Beata Restituta Kafka

Beata Restituta Kafka

suora e martire antinazista(1894-1943) 30 marzo

B. RESTITUTA KAFKA1Figlia di un calzolaio, cominciano a chiamarla “suor Resoluta”, per i modi cordiali e decisi, tanto che quando i nazisti tolgono il Crocifisso anche dagli ospedali, lei tranquillamente lo va a rimettere, a testa alta, sfidando comandi e comandanti i quali non potendola piegare, decidono di sopprimerla.

Elena Kafka nacque l’1 maggio 1894 a Brno in Moravia (all’epoca parte dell’impero austro-ungarico, oggi nella Repubblica ceca).  Era la sesta dei sette figli di Antonio, calzolaio ceco, e della moglie. Maria. Entrambi provenivano da famiglie cattoliche e Antonio aveva conosciuto la moglie, anche lei ceca, all’epoca in cui lavorava a Vienna. I due si erano sposati nella chiesa di S. Leopoldo di Vienna nel 1887 ed erano tornati nel 1892 a Brno. Elena venne battezzata nella chiesa dell’Assunzione della città il 13 maggio 1894.

Due anni dopo la famiglia si trasferì a Vienna, stabilendosi nel distretto operaio di Brigittenau, dove vivevano migliaia di immigrati cechi. Elena frequentò la scuola locale, fece la prima comunione nella parrocchia di S. Brigitta all’età di undici anni e poi si iscrisse ai tre anni di scuola media per ragazze nella scuola dell’Angelo Custode, così chiamata perché sull’entrata vi era una grande statua di un angelo. La sua insegnante la curò da una grave balbuzie vietandole di parlare per tre mesi. Elena lasciò la scuola a quindici anni e lavorò per un certo tempo come cameriera. In seguito ricordò che in quel periodo prese la decisione di entrare in un ordine di infermiere «per aiutare quelli che soffrono e hanno bisogno d’aiuto».

Nel 1913 venne aperto un nuovo ospedale nel distretto di beata restitutaLainz di Vienna e fu chiesto alle Suore della Carità Cristiana, fondate a Vienna nel 1857, di occuparsi del personale infermieristico. Elena fu assunta come assistente generale non qualificato, con la possibilità di imparare dalle suore.

Una sera chiese ai genitori di poter entrare nell’ordine ma, per ragioni non ben conosciute, essi  rifiutarono. La madre si oppose risolutamente e tentò di convincerla a cambiare idea, ma  Elena a   diciannove anni,  ancora minorenne secondo la legge, scappò di casa e andò nella casa madre delle Suore della Carità. Alla fine i genitori si convinsero e le diedero il permesso di entrare nell’ordine. Essi comunque non erano in grado di provvederle la dote e la madre superiora chiese un prestito alla diocesi cosicché Elena potè diventare novizia il 23 ottobre 1915, prendendo il nome di Maria Restituta, da S. Restituta di Sora (in precedenza 27 mag.) decapitata dall’imperatore Aureliano (270-275) a motivo della sua fede nel 272 circa e seppellita in origine nelle catacombe. Restituta era ancora novizia quando scoppiò la prima guerra mondiale e così iniziò subito a lavorare nelle sale operatorie con i feriti provenienti dal fronte. Dopo la guerra, nel maggio 1919, l’ospedale distrettuale di Mòlding, centro commerciale a sud di Vienna, fece richiesta di una suora per la sala operatoria. Era noto che il chirurgo locale era un uomo nervoso e lunatico con il quale era difficile lavorare: Restituta si offrì volontaria e in breve tempo divenne un’eccellente anestesista e assistente di sala operatoria.

Presto divenne nota con il nome di “suor Risoluta” in quanto, anche se era piccola e grassa (in tempo di pace pesava 90 kg) non era consigliabile contraddirla dopo che aveva deciso di fare qualcosa. Nello stesso tempo era anche affettuosa e piena di premure e con uno spiccato senso dell’umorismo. Dopo una dura giornata di lavoro era solita tornare a casa e ordinare «un goulash e una pinta della solita», cioè della sua marca favorita di birra. Poco dopo l’Anschluss del 1938, qualsiasi attività religiosa B. RESTITUTA KAFKAall’interno degli ospedali fu vietata, ma suor Restituta continuò ad assistere i morenti e, quando era possibile, a far avere loro in segreto l’estrema unzione. Il chirurgo, il dottor Lamberto Stumfholconsapevole di non poter lavorare senza il suo aiuto, sebbene fosse un nazista convinto, non la denunciò. Quando però la vide appendere il crocifisso in ogni stanza di un nuovo reparto e la scoprì mentre faceva delle copie di un volantino anti-nazista, chiamò la Gestapo. Il 18 febbraio 1942, mercoledì delle ceneri, un gruppo di SS l’arrestò.

Dopo più di un anno di prigione, durante il quale essa era solita donare buona parte della sua misera razione di cibo a chi ne aveva maggiore bisogno, salvando in questo modo la vita a una donna incinta e al suo bambino, suor Restituta venne condannata a morte per ordine del segretario di Hitler, Martin Bormann. Il 30 marzo 1943 fu mandata alla ghigliottina con le mani legate dietro la schiena e con indosso solamente una maglia di carta. Il cappellano della prigione, il redentorista padre Ivanek, che la accompagnò fino alla porta della camera della morte e al quale la suora chiese di tracciare un segno di croce alle sue spalle mentre camminava, udì un “tonfo sordo” quando la lama cadde. Restituta fu l’unica suora nel territorio tedesco del Terzo  Reich a essere decapitata dai nazisti. Per timore che potesse venire venerata come martire, i nazisti rifiutarono di consegnare il suo corpo, che fu gettato in una cava di pietra.

da parte di Giovanni Paolo II in tedesco 

Per molti anni in Austria vi furono opposizioni alla sua beatificazione, ma alla fine fu possibile far partire il processo, diffondendo nel medesimo tempo la storia della sua vita. Alla cerimonia di beatificazione, che ebbe luogo a Vienna il 20 giugno 1998, nel reliquiario presentato a Giovanni Paolo II si trovava, invece della usuale reliquia, solo un piccolo pezzo del suo abito. Oggi l’ospedale del distretto di Mòlding nel quale suor Restituta ha lavorato possiede un ampio reparto di maternità. Nel 1995 la via dell’ospedale venne rinominata “Via suor Restituta” e in questo modo tutti i bambini nati nell’ospedale hanno il suo nome sui certificati di nascita.

Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler 

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