorsi, servendosi dell’immagine scritturistica prescelta.

In considerazione della mancanza di istruzione teologica, è stupefacente come riesca a “maneggiare” misteri quali la Trinità, l’Incarnazione e il rapporto tra Cristo e il Padre, l’eucarestia, con tanta profondità e sicurezza nel suo dialetto toscano, senza mai allontanarsi dall’insegnamento ortodosso. E necessario senza alcun dubbio considerare l’aiuto che ricevette dalle lunghe conversazioni con Raimondo di Capua e che in parte il suo insegnamento potrebbe essere stato da lui sistemato quando lo ha riportato nella biografia; è vero però che Caterina faceva suo tutto ciò che assorbiva dagli altri, colorandolo della propria interpretazione personale.

Provvidenza verso i perfetti

Il riconoscimento dell’amore gratuito di Dio era la forza motrice in grado di dirigere tutta la sua attività; quell’amore appariva a Caterina ancora più straordinario se considerava il suo nulla, essendo una creatura davanti a Dio creatore. In una delle sue prime esperienze spirituali. Dio le si rivolse così: «Figlia, sai chi sei tu e chi sono io? Se conosci queste due cose hai la beatitudine a portata di mano. Tu sei colei che non è e io sono colui che è. Fa penetrare questa verità nella tua anima e il nemico non ti travierà». La relazione fondamentale esistente tra creatura e creatore è parte della “verità di Dio”, tema multiforme nel pensiero di Caterina che include, come si è visto, il piano di Dio per la sua creazione.4santa caterina 1

Includeva anche l’unità e la Trinità di Dio, il suo pensiero era infatti totalmente e profondamente trinitario come si vede, ad esempio, da questo brano epistolare: «Nel Cristo crocifisso troviamo il Padre e partecipiamo al suo potere, troviamo la sapienza del Figlio unigenito di Dio, che illumina la nostra comprensione, vediamo e facciamo esperienza della grazia dello Spirito Santo scoprendo l’amore affettuoso con il quale Cristo ci ha donato il beneficio della sua passione». Il sangue versato in quella passione rappresentava per Caterina una realtà potentissima: è datore di vita e ci illumina nell’oscurità del peccato. Scrisse infatti:«Oh sangue, tu dissolvi l’oscurità e ci doni la luce così che possiamo giungere a conoscere la verità e il santo volere del Padre!». La Chiesa è un giardino irrigato dal sangue di Cristo, i sacerdoti sono i canali che portano tale sangue ai fedeli attraverso i sacramenti ed esso rappresenta per noi sia la prova sia il frutto dell’amore di Dio.

La ricca e difficile teologia di Caterina non ammette facili sintesi. La santa rimane una figura complessa, che spaventa per la sua energia, eppure popolare e accessibile, moderna per alcune delle sue analisi ma pienamente medievale per i presupposti. Per tutta la sua attiva vita fu un’insegnante determinata a istruire gli altri sull’amore e la verità di Dio e a persuaderli a seguire le richieste di tale amore oltre i limiti posti dalle considerazioni umane, come lei stessa aveva fatto. Durante la proclamazione a dottore della Chiesa il papa Paolo VI ha affermato che alla sua teologia si possono applicare le frasi di Gesù: «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato» (Gv 7, 16), e di S. Paolo: «Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso» (1 Cor 2, 2).

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SANTA CATERINA DA SIENA

Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler