San Luigi Versiglia e san Callisto Caravario

San Luigi Versiglia e San Callisto Caravario

vescovo e martire (1873-1930); sacerdote e  martire (1903-1930) 25 febbraio

1 Luigi e Callisto

San Luigi Versiglia e san Callisto Caravario sono i primi martiri in Cina dell’ordine dei salesiani di don Bosco, appartengono a un periodo successivo rispetto ai martiri della Cina ricordati il 17 febbraio. Morirono in un  periodo  contrassegnato dalle incessanti  ostilità  tra i “signori della guerra” locali e dalla nascita del partito comunista cinese. La beatificazione avvenne per opera di Giovanni Paolo II

Nato il 5 giugno 1873 a Oliva Gessi (Pavia), Luigi Versiglia all’età di dodici anni era stato mandato da don Bosco a studiare nell’oratorio di Valdocco a Torino, In questo periodo le sue grandi passioni erano la matematica e i cavalli: disse infatti ai suoi genitori di andare a studiare là per diventare non un sacerdote, ma un veterinario. Non aveva tuttavia fatto i conti con lo straordinario carisma di don Bosco: modificati infatti i suoi progetti, l’11 ottobre 1889, quattro anni dopo, fece la professione semplice tra i salesiani.

Dopo aver conseguito il dottorato in filosofia, che lo tenne impegnato dal 1890 al 1893, fu ordinato sacerdote nel 1895, e per dieci anni fu superiore e responsabile dei novizi nel nuovo seminario salesiano di Ganzano, nei pressi di Roma. Nel 1905 il vescovo di Macao si rivolse ai salesiani per avere dei missionari. Luigi, che aveva sempre desiderato ardentemente la vocazione missionaria, fu nominato capo della prima spedizione missionaria dei salesiani in Cina; imbarcatosi il 7 gennaio 1906, si stabilì inizialmente a Macao. Qui gli fu affidata la responsabilità di un piccolo orfanotrofio, che Luigi trasformò in una scuola per duecento studenti altamente stimata, centro spirituale per l’intera città.

La stagione rivoluzionaria scoppiata in Portogallo tolse (1910) ai religiosi 1 luigila loro scuola, almeno temporaneamente, e il vescovo trasferì Luigi nell’interno della Cina, presso la missione Heung Shan, tra Macao e Canton. Era anche l’anno della caduta del “celeste impero” cinese, che aprì la strada a una repubblica precipitata poi in tumulti civili. Luigi allestì alloggi, scuole e ospedali; curò la formazione dei catechisti, sognando una missione più vasta affidata ai soli salesiani.

Questo progetto divenne realtà intorno al 1918, quando il superiore del Collegio delle Missioni straniere di Parigi persuase il papa a dividere il vicariato apostolico di Kwang Tung (Canton e zona circostante) in due parti e ad affidare quella del nord, con centro Shiuchow (dove era sbarcato Matteo Ricci nel 1589), ai salesiani. Per questo motivo furono mandati da Torino nuovi missionari, il cui responsabile portò a Luigi un grazioso calice come dono da parte del superiore generale di Torino; presolo in mano. Luigi ricordò un sogno che don Bosco aveva fatto: la missione salesiana in Cina sarebbe cresciuta solo quando un calice si fosse riempito di sangue:

«È questo calice – disse – che tu mi hai portato, ed è mio dovere riempirlo».

Quando nel 1920 l’area divenne “vicariato apostolico autonomo” Luigi era evidentemente la persona più idonea ad assumersene la responsabilità: fu perciò consacrato vescovo il 9 gennaio 1921 nella cattedrale di Canton. Egli assumeva tale incarico in un’epoca pericolosa, cosa che rendeva i suoi presentimenti di martirio del tutto giustificati. Il governo del Kuomintang di Sun Yat-sen non era riuscito a unificare il paese e i generalissimi locali controllavano ancora il Nord. Il vicariato apostolico era situato proprio a cavallo della linea di demarcazione tra il Nord e il Sud; Sun Yat-sen chiese perciò aiuto al nuovo partito comunista, la cui ideologia aveva ereditato dai Boxer un violento sentimento antistraniero. Pur operando in una situazione tanto critica, nei successivi nove anni Luigi riuscì comunque a costruire scuole elementari, medie e superiori, collegi, una cattedrale, diversi orfanotrofi e un seminario per i cinesi che desideravano diventare sacerdoti.1callisto

La costante crescita del clero nativo rappresenta il mirabile risultato ottenuto dai missionari negli anni Venti e in quest’opera Luigi ebbe un ruolo preminente. Il vescovo intraprese inoltre numerose ed estenuanti visite pastorali in tutto il territorio, e il numero dei cristiani triplicò. Monsignore Costantini (poi cardinale), allora rappresentante della Santa Sede in Cina, disse di lui:

«Era il miglior esempio di vescovo missionario: semplice, coraggioso, ispirato dal fervore apostolico che proviene da una profonda comunione con Dio e che cerca unicamente la gloria e il regno di Dio. Padre e fratello piuttosto che capo, era profondamente amato ed obbedito da missionari e fedeli, dai quali non pretendeva nulla di più di ciò che egli stesso aveva fatto o che stava per fare».

Callisto, nato l’8 giugno 1903 in una famiglia operaia di Cuorgnè Canavese (Torino), ricevette la propria istruzione presso i salesiani, a cui si unì pronunciando i primi voti il 19 settembre 1919. Nel 1922 incontrò il vescovo Versiglia durante una visita di quest’ultimo a Torino e gli promise che lo avrebbe raggiunto in Cina, dove fu mandato nell’ottobre del 1924. Stabilitosi in un primo momento a Shangai, dove i salesiani avevano aperto una scuola per orfaniimparò l’inglese, il francese e il cinese, intraprese gli studi di teologia e si dedicò alla preparazione dei bambini al battesimoQuando nel 1926 la città fu attaccata dalla milizia nazional-comunista, il suo superiore decise di mandarlo, per ragioni di sicurezza, sull’isola di Timor, nell’arcipelago indonesiano, allora colonia portoghese.

I nazionalisti, dopo la rottura con i comunisti nel 1927, si impossessarono di Shanghai e Callisto rimase due anni a Timor, studiando e insegnando; ma fece poi ritorno in Cina, deciso anche a morirvi da martire. Ordinato sacerdote del vicariato di Shiuchow da Luigi 1 Luigi e Callisto1Versiglia (a Shanghai, 18 maggio 1929), Callisto lavorò in stretta collaborazione con lui per tutti quegli ultimi otto mesi della sua vita. Inviato nella lontana missione di Linchow a collaborare con un altro sacerdote che si occupava di centocinquanta convertiti e due scuole, una maschile e una femminile, fece poi ritorno a Shiuchow il 13 febbraio 1930 per venire a prendere il vescovo Luigi che voleva andare in vista pastorale proprio a Linchow (i due non raggiunsero mai la loro destinazione ma Luigi, pur al corrente dei rischi a cui andavano incontro, aveva dichiarato che se avessero aspettato finché il tragitto fosse stato sicuro, non sarebbero mai partiti).

Il 24 febbraio, il vescovo insieme al sacerdote e ad altre persone, tra cui due maestri cinesi, le rispettive sorelle e una giovane catechista destinata alla missione di Linchow, si imbarcarono sul fiume Pak-Kong. Le tre giovani donne erano Maria Tong Su-lien, di ventun anni, che stava tornando a casa per informare i genitori della sua decisione di diventare suora, Paolina Ng Yuche, di sedici anni, e la catechista Clara Tzen Tz-yung; la presenza di queste tre attraenti ragazze giocò un ruolo decisivo nel successivo svolgersi degli eventi.

Da quando, l’anno precedente, Chiang Kai-shek aveva sconfitto una milizia comunista al comando del generale Chiang Fat-kwai, i soldati dispersi stavano girovagando per la campagna e vivendo di brigantaggio. La giunca del vescovo, dopo una giornata di viaggio, incappò in una banda di pirati del fiume, che operavano regolarmente lungo quelle acque; questi predoni generalmente lasciavano passare indisturbati i missionari ma al gruppo da ultimo si erano uniti alcuni di quei soldati sconfitti e imbevuti di sentimenti antistranieri e anticristiani.

Costoro chiesero cinquecento dollari per permettere alla nave di procedere, minacciando di fucilare i passeggeri se non avessero pagato il pedaggio. Luigi e Callisto obiettarono che erano missionari e che solitamente erano trattati con rispetto, ma i soldati, chiamandoli, «diavoli europei», salirono a bordo della giunca; trovandovi le tre ragazze tentarono di trascinarle via per violentarle (è possibile che uno di questi fosse un corteggiatore respinto di Maria Tong) e trovandosi di fronte l’opposizione del vescovo e del sacerdote, schierati davanti alla porta della loro cabina per proteggerle, li 1San Luigi Versigliascaraventarono a terra con calci di fucili e canne di bambù.

Dopo averli trascinati tutti sulla riva del fiume, legarono Luigi e Callisto e li gettarono in un cespuglio di bambù, spingendo le donne ad abbandonare la sorte dei cristiani e non condividerne la morte: dal momento che i comunisti erano sul punto di distruggere la Chiesa cattolica esse avrebbero fatto meglio a stare con loro.

Callisto fece un ultimo tentativo per salvarle, offrendo ai soldati di inviare del denaro, ma costoro replicarono che ormai non volevano più soldi ma solo, ucciderli in quanto appartenenti alla tanto odiata religione straniera. Luigi li supplicò di uccidere solo lui che era anziano e di risparmiare i giovani, ma fu inutile: i briganti fucilarono lui e Callisto, colpendoli al cranio e cavando loro gli occhi dopo la morte; permisero ai soli due insegnanti di riprendere la strada sulla giunca e condussero sulle montagne le loro sorelle e la catechista; liberate tre giorni dopo da soldati dell’esercito nazionalista, le donne raccontarono l’intera vicenda affermando che Luigi e Callisto avevano offerto la vita per loro.

I cadaveri di San Luigi Versiglia e san Callisto Caravario, che erano stati seppelliti da gente locale pagata dai soldati, furono ritrovati due giorni dopo e il 13 marzo ricevettero onorevole sepoltura a Shiuchovv Per il fatto di essere morti difendendo tre donne ricevettero onore da tutti gli abitanti del luogo, cristiani e non, mentre l’evidente movente anticristiano della loro esecuzione li portò al riconoscimento ecclesiale del martirio per la fede, alla beatificazione (per opera di papa Giovanni Paolo II il 15 maggio 1983) e alla canonizzazione (1 ottobre 2000).

FONTE: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler