Beata Chiara da Pisa

Beata Chiara da Pisa

religiosa (1362–1419) 17 aprile 

Un matrimonio contratto in giovane età una famiglia beata Chiara Gambacorta e Gesù Bambinomolto importante alle spalle non le impediranno di diventare, grazie all’aiuto fornitole da santa Caterina da Siena una sostenitrice e riformatrice dell’ordine domenicano.

Tora (o Teodora), nata nel potente casato mercantile dei Gambacorti o Gambacorta, che nel Trecento sono diventati per due volte signori in Pisa; poi, per due volte, hanno perduto la signoria, e alcuni anche la vita. Altri sono stati banditi per anni dalla città, e tra essi c’era Pietro Gambacorta, uno dei cittadini più importanti di Pisa, padre di Tora. Siamo nel 1362 a Firenze o a Venezia. Suo fratello maggiore era il B. Pietro da Pisa (17 giu.), che fondò un piccolo ordine di eremiti nel 1380. Nel 1369 Pietro era sarebbe impadronito del potere. Tora viene inclusa nei progetti politici e finanziari del padre, che a sette anni la promette in sposa a un giovane di famiglia importante, Simone Massa. A dodici, lasciò casa per andare a vivere dai genitori del futuro marito.

Là sviluppò un interesse particolare per i poveri del vicinato e, quando la suocera le vietò di donare provviste della casa, si unì a un gruppo di pie donne che davano assistenza agli ammalatiA quindici anni un’epidemia colpì lei e il marito portando il giovane alla morte; la famiglia di lui cominciò immediatamente a organizzarle un secondo matrimonio ma incontrò il netto rifiuto di Tora, che si era ormai decisa a condurre vita religiosa, mossa anche da una lettera di S. Caterina da Siena (29 apr.). L’ha incontrata a Pisa nel 1375, in primavera e poi in autunno. Più tardi, dopo la morte del marito, riceve sue lettere che la spingono a farsi suora; e, anzi, già le danno suggerimenti pratici di comportamento quotidiano come religiosa:

santa chiara gambacorta«E guarda che tu non perda il tempo tuo (…), ma sempre esercita il tempo o coll’orazione o colla lezione [lettura] o con fare alcuna cosa manuale, acciocché tu non cada nell’ozio».

Ella si tagliò i capelli, donò i ricchi abiti ai poveri e si accordò segretamente per entrare nelle Clarisse, assumendo il nome di Chiara. I suoi genitori non le permisero però di rimanere in conventola obbligarono a tornare a casa. I fratelli la portano via con la forza dal monastero, e per alcuni mesi la tengono in una sorta di prigionia domestica. Non essendo riusciti, però, a farle cambiare idea, suo padre si rassegnò e le permise di entrare nel convento domenicano di S. Croce. Era questa una comunità in cui si seguiva uno stile di vita piuttosto rilassato e Chiara da Pisa cercò invano di riformarla, ostacolata dalla gran parte delle suore. È il tempo in cui papa Gregorio XI, tallonato da Caterina, lascia Avignone per ritornare stabilmente in Roma (gennaio1377). Pietro Gambacorta, padrone di Pisa, lo accoglie solennemente durante la sosta a Livorno e decide di costruire per la figlia un nuovo convento dedicato a san Domenico.  Chiara da Pisa vi si trasferì, nel 1382, con le suore che intendevano osservare la regola in maniera più rigorosa.

Chiara era diventata amica della B. Maria da Pisa, rimasta due volte vedova prima dei venticinque anni; entrambe si erano legate a S. Caterina da Siena ed erano determinate soprattutto a vivere nella nuova casa secondo un regime di povertà e clausura molto strette. Vorrebbe anche poter ricevere un’altra volta in città la santa, lei però non può più accettare, perchè ammalata; ma trova il tempo di scrivergli, con belle parole di gratitudine. E con un avviso bene in chiaro: sappia il signore di Pisa che è tempo per lui di “correggere” vita e comportamenti: «Non indugiate, che il tempo è breve e il punto della morte ne viene, che non ce n’avvediamo». Caterina muore nel 1380. Dodici anni dopo c’è in Pisa un’altra congiura contro i Gambacorti, appoggiata dai Visconti di Milano: e Pietro viene assassinato con i figli Benedetto e Lorenzo.beata chiara2

Chiara interpretò la norma in maniera così rigorosa da non dare rifugio nemmeno al proprio fratello quando egli si trovò a fuggire dall’assassino che aveva ucciso il loro padre e due fratelli; ma tale rigidità non era durezza di cuore e più avanti ella perdonò l’uccisore e accolse in convento la sua vedova e le loro figlie. Fu dapprima vicepriora e poi priora del monastero, e la comunità divenne un centro di formazione e un modello guida nella campagna di restaurazione della stretta osservanza nelle case italiane dell’ordine.

I beni dei Gambacorta le serviranno per farne anche un centro di accoglienza per ogni sorta di poveri. Fu da lì che il B. Giovanni Dominici (10 giu.) prese le suore per iniziare la riforma del famoso convento del Corpus Domini di Venezia, da lui fondato nel 1394, e, secondo alcuni scrittori. Chiara merita un posto a fianco di S. Bernardino da Siena (20 mag.) e S. Teresa d’Avila (15 ott.) come riformatrice della vita religiosa. Le suore svolgevano una vita ritirata di preghieralavoro manuale e studio, la cui importanza fu sottolineata dal direttore spirituale di Chiara da Pisa quando le disse: «Nel nostro ordine ben pochi sono diventati santi senza essere dotti». Nonostante il suo convento fosse angustiato da problemi finanziari, ella insistette per destinare un importante lascito alla fondazione di un ospedale per orfani piuttosto che al monastero. Morì nel 1419 e subito si sviluppò un culto che fu approvato nel 1830. Nel giorno della morte, invece del Requiem, le loro voci intonano il Gloria. Il suo corpo si trova ancora nel suo monastero.

Fonti: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler http://www.santiebeati.it/