BEATA VILLANA da Firenze

Beata Villana da Firenze

( 1322 – 1381 ) 29 gennaio

Villana_Delle_BottiCon Villana, Dio operò in modo straordinariamente insolito ed incisivo. Le mostrò attraverso uno specchio la sua anima impura, che aveva le sembianze di un mostro e questo bastò per compiere in lei un totale cambiamento di vita e una santità già pienamente visibile in terra.

Villana, significa, come si sa, « campagnola », ma la Beata Villana, nata a Firenze verso il 1332, non era affatto di origine rustica, figlia del noto e ricco mercante fiorentino Andrea de’ Botti, prediletta e un po’ viziata dal padre, visse al secolo di Santa Caterina da Siena, sentendo fin da giovinetta l’attrattiva per i santi silenzi del chiostro. Ella crebbe in un periodo assai movimentato e drammatico della storia di Firenze: un periodo di profonde crisieconomiche e sociali, e anche di profonde mutazioni spirituali. Villana era appena nata quando la città venne devastata dalla terribile inondazione del 1333. Dieci anni dopo, la crisi politica della tirannia del Duca di Atene sfociò nella rivolta popolare, nella cacciata del Duca e nel rinnovamento delle istituzioni democratiche cittadine. Poco dopo, l’economia fiorentina franò, a seguito del fallimento dei grandi banchieri Bardi e Peruzzi.

peste nera 1348

A tredici anni fuggì da casa per entrare in convento, ma suo padre riuscì a riprenderla. La timida fanciulla non seppe opporre la forte volontà di Caterina da Siena e dopo qualche tempo la diedero in sposa a Rosso di Piero.

La terribile ‘peste nera’ del 1348, falcidiò quasi centomila fiorentini. Passata la grande paura, per reazione molti dei sopravvissuti si abbandonarono alla frivolezza e ai piaceri, ognuno in base alle proprie possibilità economiche. Molti altri, invece approfondirono i motivi della loro pietà religiosa, corressero la propria condotta, castigarono i costumi.

(La chiesa che ospita le spoglie della Beata Villana)

La Beata Villana de’ Botti, testimone e partecipe dei travagli del suo tempo, sembra rappresentare, in un’unica persona, ambedue gli atteggiamenti della società fiorentina negli anni del « dopo-peste », alla metà del ’300. Dopo il matrimonio anche Villana si diede a una vita mondana, anzi addirittura dissoluta, non pensò che ad agghindarsi e a divertirsi.Beata_Villana_Delle_Botti.1

Seguitò a passare davanti allo specchio la maggior parte del suo tempo, ma Dio, geloso di quell’anima, che aveva scelta per sé dall’infanzia, intervenne in modo insolito. Una sera, Villana, davanti a uno specchio sontuoso, splendida nella sua acconciatura, cercò invano di contemplare la sua figuraUn orribile mostro le stava davanti. Non era un’illusione, tutti gli specchi gli mostrarono il medesimo spettacolo. Allora capì, corse al convento Domenicano di S. Maria Novella e, ai piedi di un confessore, rinnovò il suo cuore in un profluvio di lacrime. Decise così di entrare nel Terz’ordine di S. Domenico.

Pur restando fedele ai suoi doveri coniugali passava tutto il tempo libero in preghiera e in letture spirituali, studiando in particolare le Lettere di S. Paolo e le Vite dei santi; provò anche a chiedere elemosine in strada per i poveri, ma i parenti scandalizzati le proibirono questa pratica. Vendette i suoi beni, convertì il padrepiegò il marito a una vita più sobria. Non aveva ancora trent’anni quando si ammalò, ed accettò la malattia come un’espiazione. Una viva fiamma di carità la consumava letteralmente e fu favorita da sublimi favori. Sopportò con animo lieto penosissime prove, desiderandone ancora di più Beata Villana2per conformarsi a Gesù Crocifisso.

Amò e soccorse i poveri come solo sa fare una tenerissima madre, eppure mai venne meno ai suoi doveri familiari, vero modello di matrona cristiana. Sembra che godesse di visioni ed estasi e che, nonostante l’opposizione di certi ambienti, venisse venerata come santa prima ancora della morte che la colse mentre su sua richiesta le venivano lette le parole della passione; «Chinò il capo e spirò».

Il corpo venne portato nella chiesa di Santa Maria Novella a Firenze e per un mese venne assediato dalla folla di fedeli che cercavano di impossessarsi di pezzi del suo abito, impedendo di fatto la celebrazione del funerale, non poterono darle sepoltura per trentasette giorni. Il suo culto venne approvato nel 1824 e la sua festività fu inizialmente collocata al 28 febbraio; il nuovo Martirologio Romano invece la sposta alla data di oggi.

Fontiil primo grande dizionario dei santi di Alban Butler/ sanfrancescopatronoditalia.it / santitoscani.it / scuoledinfanzia.it /